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Profughi, SOS del prefetto: «Non c’è posto». E Roma lo “punisce”


Treviso al Viminale: territorio al collasso. Ma il ministero non sente ragioni: ordina di sistemare 40 profughi  e annuncia l’arrivo di altri 40 la prossima settimanadi A. A.Ha provato a dire di no, il prefetto di Treviso. Ha cercato di far ragionare il Viminale, facendo osservare come, in provincia, sistemare altri profughi non fosse possibile. Risultato: Roma si è impuntata. E non solo ha imposto l’arrivo di quaranta degli immigrati sbarcati in Sicilia negli ultimi giorni, ma ne potrebbe spedire altri quaranta la prossima settimana.Così impara, il prefetto Maria Augusta Marrosu, a tentare di farsi carico dei problemi del territorio, senza subire acriticamente le disposizioni dall’alto di chi, quel territorio, non lo conosce. E finisce solo col creare altri problemi.A rivelare gli attriti intercorsi tra ministero dell’Interno e Prefettura di Treviso sull’ennesima emergenza profughi è la senatrice del Carroccio Patrizia Bisinella. «La Prefettura ha applicato un po’ di buonsenso - racconta - e ha comunicato tempestivamente che non c’era la possibilità di accogliere quei profughi perché sia i Comuni che la Provincia non avevano strutture disponibili. Per tutta risposta, il Viminale ha detto che se ne doveva occupare comunque, senza preoccuparsi di dove e come. E col passare delle ore ha comunicato l’arrivo di altri 40 profughi la prossima settimana». Uno schiaffo alla realtà locale, realtà che il prefetto Marrosu conosce perfettamente. «Ha il polso della situazione e ha capito la sensibilità del territorio - riconosce Bisinella -. È grave che il governo non ascolti un grido d’allarme lanciato da un organo dello Stato sul territorio. Da parte nostra, non mettiamo in discussione che si tratta di accogliere dei disperati, ma il modello di assistenza: è sbagliato il sistema di flussi incontrollati che il governo continua a consentire per poi destinarli al Nord, senza tenere conto che le strutture sono al collasso perché vi sono già passati in migliaia».Con i servizi sociali dei Comuni privi di risorse e le strutture assistenziali pubbliche e private messe a dura prova anche per venire incontro alle necessità delle famiglie trevigiane, gli ultimi 40 profughi arrivati sono stati alloggiati nella sede parrocchiale di Ponzano Veneto, dove dormono su brande fornite dall’esercito, anziché in albergo, a spese dei cittadini, come richiesto dal ministero che fa capo ad Alfano.«A Treviso - rimarca Bisinella - alle mense pubbliche e private c’è la fila di trevigiani che chiedono aiuto o ritirano gratuitamente generi alimentari di prima necessità perché hanno perso il lavoro e la casa. Reperire altre risorse è impossibile. Bisognerebbe innanzitutto verificare se tutti questi profughi hanno davvero titolo di esserlo, e poi evitare che si disperdano, fornendo manovalanza alla malavita, finendo sfruttati o creando problemi di sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine che già sono insufficienti. E poi - conclude la parlamentare della Lega - questa è una provincia che ha sempre dato tanto, che ha il migliore tasso di accoglienza e di integrazione, e questo grazie al rispetto delle regole. Ma il governo la considera come una periferia, senza conoscerla».dalla "Padania" del 25.3.14