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Governo, Domenica in... spot Renzi e Padoan fanno a gara a chi spara più PROMESSE


L’esecutivo conferma la sua dimensione televisiva: parla bene davanti alle telecamere per strappare applausi, mentre nasconde fallimenti e disastri come i tagli lineari agli Enti localidi Andrea AccorsiUno si è fissato con gli 80 euro. E dopo averli infilati nelle tasche degli italiani (ma non tutti), senza peraltro produrre alcun effetto sul calo dei consumi, ora promette di regalarli ad ogni futuro genitore. Come se 80 euro in più al mese cambiassero la vita. E, soprattutto, convincessero a mettere al mondo un figlio.L’altro, per non essere da meno, prevede di creare 800 mila posti di lavoro. Ci fu chi ne promise un milione, e ha fatto la fine che ha fatto. Ora la sparata mira appena più in basso. Sarà la crisi, o la prudenza? Il tempo, supremo giudice, dirà se le promesse saranno mantenute. Quello che si può notare fin d’ora è la dimensione televisiva dell’attuale governo, che alle proposte di legge e ai dibattiti in Parlamento preferisce gli spot nei salotti televisivi. Segno dei tempi. E di una strategia precisa: comparire, apparire, propalare il più possibile, badando a stare sempre sotto i riflettori e davanti alle telecamere. Per strappare applausi in studio e punti di share nelle case, pronti a tradursi in consensi.Fin qui, la strategia di Renzi & C. ha funzionato benissimo. Premier e ministri sono stabilmente in vetta nelle simpatie dell’elettorato. Disposto a farsi abbindolare attraverso il piccolo schermo, e a ricordare più facilmente le scintillanti promesse catodiche, che gli opachi fallimenti nascosti sotto il tappeto dai media.Ogni maledetta domenica, titolava quel film. Nell’ultima, ad aprire l’antologia delle facili promesse è stato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a In mezz’ora su Raitre. «Potrebbero essere 800 mila posti di lavoro a partire dal 2015 per tre anni» ha tradotto in numeri le misure per la ripresa dell’occupazione. Non passano tre ore che Matteo Renzi pareggia il conto, anzi lo raddoppia, con un tocco di classe tipico del suo repertorio. Ospite a Domenica live sull’altro canale (stavolta il primo) della sempre ossequiosa Tv di Stato, il capo del governo è colto da un attacco di annuncite: dal 1° gennaio «gli 80 euro andranno anche a tutte le mamme, o i papà, per i primi tre anni di vita» del loro figlio. Ad ascoltarlo erano in 2,7 milioni.Di tutto questo bendidio, però, nella legge di stabilità non c’è traccia. Padoan, nella stessa sede tv, ha detto che la legge è pronta, «siamo agli ultimi dettagli», e che ieri mattina sarebbe stata presentata al Quirinale. Secondo voi, ieri c’è andata sul Colle? No. Ma se anche venissero mantenute le ultime, roboanti promesse dell’esecutivo, non bisogna dimenticare che per reperire le risorse necessarie sono stati saccheggiati Comuni e Regioni. In pratica, una partita di giro. O il gioco delle tre carte, come osserva il candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Alan Fabbri. «Perché è inutile il bonus bebè se poi i genitori dovranno pagare il doppio i nidi a causa dei tagli lineari del governo».Per Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato, «altro che 80 euro alle mamme, Renzi deve trovare 55 miliardi per il fiscal compact. È il solito parolaio. Promesse senza contenuti». Ma c’è anche un altro risvolto. «Gli 80 euro promessi per le neomamme sono l’ennesima marchetta a favore degli extracomunitari - teme l’on. Roberto Caon -. La gran parte di quelle risorse andrà infatti a finire nelle tasche di tutti quei cittadini stranieri che, in controtendenza rispetto al trend delle coppie italiane, avranno un figlio entro l’anno prossimo». Sulla stessa linea il sen. Nunziante Consiglio: «I nostri soldi andranno a finire nei Paesi africani per mantenere le famiglie d’origine».dalla Padania del 21.10.14