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Meno PIL per tutti La Germania frena, Francia al palo: l’Europa AFFONDA


Rallenta la crescita del manifatturiero tedesco. Servizi in contrazione Oltralpe. E nel 2015 anche il deficit della virtuosa Danimarca sforerà il tetto del 3% del Pildi Andrea AccorsiFrena la Germania, la Francia è già ferma da un pezzo. E la piccola Danimarca annuncia che il suo deficit sforerà il 3 per cento del Pil nel 2015, in barba ai vincoli europei. È un quadro dalle tinte decisamente scure quello disegnato dagli ultimi dati sull’economia in Europa.A settembre, l’indicatore chiave nella zona euro è sceso al livello più basso degli ultimi nove mesi. Il Purchasing Index (pmi) del settore manifatturiero e dei servizi è sceso al 52,3 a settembre, rispetto al 52,5 registrato ad agosto. Bisogna considerare che la quota 50 separa le fasi di espansione da quelle di contrazione dell’economia: si può allora comprendere quanto sia più vicina quest’ultima prospettiva.In Germania, Paese che dovrebbe essere la locomotiva del Continente, lo stesso indice pmi che monitora l’andamento del settore manifatturiero è sceso questo mese a 50,3 da 51,4 di agosto, segnalando una crescita ai minimi da quindici mesi. Le attese erano per un calo più contenuto a 51,2.L’indice pmi complessivo della Germania resta in espansione (si attesta a 54 punti dai 53,7 di agosto) grazie alla crescita di quello dei servizi, salito da 54,9 a 55,4 punti. Secondo l’istituto Markit che divulga questi dati, l’economia tedesca «continua ad espandersi», ma potrebbe «indebolirsi» nel terzo trimestre.Sarà un caso, ma anche in Germania gli euroscettici sono in costante crescita. Dopo il debutto in tre parlamenti regionali dell’Est (Sassonia, Turingia e Brandeburgo), l’Alternative für Deutschland (AfD), partito anti-euro tedesco, ha raggiunto il 10% dei consensi in tutto il Paese.«Non chiederei mai alla Germania di risolvere i problemi della Francia» ha confessato ieri il premier francese, Manuel Valls, al presidente della Confindustria tedesca (Bdi), Ulrich Grillo, che aveva affermato: «La Germania non è responsabile dei problemi della Francia e la Germania non deve risolvere questi problemi». La Bdi si è detta invece d’accordo con Parigi sulla necessità di investire, anche fondi pubblici, per sostenere la congiuntura europea.Valls ha illustrato il progetto del suo governo, rilevando che «la Francia va avanti», ma sottolineando che «non accetterei mai che qualcuno mi dica che cosa fare», mentre ha definito «impossibile» per il suo Paese realizzare l’anno prossimo risparmi per 50 miliardi necessari per rispettare il Patto di stabilità. Valls ha anche detto di voler correggere presso una gran parte di tedeschi l’immagine di una Francia considerata «il malato» dell’economia europea: «Se la Germania è riuscita ad avere successo nelle riforme - ha detto il capo del governo francese -, perché anche la Francia non dovrebbe riuscire?».In realtà, la Francia se la sta vedendo brutta. Il clima di fiducia degli imprenditori francesi si è indebolito a settembre. Non ha certo favorito il clima l’economia in stallo nel secondo trimestre di quest’anno, periodo nel quale il Pil d’Oltralpe ha registrato crescita zero, come nei primi tre mesi. Nel quarto trimestre del 2013, invece, il Pil aveva registrato una modestissima crescita dello 0,2%.L’istituto di statistica francese ha tratteggiato il quadro di un’economia in rallentamento, facendo notare che, se il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato nel secondo trimestre dello 0,5% rispetto al primo, per le aziende francesi le cose continuano a peggiorare. L’attività del settore privato ha registrato un leggero calo a settembre: l’indice pmi è sceso a 49,1, rispetto a 49,5 di agosto. Sotto la fatidica quota 50 è sceso anche il settore dei servizi, a 49,4 a settembre rispetto a 50,3 di agosto.I dati negativi dell’indice pmi di Germania e Francia a settembre hanno contribuito a trascinare al ribasso le Borse europee dopo la chiusura in perdita, l’altra sera, a Wall Street, e le tensioni geopolitiche con l’avvio del raid Usa in Siria.Ultima notizia negativa della giornata, l’anno prossimo il deficit danese sforerà il tetto del 3% del Pil. Lo ha annunciato la banca centrale danese, rilanciando così il dibattito sulla necessità di rispettare i vincoli europei per uno dei Paesi fra i più virtuosi d’Europa in materia di conti pubblici.A pesare sul disavanzo, una crescita inferiore alle attese, solo +0,8% nel 2014 (contro l’iniziale +1,5%) e +1,7% nel 2015 (contro il precedente +1,8%). Da qui un deficit al 3,2% il prossimo anno, contro il 2,9% atteso in precedenza.dalla Padania del 24.9.14