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«Altro che secessionisti, il VERO pericolo viene dai gruppi antagonisti»


Stucchi, presidente del Copasir: «Nessun atto violento ma solo frasi forti da chi rivendicail diritto all’indipendenza»di Andrea AccorsiAltro che pericolosi secessionisti. Il vero pericolo di azioni violente, mirate a destabilizzare l’ordine interno, non arriva certamente dall’area autonomista e indipendentista. Ne è convinto il senatore Giacomo Stucchi, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), l’organo parlamentare di controllo dei servizi segreti. Stucchi ricorda come atti di violenza siano spesso riconducibili agli antagonisti e agli ambienti anarco-insurrezionalisti. Senza dimenticare il continuo, massiccio ingresso nel nostro Paese di immigrati irregolari provenienti dalle aree “calde” del mondo. Ma almeno su questo fronte, i controlli in atto lasciano più tranquilli circa la possibilità che fra di loro vi siano estremisti.Senatore Stucchi, i secessionisti veneti arrestati una settimana fa rappresentano davvero una minaccia per l’ordine interno?«Penso di no. Non risultano infatti atti violenti compiuti da queste persone che, al contrario, rivendicano pacificamente il diritto all’indipendenza. Anche il famigerato tanko di latta (nella foto) non poteva certo rappresentare un pericolo vero e reale».Ma allora perché sono stati messi in galera?«La mia opinione è che nelle indagini disposte dalla magistratura siano state acquisite una serie di conversazioni degli arrestati, il cui significato è stato interpretato in maniera errata e, soprattutto, sopravvalutato rispetto alla reale portata».Anche perché, a pochi giorni dagli arresti, sono già cominciate le scarcerazioni...«Sì, si sta già verificando, piano piano, che uno dopo l’altro vengano tutti rimessi in libertà. Per questo immagino che alla fine non si arriverà ad alcuna condanna. Il punto è che la legge condanna coloro che con atti violenti attentano all’unità dello Stato, e qui non c’era nulla di violento se non, pare di capire, alcune espressioni verbali. Che però non sono assolutamente atti concreti. Quelle frasi possono essere anche dettate da rabbia, da uno stato d’animo particolare. Ma una cosa è esprimere la propria rabbia con toni forti, un’altra compiere atti reali violenti».Al Comitato che presiede sono mai pervenute segnalazioni di pericoli derivanti da gruppi di secessionisti o indipendentisti?«Quella di cui parliamo cui è stata un’inchiesta della magistratura. Per quanto riguarda l’attività del Copasir, che controlla e non dirige l’attività dell’intelligence, credo di poter dire che in questa vicenda i Servizi non hanno avuto parte alcuna, a maggior ragione valutata l’assenza di pericoli di azioni violente poste in essere dagli arrestati. Il processo alle idee non si può fare, e la rivendicazione di autonomia e indipendenza, ove condotta in modo non violento, come nel caso ad esempio del referendum veneto, non rientra nella mission dell’intelligence. Al contrario, per spiegare meglio il concetto, sono più pericolosi, e quindi ritengo giusto controllarli, certi gruppi antagonisti o anarco-insurrezionalisti che pianificano e mettono in atto forme inaccettabili di protesta in cui non si fanno problemi a utilizzare la violenza».Pensa anche a certe frange del movimento No Tav?«Penso a movimenti simili in cui determinati soggetti, che poi sono sempre gli stessi, sfruttano di volta in volta argomenti diversi come Tav, Mose, Dal Molin o quant’altro per compiere atti violenti. L’antagonista o contestatore violento di professione prescinde dall’oggetto e lo prende a pretesto per compiere molto spesso gesti violenti come forma di lotta politica. Io, al contrario, sono per una contrapposizione politica che utilizzi la forza delle idee. La contrapposizione allo Stato è lecita e condivisa dalla gente solo se si rinuncia alla violenza».Ritiene fondato il rischio che fra le centinaia di immigrati che ogni giorno entrano clandestinamente nel nostro Paese ci siano estremisti o appartenenti a cellule terroristiche?«Arriva un po’ di tutto, quindi potrebbe in linea teorica esserci anche questa possibilità. Ma vengono fatti controlli, a dire il vero anche molto puntuali, per evitare che questo accada. Spesso ci sono persone che arrivano delle quali non conosciamo nemmeno l’identità oltre che la storia. In questi casi è necessario accertare bene con chi si ha a che fare, conoscerne la provenienza per poterne valutare l’eventuale pericolosità. Per esempio, se un immigrato arriva da un Paese in cui è in corso una guerra civile, come la Siria, cautela vuole che si facciano dei controlli approfonditi ed essere così certi di aiutare solo i soggetti giusti».Quindi, almeno su questo, possiamo stare tranquilli?«Per adesso il sistema ha funzionato. È un lavoro che viene svolto con strumenti adeguati da persone preparate per farlo al meglio. Detto questo, essere sempre completamente tranquilli nella vita non è possibile per nessuno. Ma il fatto che ci siano questi controlli fa rientrare la preoccupazione entro livelli ragionevoli». dalla "Padania" del 9.4.14