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Tagli, riforme, lavoro: Maroni detta l’agenda a RENZI


Oggi vertice a Roma: «Anche se il premier sembra provare fastidio, ci dovrà dare ascolto»di Andrea AccorsiRoberto Maroni “detta” l’agenda a Renzi. Occasione: l’incontro di oggi tra i presidenti delle Regioni e delle Province autonome e il presidente del Consiglio.«Ho l’impressione che Matteo Renzi voglia saltare i “corpi intermedi” e rivolgersi direttamente ai cittadini. Se questo vuol dire non curarsi del metodo democratico, non va bene». Così si è espresso il Governatore lombardo a margine di un incontro nella sede milanese della Cisl sulla figura di Marco Biagi. Anche per la convocazione del vertice di oggi a Palazzo Chigi con le Regioni, rileva Maroni, il presidente del Consiglio «ha manifestato quasi fastidio per dover fare questa riunione. Io, a differenza sua - sottolinea il Governatore della Regione Lombardia - sono stato eletto democraticamente e quindi non può pensare che dialogare con le Regioni sia una cosa fastidiosa».SPENDING REVIEW. Anticipando alcuni contenuti degli incontri con l’esecutivo, Maroni è tornato a invitare Palazzo Chigi a prendere la Lombardia come esempio per recuperare risorse. «Vogliono recuperare 3 miliardi? Possono essere più ambiziosi, basta che prendano la nostra Regione come modello e solo nella Sanità ne risparmierebbero almeno 10. Se il governo intende muoversi in questa direzione, bene. Se invece hanno in mente tagli lineari per i quali tutte le Regioni devono ridurre del 10-15 per cento la spesa sanitaria, dico no grazie. Se Renzi pensa di continuare a penalizzare le Regioni virtuose, per noi sarà una dichiarazione di guerra».AUTONOMIA. «Si sta discutendo un documento comune, che vede l’adesione delle Regioni e di Anci, cioè del mondo delle autonomie. È importante che il mondo delle autonomie e dei territori si presenti unito e compatto e con una proposta condivisa». Maroni ha risposto così alle domande dei giornalisti, ieri a Roma, a margine della Conferenza straordinaria delle Regioni sul tema delle riforme. «Ho chiesto - ha proseguito - che sia un documento più ambizioso e contenga richieste più significative per le Regioni. A me piace il Senato delle Regioni modello Bundesrat, dove sono rappresentate le Regioni, con chi le governa e con vincolo di mandato. Le cose importanti sono due - ha chiosato il Governatore -. Primo: no alla proposta del governo di metterci i senatori a vita, non avrebbe senso; secondo: la possibilità, per le Regioni che lo vogliano, di prendere più competenze e non avere misure a taglia unica per tutti. La Lombardia può fare cose che il Molise non può o non vuole fare. Il governo non può non ascoltarci e non accogliere le nostre proposte. Se no faremo la rivoluzione».OCCUPAZIONE. Altro punto suggerito da Maroni, un tavolo sul lavoro per Expo, come proposto dal segretario lombardo della Cisl, Gianluigi Petteni. «Una proposta importante - ha detto il Governatore - che io vorrei estendere per creare un modello da applicare al mercato del lavoro nel suo complesso. La riforma Biagi è incompiuta, non si è ancora fatto quello “Statuto dei lavori” che era la novità assoluta e la svolta vera nel mondo del lavoro. Il “Jobs act” è deludente da questo punto di vista e io voglio raccogliere la sfida lanciata dalla Cisl lombarda: facciamo un tavolo per innovare, non solo per Expo, ma per creare un modello che possa servire al mondo del lavoro italiano che possa renderlo più competitivo, più inclusivo, con maggiori opportunità».AMMORTIZZATORI.  «Sulla cassa integrazione in deroga abbiamo fatto più di quanto prevede la legge, anticipando le somme stanziate dal governo. Non possiamo però sostituirci all’Esecutivo, perché la legge non lo consente. Purtroppo stiamo pagando la cassa del 2013 con le risorse del 2014, perché mancano gli stanziamenti del governo. Questa è un’altra delle richieste che avanzerò al presidente del Consiglio: garantisca la copertura della cassa integrazione in deroga, altrimenti scoppia la rivoluzione».ELECTROLUX. «Il governo dovrebbe fare quello che stiamo facendo in Lombardia: attrarre investimenti in innovazione e ricerca. Lo abbiamo fatto con Whirpool che, invece di andarsene all’estero, ha chiuso uno stabilimento in Svezia, per mantenere un sito produttivo in Italia. Lo ha fatto perché noi abbiamo garantito un importante sostegno alle aziende che vengono da noi per innovare».MANTOVA.  «Sarò a Palazzo Chigi anche per parlare delle risorse che il governo ha promesso per le zone terremotate del Mantovano, ma che non sono ancora arrivate. È un’altra promessa non mantenuta. Solleciterò il governo a darci questi soldi».IL RICORDO DI BIAGI. «Ho lavorato con Marco Biagi quasi un anno, dal maggio del 2001, quando venni nominato ministro del Welfare, fino al giorno della sua tragica morte. Si presentò con grande timidezza. Non chiese nulla per sé, ma solo di poter continuare la sua esperienza di elaborazione e di studio sul mercato del lavoro, con il timore che io, esponente di una parte politica diversa dalla sua, potessi dirgli di no. Al contrario, io gli consentii di lavorare e insieme a Maurizio Sacconi, Michele Tiraboschi, Carlo Dell’Aringa e altri, formarono una squadra eccezionale. Non voglio prendermi meriti particolari per il “Libro bianco”, se non quello di avergli dato la possibilità di lavorare. E il frutto di quell’impegno è ancora attualissimo».dalla Padania del 20.3.14