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L’Italia “bara” sulle procedure di ASILO, giallo su sanzioni Ue


Il commissario europeo agli Affari interni lamenta la mancata registrazione delle impronte digitali allo scopo di scaricare i rifugiati sugli altri Paesi. Ma smentisce l’ipotesi di ritorsionidi Andrea AccorsiGiallo sulla possibile, ennesima bacchettata europea all’Italia. Stavolta a far arrabbiare gli eurocrati di Bruxelles è un “trucco” al quale ricorrerebbe il nostro Paese per limitare il numero di clandestini da ospitare sul territorio nazionale dopo il loro sbarco, così da scaricarli sulle spalle degli altri partner europei. La Commissione Ue si è affrettata a smentire l’ipotesi di una procedura di infrazione in corso. Ma c’è il fondato sospetto che a puntare il dito contro l’Italia siano i governi di altri Paesi membri.Tutto nasce da una intervista della commissaria Ue agli Affari interni, la svedese Cecilia Malmstroem, ad un quotidiano del suo Paese (Dagens Nyheter) nella quale spiega che la Commissione europea starebbe studiando eventuali procedure contro l’Italia perché ometterebbe di registrare i rifugiati che transitano sul suo territorio, nella speranza che si trasferiscano altrove. «La nostra impressione - dichiara la commissaria europea - è che l’Italia, e una parte degli Stati membri, non spieghino con sufficiente chiarezza ai cittadini che se vogliono chiedere l’asilo devono lasciare le loro impronte digitali». Niente impronte, nessuna richiesta di asilo corretta. E quindi nessun obbligo di tenersi gli “asilanti”. Ma anche una violazione bella e buona della convenzione di Dublino, che impone ai richiedenti asilo di presentare la loro domanda al Paese dell’Unione europea in cui sono approdati per primo: nella stragrande parte dei casi, considerata la geografia europea, la Penisola, con le sue coste a breve distanza dall’Africa.Secondo il giornale scandinavo, la Malmstroem «non esclude che la Commissione Ue proceda contro l’Italia davanti alla Corte di giustizia dell’Ue». Per la commissaria «il problema è che dobbiamo essere capaci di dimostrare che questi atti sono sistematici e deliberati». Gli italiani, sottolinea, «devono ovviamente rispettare la legge, mentre ci sforziamo di aiutarli in una fase in cui hanno accolto da 40 mila a 50 mila persone in breve tempo».Immediata la smentita della Commissione europea. Secondo il portavoce dello stesso commissario, l’esecutivo di Bruxelles sta esaminando «la questione, dato che alcuni Stati membri hanno espresso preoccupazioni in proposito, ma nessuna azione ufficiale è stata presa in merito». Dunque la Ue «non sta pensando a una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia in merito a presunte mancate registrazioni di impronte digitali di richiedenti asilo».Ma diversi governi europei sospettano che l’Italia consenta un transito troppo facile dei rifugiati che sbarcano nella Penisola dalle aree calde del Mediterraneo, in modo che possano registrarsi e chiedere asilo più tardi in altri Paesi membri della Ue. È quanto affermano fonti della stessa Commissione europea, secondo le quali Cecilia Malmstroem avrebbe ricevuto segnalazioni in tal senso da alcuni Stati membri.Una procedura d’infrazione della Commissione nei riguardi dell’Italia, rimasta ferma al primo stadio della la messa in mora, era già stata avviata nel 2012, ma riguardava le condizioni di accoglienza dei rifugiati e le difficoltà pratiche da loro spesso riscontrate per accedere alle procedure di richiesta dell’asilo.Per l’on. Paolo Grimoldi «nel giallo delle sanzioni Ue per la mancata identificazione dei clandestini l’unico dato certo è che i tanti appelli all’Europa di Alfano non se li è filati nemmeno l’ultimo usciere di Bruxelles. Il Paese continua ad essere cornuto e mazziato, perennemente in bilico tra sanzioni e aiuti mai arrivati per il mancato rispetto delle regole di Schengen. Intanto i clandestini arrivano a migliaia e l’Italia si conferma lo zimbello di Bruxelles».dalla Padania del 4.7.14