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IMAM TRICOLORI Nella Penisola più di cento centri islamici “ufficiali”


L’antiterrorismo: arruolamenti in vari Paesi europei, non solo fra gli stranieri residenti. L’ex capo della Cia: un attacco contro Usa o Europa è solo questione di tempodi A. A.Nella Penisola sono ben 133 i centri islamici ufficiali, presenti in 66 province da Nord a Sud. A questi centri si aggiungono le moschee clandestine e gli altri luoghi di culto in progetto in molte città.Secondo la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, redatta per l’anno 2013 dalla nostra intelligence e presentata in Parlamento lo scorso marzo, «il fenomeno dei cosiddetti “foreign fighters” (combattenti stranieri, nda) che, con riguardo alle partenze dall’Italia, continua ad essere piuttosto contenuto, vede coinvolti vari Paesi europei e riguarda non solo i soggetti di origine straniera residenti, a qualsiasi titolo, nel Vecchio Continente, ma anche i convertiti all’Islam radicale». La relazione sottolinea che sono «numerose le filiere di instradamento individuate in Europa, specie nella regione balcanica». I nostri servizi di sicurezza ricordano la morte in Siria, il 12 giugno 2013, del genovese Giuliano Delnevo, «unitosi nel dicembre 2012 all’insorgenza islamista anti-Assad al termine di un percorso di radicalizzazione culminato nella disponibilità al sacrificio personale».Secondo il generale Michael Hayden, ex capo della Cia, un attacco dell’Is contro obiettivi negli Stati Uniti o in Europa è solo una questione di tempo. Intervistato dalla Cnn, il generale Hayden ha definito lo Stato islamico una «organizzazione locale molto potente, ragionevolmente la più potente organizzazione terroristica della regione. Ma ha ambizioni globali - ha aggiunto - e ne ha gli strumenti».Hayden ha quindi ricordato che lo Stato islamico ha «espresso l’intenzione» di attaccare l’Occidente: «Non c’è modo più potente di accreditarsi nella comunità jihidasta che realizzare un attacco del genere». Dal canto suo Michael Morell, vice direttore ad interim della Cia, ha definito la decapitazione del giornalista americano James Foley come rappresaglia per i raid Usa nel nord dell’Iraq «il primo atto terroristico del gruppo contro gli Usa».dalla "Padania" del 26.8.14