Un po' di noi...

L’inchiesta in EMILIA getta il PD nel CAOS: salta direzione nazionale


Il segretario regionale Bonaccini davanti ai pm: «Chiarito ogni eventuale addebito, sono sereno»di Andrea AccorsiPrimi scossoni interni al Pd dopo il terremoto alle Regionali in Emilia-Romagna. La Direzione nazionale del Pd, convocata per oggi, è stata rinviata a martedì prossimo. All’odg della Direzione la nuova segreteria ma, dopo gli ultimi sviluppi, anche quanto sta accadendo proprio in Emilia.Ambedue candidati a succedere al Governatore Vasco Errani, il parlamentare ed ex presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Matteo Richetti e il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini hanno reagito in maniera opposta al loro coinvolgimento nell’inchiesta per le cosiddette “spese pazze” dei gruppi consiliari regionali, che li vede accusati di peculato. Il primo ha rinunciato alla corsa per le primarie regionali del Pd, in calendario il 28 settembre, mentre l’altro è rimasto in gara.«Ho sentito il sostegno dal partito nazionale e da tutto il gruppo dirigente» ha detto Bonaccini, che ieri pomeriggio, su sua richiesta, è stato ascoltato dai pm in Procura a Bologna per chiarire la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per peculato.«Non ho sentito Renzi» ha aggiunto il segretario regionale pidino, che si è detto «determinato a proseguire perché so come mi sono sempre comportato in questi anni. Ero sereno prima e sono ancora più sereno adesso, perché penso che abbiamo potuto dare spiegazioni per qualsiasi eventuale addebito».La cifra che gli viene contestata dai magistrati ammonta a meno di 4 mila euro in 19 mesi, soldi relativi a rimborsi chilometrici e spese per pranzi e cene. Così almeno secondo quanto reso noto dal suo legale, avvocato Vittorio Manes.In precedenza, lo stesso Bonaccini aveva difeso il proprio operato su Twitter: «Già in altra occasione fu riconosciuta mia correttezza - ha scritto -. Ho fiducia nei giudici e nella mia onestà». Il riferimento del segretario regionale del Pd è alla passata inchiesta sul caso dell’affido in gestione di un chiosco in un parco pubblico a Modena, per il quale fu prosciolto da ogni accusa. Ma buona parte del popolo del web sembra non aver gradito la sua scelta di rimanere in corsa per le primarie del partito in vista delle elezioni regionali.Sul suo profilo Facebook sono comparsi commenti di disappunto e contrarietà alla sua scelta. C’è chi cita il filosofo Alexis de Toqueville, ricordando che «la democrazia nelle mani sbagliate rischia di diventare la peggiore delle dittature» e chi traduce il proprio pensiero in una poesia in rima: «Bonaccini non abiura, tiene la candidatura. Posizione che addolora, buona al più per qualche ora. La questione principale è che il ruol di presidente, lo ricopra una figura col miglior coefficiente, sia di spirito morale che di stato intellettuale».La richiesta più ricorrente è quella di ritirarsi dalla competizione. «Non è vergognoso che lei non si dimetta? L’onestà prima di tutto»: è una delle tante frasi lasciate in bacheca dagli internauti.«Matteo Richetti ha fatto una scelta che ha motivato soprattutto con ragioni politiche: la ricerca di unità del partito in un momento così difficile. Stefano Bonaccini ha detto che chiarirà. Ho piena fiducia in entrambi, aspettiamo di vedere cosa succede, si tratta di indagini in corso» ha detto il deputato Pd Stefano Fassina, mentre il responsabile economico del partito di Renzi, Filippo Taddei, respinge l’accusa di «giustizia a orologeria» mossa da qualcuno ai magistrati, dopo gli annunci sulla riforma della giustizia. «Da parte della magistratura non c’è dolo - sottolinea Taddei - anche perché un avviso di garanzia non è una condanna. Penso anzi che questi provvedimenti nei confronti di Richetti e Bonaccini siano motivo di imbarazzo per la magistratura in un momento come questo in cui il Pd si appresta a fare le primarie in Emilia-Romagna».Per Pier Luigi Bersani «il partito in Emilia è in condizione di uscire da questo guaio, assolutamente in grado di uscirne. È una storia di innovazione e percorso che non sono questi incidenti in grado di comprometterla». E a chi gli chiede se potrebbe candidarsi, l’ex segretario ribatte: «Per l’amor di Dio, ho fatto sedici anni, credo di aver già dato».Stesso rifiuto arriva da fonti vicine all’ex premier Romano Prodi in merito all’ipotesi che il Professore possa inserirsi nella corsa per la presidenza dell’Emilia-Romagna: «No, nel modo più assoluto. È un’ipotesi totalmente destituita di fondamento». Una (possibile) disgrazia in meno.dalla Padania dell'11.9.14