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Venezia, lo tsunami MOSE si abbatte sul Comune: «Orsoni si dimetta»


Urla e fischi nel primo Consiglio a Ca’ Farsetti senza il sindaco finito agli arresti nell’inchiesta sugli appalti. Mozione di sfiducia dalla Lega, ma Fi si sfiladi Andrea AccorsiAcque quanto mai agitate in Comune a Venezia. Ieri pomeriggio, in un clima incandescente, si è svolta la prima seduta del Consiglio comunale senza il sindaco Giorgio Orsoni, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari con l’accusa di aver ricevuto finanziamenti illeciti dal Consorzio Venezia Nuova nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il Mose.Nel corso della seduta ha preso la parola il vicesindaco Sandro Simionato, che fa le funzioni del primo cittadino e che ha cercato di difenderne “d’ufficio” la figura, ma subito è scoppiata la bagarre. Un gruppo di manifestanti ha contestato la Giunta di centrosinistra con urla e fischi. Alcuni cittadini, dopo aver esposto striscioni critici verso l’Amministrazione, hanno costretto a più interruzioni dei lavori gridando frasi come «avete appoggiato un bandito», «siete complici», «ci avete fatto vergognare, andate via», «manca Ali Babà, lì in mezzo».Il presidente dell’Aula, Roberto Turetta, ha sospeso i lavori fino alle 18 in seguito al perdurare della protesta del pubblico. Terminate le contestazioni, la seduta è ripresa con gli interventi dei capigruppo consiliari e quindi dei consiglieri. Le opposizioni, Lega in testa, hanno chiesto le dimissioni «irrevocabili» del sindaco e della Giunta, ma la mozione ha raccolto solo 11 delle 19 firme necessarie (oltre alle tre del Carroccio, 4 del gruppo misto, 3 dei Fratelli d’Italia e una dall’unico consigliere grillino). Il documento non è stato sottoscritto da Forza Italia, «il che un po’ suona ridicolo e un po’ fa pensare molto male», come commenta Giovanni Giusto, capogruppo della Lega Nord-Liga Veneta. «Anche aver allontanato dall’Aula il pubblico mi pare un gesto gravissimo - incalza Giusto -. L’insurrezione dei cittadini era giustificata dal grande dispiacere per la figuraccia mondiale procurata alla città dal suo primo rappresentante».Per Giusto quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Venezia dimostra che «una volta il denaro lo prendevano soprattutto i partiti e alle persone finivano le briciole, ora la tendenza si è rovesciata». Il capogruppo leghista ha ribadito che la Lega è garantista: «Aspettiamo accuse certe fino alla condanna, per essere poi molto più cattivi di adesso». Ma a monte di tutto, secondo Giusto «c’è lo Stato italiano, perché nel 1984 deliberò all’unanimità la concessione unica, che attraverso il Consorzio Venezia Nuova creava un monopolio con fondi incredibilmente enormi di denaro pubblico: da qui è nata la grande truffa. Ora non c’è niente da stupirsi, le cose sono andate come non potevano fare altrimenti, anche se solo adesso viene a galla la corruzione innescata dallo Stato. Quando qui in Veneto dimostriamo di credere nell’indipendenza - conclude il capogruppo - non lo facciamo in base a esternazioni folcloristiche o per un attaccamento al passato, ma perché vogliamo estraniarci da questo Stato che con il suo malaffare non ci rappresenta, come questi casi ben dimostrano».dalla Padania del 10.6.14