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MILÀN COL CAPÈLL IN MAN


Deprimente rapporto dei centri di ascolto Caritas della Diocesi: nella capitale economica sempre più poveri e disoccupatidi Andrea AccorsiPovera Milano. Nella capitale economica del Paese sono sempre di più i cittadini che chiedono aiuto ai centri di ascolto della Caritas per problemi economici e di sussistenza. Dal 2008, inizio della crisi economica, al 2013 sono aumentati in media del 4 per cento all’anno e sull’intero periodo del 23,5%.I dati sono contenuti nel 13° Rapporto sulle povertà nella Diocesi di Milano. Il rapporto riunisce i dati raccolti nel 2013 da un campione di 58 centri di ascolto della Diocesi a cui si sono rivolte lo scorso anno, almeno per una volta, 15.603 persone (5,8% rispetto al 2012). Se prima della crisi del 2008 gli italiani richiedenti aiuto erano un quarto degli utenti, nel 2013 sono diventati un terzo. È dunque in calo il numero di stranieri che si rivolgono ai centri di ascolto, pari al 68,4% del totale. In particolare sono diminuite le donne immigrate, che faticano a trovare lavoro nell’assistenza familiare e domestica.Il 57,9% delle persone che si sono rivolte ai centri e ai servizi Caritas della Diocesi di Milano lo hanno fatto per segnalare bisogni legati all’occupazione, il 53% al reddito e il 14,9% all’abitazione. Dal 2008 al 2013 il bisogno di reddito ha fatto registrare un tasso di incremento medio annuo del +5,2%. Non riuscendo a trovare un nuovo impiego, le persone si rivolgono alla Caritas per un aiuto nell’affrontare le spese come bollette e affitti.In cinque anni il numero di chi ha chiesto sussidi economici è più che raddoppiato, da 1.099 persone a 2.566. del 2013. «È un elemento significativo, connesso all’aumento di problemi di reddito» spiega Elisabetta Larovere, responsabile dell’Osservatorio povertà e risorse della Caritas Ambrosiana. Per il direttore della Caritas ambrosiana, don Roberto Davanzo, «assistiamo ad un incancrenimento dello stato di bisogno delle famiglie, nel senso che le famiglie in difficoltà non ne vengono fuori velocemente come succedeva negli anni passati».Per quanto riguarda il lavoro, secondo il rapporto chi lo ha perso non lo ha ritrovato: dal 2008 al 2013 la presenza dei disoccupati di lungo periodo (chi ha perso il lavoro da più di un anno) è aumentata del 74,4% per cento. Nello stesso arco di tempo sono aumentati del 44,8% gli assistiti di lungo corso, persone che non riescono a uscire dal circuito di assistenza.La fascia d’età più a rischio di povertà cronica è quella tra i 55 e i 65 anni, ovvero di coloro che sono ancora giovani per prendere una pensione e meno favorite per trovare un nuovo lavoro. Di fatto, “esodati a vita”. Sebbene rappresentino ancora l’11% del totale, hanno fatto registrare l’aumento maggiore dal 2008 al 2013 con un +29,3%.In aumento, anche, le richieste di beni materiali e servizi, dal 36,2 per cento del 2012 al 37,4% del 2013 e soprattutto di sostegno personale, dal 6,2% al 28,2%. Un dato in controtendenza, invece, le richieste concernenti il lavoro, che passano dal 47 al 42,2%: prevalgono sentimenti di sfiducia, rassegnazione e frustrazione che portano chi versa in condizioni di indigenza a smettere di cercare lavoro.«I centri servizi Caritas non ce la fanno a rispondere a tutte le richieste e il mercato non è in grado di assorbire le eccedenze di disoccupazione - sottolinea Larovere -. Quindi tentano di sostenere gli utenti con aiuti materiali che, in genere, sono collocati all’interno di progetti di accompagnamento».Il rapporto non lascia spazio ad equivoci. Sei anni consecutivi di crisi economica stanno sfibrando il tessuto sociale del Paese, con buona pace delle politiche adottate dai governi. Questa Italia rischia di far diventare cronica la povertà anche per fasce d’età ritenute intoccabili. Sempre più cittadini sono nella spirale della disoccupazione e il sistema non riassorbe lavoratori.dalla Padania del 31.10.14