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Sforna solo TRUFFE e danni: in tavola Europa DA BUTTARE


Affollato convegno di Coldiretti punta il dito sulle politiche comunitarie, letali per i nostri produttoridi Andrea AccorsiButta via i piatti tipici, apre le porte ad alimenti contraffatti e adulterati, minaccia di togliere le date di scadenza sui cibi. E infligge ai produttori norme vessatorie e cervellotiche. È l’Europa nel piatto degli italiani, titolo e argomento del maxi convegno promosso a Milano da Coldiretti (almeno diecimila i convenuti dalle regioni padane) che farà poi tappa a Firenze e a Napoli. Un “assaggio” dell’Expo che tra un anno coinvolgerà milioni di persone di tutto il mondo sul tema dell’alimentazione. Ma anche un dito puntato contro le istituzioni comunitarie, proprio alla vigilia del voto europeo. Le accuse mosse da Coldiretti e dal suo presidente nazionale, Roberto Moncalvo, sono chiare e precise. Ad ascoltarle, fra gli altri, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina e i Governatori di Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Tutti concordi che così non si può andare avanti: ne va della nostra salute, della nostra economia, del futuro dei nostri territori.SCURE UE SU PAJATA E CANNOLICCHI. Addio ai piatti tipici tradizionali, dalla pajata all’ossobuco alla finanziera alla piemontese, spazzati via dai vincoli sanitari europei adottati nel 2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza e tuttora mantenuti, nonostante il giudizio contrario dell’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie). Ma possiamo dire addio anche ai cannolicchi Made in Italy, a causa del divieto introdotto nel 2010 di pesca-raccolta dei molluschi a meno di 0,3 miglia marine dalla battigia, cioè dove si concentra il 70 per cento delle vongole e il 100% di telline e cannolicchi. Per contro, nessuna misura è stata adottata dalla Ue per impedire che la carne o i formaggi derivanti da animali clonati o delle loro progenie arrivino in tavola con le importazioni da Paesi come Canada, Argentina, Brasile, Usa dove tale pratica è diffusa da anni.Ma la cucina di Bruxelles ha sfornato altre contraddizioni. Una norma comunitaria obbliga a indicare la provenienza della carne bovina, non di quella suina. Stesso obbligo per l’ortofrutta ma non per quella trasformata (è il caso dei succhi), per uova e miele ma non per formaggi, latte, salumi e pasta.GLI ITALIANI BOCCIANO LE NORME DI BRUXELLES. Naturale che, secondo una indagine Coldiretti-Ixè, per il 36% degli italiani le norme varate dall’Unione hanno peggiorato l’alimentazione e il cibo servito in tavola. A peggiorare la credibilità della Ue hanno contribuito truffe e inganni nel settore alimentare, che si sono moltiplicati durante la crisi. Tanti i casi, come il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l’olio d’oliva dalla Spagna o i prosciutti (due su tre) provenienti da altri Paesi ma spacciati per Made in Italy. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri (ma senza indicazione della provenienza), come la metà delle mozzarelle, mentre oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano non coltivato in Italia, sempre all’insaputa dei consumatori.Sul mercato mondiale è diffuso il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali per nascondere la bassa qualità degli alimenti. Nel 2013 gli allarmi alimentari in Italia sono aumentati del 14% rispetto al 2007, anno in cui è iniziata la crisi, con 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute.EPPUR SI MUOVE. Ma qualcosa sta finalmente scambiando. Dopo le proteste degli agricoltori al Brennero, ad esempio, saranno resi pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare.Oggi contiene materie prime straniere il 33% dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy. «Come Regione Lombardia - ha rimarcato Maroni a proposito della contraffazione alimentare - abbiamo messo il contrasto a questo fenomeno al centro del nostro tour di presentazione di Expo in giro per il mondo. Purtroppo - ha aggiunto - ci sono altre cose che l’Ue non fa o fa male, come la direttiva nitrati che, se venisse applicata così com’è, porterebbe alla chiusura di molte aziende agricole lombarde». A proposito del dibattito sulle date di scadenza, che l’Europa vorrebbe togliere su alcuni prodotti, Maroni ha ricordato che sulla materia «l’Ue è condizionata dai Paesi del Nord Europa, come la Germania». Dal canto suo, Zaia è tornato a cavalcare un suo vecchio cavallo di battaglia, dai tempi di quand’era ministro: «Se gli organismi geneticamente modificati fossero la soluzione di tutti i mali, perché i mais transgenici autorizzati in Europa rappresentano solo il 2% delle coltivazioni? La vera partita - ha ribadito - è che stiamo alimentando i bilanci delle multinazionali e costringeremo gli agricoltori ad esserne dipendenti. Obbligheremo gli agricoltori a piantare semi che non daranno vita a semi: una tragedia».dalla Padania del 22.5.14