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Fazio sale al Colle per sproloquiare su euro ed Europa


Il giornalista tv serve l’assist a Napolitano per dare contro gli eurocritici: «Irrinunciabile il processo verso l’economia sociale di mercato»di Andrea AccorsiContro la Lega si muove nientemeno che il Colle. La campagna del Carroccio anti-euro e anti-Bruxelles continua a fare proseliti. E a rompere le uova nel paniere di chi ha sempre benedetto questa Europa e la sua moneta unica. Per questo scendono in campo i grossi calibri, con tanto di lacchè mediatici al seguito. Obbiettivo: tentare di contrastare l’ascesa della Lega nei sondaggi come nelle simpatie popolari.Prendete la puntata di domenica scorsa di Che tempo che fa, su Rai3. Per la prima volta, il presidente della Repubblica ha rilasciato una intervista all’interno di una trasmissione tv in prime-time. L’intervista è stata registrata nello Studio alla Vetrata del Quirinale da un più che mai ossequioso Fabio Fazio. Il tutto per dire cosa? Che l’Europa unita è una benedizione, che non si può tornare indietro e che una vittoria degli euroscettici alle prossime elezioni sarebbe una iattura per il compimento del sogno europeo, che Napolitano riassume in «una economia sociale di mercato». Un autentico ossimoro, dal suono vagamente sinistro.Il Capo dello Stato parte da lontano, e per prima cosa puntualizza il motivo per cui è nata la Ue. «A cosa serve l’Europa? È importante dire innanzitutto -spiega - a che cosa è servita perché talvolta si ha l’impressione che l’Europa per molti rappresenti soltanto la politica di austerità degli ultimi cinque anni. Ma l’Europa è nata sessant’anni fa ed è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell’Europa, una pace che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento».Dopo questa precisazione, Napolitano affronta la questione più spinosa: la crescente disaffezione verso Bruxelles. «Le istituzioni dell’Unione europea - ammette - non sono riuscite a stabilire un rapporto più diretto con i cittadini innanzitutto in termini di informazione, di comunicazione come base di un coinvolgimento, del sentirsi in qualche modo partecipi delle decisioni e delle scelte che venivano fatte».Il presidente italiano specifica poi che la frase “ce lo chiede l’Europa” non è «una cattiva parola però suscita molti equivoci. Fu adoperata anche - aggiunge - da uomini di governo italiani europeisti i quali ritenevano che per sbloccare certe situazioni in Italia, per determinare cambiamenti che erano necessari ma che tardavano a venire, occorresse una sollecitazione, una richiesta, una frusta dell’Europa».Nel corso dell’intervista, Napolitano torna più volte sull’influenza che potranno avere gli euroscettici nel caso di una loro vittoria alle elezioni di maggio. E deve riconoscere: «Il timore è che se si avessero forti rappresentanze euroscettiche nel Parlamento, diventerebbe più faticoso il cammino». Ma il Capo dello Stato non crede «ad un’Europa che torni indietro, anche con tutti coloro che arrivassero da euroscettici al Parlamento europeo. Ormai quello che si è costruito nei rapporti tra le società, tra le economie, tra le culture e anche tra i sistemi giuridici non può essere distrutto nemmeno da parte di chi lo voglia accanitamente».Insomma, quel che è fatto è fatto. ««Quello che è stato scritto nei nostri trattati - ribadisce -, il modello vero e proprio che è stato siglato, quello di una economia sociale di mercato, che significa precisamente combinare dinamismo economico, produttività, competitività dell’economia con diritti sociali, è qualcosa di irrinunciabile per l’Europa». Una difesa a spada tratta dello status quo che non è affatto piaciuta a Matteo Salvini.«Napolitano - riassume il Segretario federale - ammonisce che sull’Europa (e quindi anche sull’euro) non si può tornare indietro. Un presidente “super partes”...» ironizza Salvini, che richiama quindi il suo hashtag sul web: «Giorgiostaisereno, la gente non è scema e ha già scelto. Liberiamoci dalla gabbia dell’euro, e si torna a volare!».dalla Padania del 15.4.14