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La "Padania" recensisce il nuovo libro di Accorsi e Ferro


Il lato oscuro della “capitale morale” attraverso i secoliIl quotidiano la Padania ha recensito il nuovo libro di Andrea Accorsi e Daniela Ferro, I personaggi più malvagi della storia di Milano (Newton Compton, pp. 288, anche in e-book) in una pagina interamente dedicata alle novità editoriali dedicate a Milano. Ecco il testo completo della recensione:Si dice che il male abbia molte facce. Nella storia di Milano, queste facce sono state di volta in volta quelle di principi e serial killer, streghe presunte e veri carnefici, audaci condottieri e poliziotti prezzolati, banditi e terroristi, in una trasversalità di tempi, circostanze e status sociali senza eguali nella storia.In nome del potere e al fine di conseguire meri interessi materiali, uomini e donne nei secoli hanno mietuto le loro vittime con l’inganno o con la violenza. Taluni hanno tessuto trame vaste e complesse; altri, più prosaicamente, si sono armati fino ai denti e hanno colpito nel mucchio, trasformando la “capitale morale” del Paese, o altri suoi luoghi, in una sorta di Far West. In comune, la loro origine: essere nati a Milano, città che nel corso dei secoli è divenuta una porta sempre aperta alle nuove idee e ideologie, buone o cattive che fossero, dall’Illuminismo al Romanticismo, dalla Rivoluzione alla Restaurazione, ma anche al fascismo, al brigatismo e allo stragismo di Stato.L’ultimo libro di Andrea Accorsi e Daniela Ferro, ambedue firme della Padania, rivela vizi privati e pubbliche crudeltà di duchi e contesse nelle corti tardomedievali e rinascimentali dei Visconti e degli Sforza; ricostruisce gli efferati crimini dei capi delle “polizie private” durante i seicento giorni di Salò; ripercorre le gesta di bande criminali divenute a loro modo leggendarie, come quelle guidate nel secondo dopoguerra da Ezio Barbieri e Sandro Bezzi (“quelli dell’Aprilia nera”) e negli anni Settanta da Renato Vallanzasca, il “re della Comasina”. Non mancano i ricorrenti assassini seriali che hanno riempito le cronache fin dalla metà dell’Ottocento, né i maggiori protagonisti - di destra come di sinistra - degli anni di piombo. Storie malvagie «che - scrive nella prefazione Pino Casamassima - attraggono proprio per la loro malvagità, perché, come potrebbe spiegare qualsiasi studente di psicologia o sociologia, è il male che affascina, non il bene».dalla "Padania" del 18.12.13