Un po' di noi...

USA e GB ribadiscono: pronti ad attaccare l’ISIS. Ucraina, oggi stop alle armi


Il segretario generale Nato, Rasmussen: «In Galles summit cruciale in un momento cruciale, le condizioni della nostra sicurezza sono cambiate in modo drammatico»di Andrea AccorsiWashington e Londra «non esiteranno nella loro determinazione a far fronte all’Isis». Barack Obama e David Cameron lo hanno ribadito in un intervento congiunto sul Times alla vigilia del vertice Nato in Galles. «Paesi quali la Gran Bretagna e l’America non si lasceranno spaventare da killer barbari» scrivono i due leader, secondo i quali coloro che chiedono l’isolazionismo «hanno frainteso la natura della sicurezza nel 21° secolo. Gli sviluppi in altre parti del mondo, in particolare Iraq e Siria, minacciano la nostra sicurezza a casa», sottolineano il premier britannico e il presidente americano.Se il governo iracheno presentasse alla Nato una richiesta di assistenza, l’Alleanza atlantica la «esaminerebbe attentamente». Parola del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, entrando al summit dell’Alleanza atlantica a Newport. «Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta per un impegno della Nato - ha detto - ma se il governo dell’Iraq presentasse una domanda, sono sicuro che sarebbe esaminata con attenzione dagli alleati».Rasmussen ha definito quello in Galles «un summit cruciale in un momento cruciale. Le condizioni della nostra sicurezza - ha spiegato - sono cambiate in modo drammatico. A Est la Russia sta attaccando l’Ucraina, a Sud-Est assistiamo all’emergere di un’organizzazione terroristica, lo Stato Islamico, che commette atrocità orrende, e a Sud vediamo violenza e instabilità».In questo summit, ha continuato, «prenderemo decisioni importanti per affrontare queste sfide e per rafforzare la difesa dei nostri alleati», come il Piano di intervento rapido e, sul lato della spesa per la difesa «invertiremo il trend di declino».Il segretario generale Nato ha quindi constatato compiaciuto come in Afghanistan «abbiamo raggiunto l’obiettivo: non è più un santuario del terrorismo internazionale». Rasmussen ha confermato l’impegno a sostenere finanziariamente l’attuale livello delle forze di sicurezza afghane (352 mila uomini tra forze armate e polizia) «almeno fino a tutto il 2017» e si è detto fiducioso che sarà rispettato l’obiettivo fissato nel vertice di Chicago 2002, ovvero di finanziare le forze armate con una cifra complessiva di 4,1 miliardi di dollari da qui al 2024.Al centro del 65° vertice della Nato c’era però un altro scenario, ovvero la crisi ucraina. Prima dell’inizio ufficiale dei lavori i leader di Stati Uniti, Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania hanno incontrato il presidente ucraino, Petro Poroshenko. Nell’incontro - un chiaro segno per ribadire il sostegno dell’Alleanza a Kiev - Poroshenko ha illustrato gli ultimi sviluppi nei negoziati con Vladimir Putin per il cessate il fuoco.Poroshenko potrebbe ordinare il cessate il fuoco già oggi. «Alle 14 di domani - ha detto - ordinerò alle forze armate il cessate il fuoco» con i separatisti delle regioni dell’Est, «se ci sarà l’incontro» previsto a Minsk, in Bielorussia.Anche la Russia sostiene un cessate il fuoco «immediato e senza condizioni» nell’est dell’Ucraina e «l’avvio di colloqui fra tutte le parti coinvolte nel conflitto»: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, dopo l’assenso per una tregua espresso dai leader indipendentisti di Donetsk e Luhansk. «Una tregua deve essere accompagnata dall’assistenza umanitaria» per i civili nell’est dell’Ucraina, ha aggiunto Lavrov.Il presidente francese, François Hollande, ha proposto al presidente ucraino una riunione con Putin e la Cancelliera tedesca Angela Merkel «sul modello di quanto già fatto in Normandia a giugno». Lo ha annunciato lo stesso Hollande, precisando che intende a breve rivolgere la proposta, condizionata all’introduzione di un cessate il fuoco, al presidente russo. «Non ci può essere soluzione militare alla crisi ucraina», ha ribadito citando il contenuto delle discussioni in ambito Nato.«Ora che Rasmussen ha chiarito l’autonomia decisionale degli Stati sull’invio di armi all’Ucraina, sarebbe opportuno che l’Italia si chiamasse fuori da ogni invio di dotazioni o, peggio, di uomini a Kiev e prendesse in mano il ruolo chiave di mediatore con la Russia, per una soluzione pacifica dello scenario di crisi». Così l’on. Gianluca Pini, per il quale «l’invio di armi a Kiev sarebbe dannoso e controproducente e aggraverebbe inutilmente la tensione. Il Paese ha ora l’occasione storica di giocare da protagonista nella ricomposizione della vicenda ucraina». Quanto alle sanzioni contro Mosca, «se Matteo Renzi dirà sì sarà colpevole dell’aumento del costo dell’energia e del crollo dell’export» ha scritto Pini su Twitter.dalla Padania del 5.9.14