Un po' di noi...

«Volevano ammazzarci, questa non è politica. Ma non mi fanno paura»


Il Segretario della Lega: «Non mi era mai successa una cosa del genere. Bologna è una città per bene: c’è il Daspo per i tifosi e mi chiedo cosa facciano in giro certi balordi»di Andrea AccorsiBalordi violenti, dai quali occorre liberare Bologna, che è una città per bene. Ma quello di ieri resterà l’unico brutto episodio della campagna elettorale. Così Matteo Salvini commenta l’assalto subìto dai centri (a)sociali nei pressi del campo nomadi di via Erbosa, lo stesso dove, nei giorni scorsi, la consigliera comunale Lucia Borgonzoni era stata insultata e schiaffeggiata da una nomade.«I balordi dei centri sociali hanno distrutto la nostra macchina, prima ancora che ci avvicinassimo al campo rom. Noi stiamo bene. Bastardi - ha postato il Segretario su Facebook insieme ad alcune fotografie dell’auto danneggiata -. Dietro erano sedute due ragazze e Alan Fabbri. Stanno tutti bene, ma questa non è democrazia». Poi un twitter: «Sassate sulla macchina, calci, pugni e sputi. Se questa è la Bologna “democratica e accogliente”, dobbiamo liberarla». Ma, Salvini ne è certo, «questa non è Bologna, Bologna è una città per bene».Davanti ai giornalisti, in un hotel del capoluogo, il Segretario federale ha ricostruito i fatti spiegando che si trovava in un parcheggio ad aspettare la polizia che lo avrebbe accompagnato nel campo, quando sono arrivati i giovani estremisti. È stato lui, ha raccontato, a dire all’autista «vai, vai» quando ha visto che i ragazzi «erano con le mani e coi piedi sull’auto. Se dite - ha proseguito - che noi brutti e cattivi abbiamo investito i ragazzi che erano venuti a fare del bene... siete fuori strada. Siamo stati circondati. Se non fossimo andati via, c’avrebbero ammazzato. Siamo stati aggrediti da questi balordi, già noti alle forze dell’ordine. Siamo stati preventivamente assaliti, quaranta contro cinque. Per fortuna la macchina era vicina e siamo illesi... altrimenti saremmo a raccontare un’altra cosa. Se uno pensa di farmi paura così sbaglia», ha aggiunto.Quindi un pensiero alle conseguenze di quanto accaduto. «Spero che la condanna all’assalto sia unanime da tutta la politica e non ci siano fenomeni che dicono che sono ragazzi. Questa non è politica. Sono dei violenti. Denunceremo tutti quanti: spero paghino e finiscano in galera, perché al di là delle parti non si può prendere a sassate una macchina, con due ragazze a bordo». Quanto ai colpevoli, insiste, «c’è il Daspo per i tifosi e mi chiedo certi balordi cosa facciano in giro. Oggi faccio lavorare l’avvocato, oltre a denunciare quelli che hanno devastato l’auto, denuncio anche tutti i cretini che su Facebook istigano alla violenza. È la prima volta in vent’anni che mi càpita una cosa del genere, quando ti vedi arrivare davanti delle persone con le cinghie in mano ti spaventi. Io comunque non faccio la vittima per quanto è successo. Tornerò al campo nomadi, magari in forma privata».Salvini si è detto convinto che l’assalto «resterà l’unico brutto episodio della campagna elettorale» in Emilia-Romagna. «Noi continuiamo il tour: incontreremo contadini, allevatori, terremotati, cassintegrati, imprenditori perché sfidiamo Bonaccini sui fatti e non sulle sassate dei centri sociali».In serata, il Segretario ha espresso solidarietà a Enrico Barbetti, giornalista del Resto del Carlino, aggredito e picchiato dai “bravi ragazzi” dei centri sociali che gli hanno rotto un gomito: «Stava solo facendo il suo lavoro». Tra Bologna e Montesilvano, dove è intervenuto a un incontro sul futuro dell’euro, Salvini ha parlato anche di politica.RENZI. «È lui “l’altro Matteo”: io sono venuto prima, ho 41 anni».GRILLO. «Gli ho proposto un incontro su questi temi (l’euro, nda), mi ha detto che non gli interessa. Glielo propongo un’altra volta. Spero che non risponda di nuovo che non gliene frega niente, perché ci perde qualcosa lui».CAMUSSO. «Sono contento che si sia dichiarata disponibile ad appoggiare il nostro referendum contro la Fornero. È la dimostrazione che si può andare oltre gli steccati ideologici».dalla Padania del 9.11.14