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Ancora bordate PD contro il “Jobs act” «Legge insostenibile»


Fassina: «Partito sempre più vicino agli interessi forti e sempre meno alle persone che cercano lavoro». Cuperlo: «Non siamo una caserma dove bisogna accettare tutto»di A. A.Acque sempre più agitate nel Pd a causa del “jobs act” di Renzi. «Questo Pd mi preoccupa perché è sempre più in linea con gli interessi più forti e meno vicino agli interessi e alle domande delle persone che cercano lavoro e che sono precarie». Chi l’ha detto: Salvini? Vendola? Un grillino? No, il dem Stefano Fassina (a destra nella foto) ai microfoni del Gr1.«La soluzione trovata non è soddisfacente - incalza uno degli economisti del Pd -. Rimane un intervento che fa arretrare le condizioni del lavoro, e la parte che dovrebbe contrastare la precarietà è puramente virtuale e senza risorse. Presentare emendamenti, dati i numeri in Aula alla Camera, non avrebbe avuto senso: sarebbe stato solo un modo per ritardare. Esprimeremo la nostra valutazione negativa nel voto che si farà sul provvedimento».Non basta: per Fassina il tentativo di Renzi di cambiare la sinistra italiana «è un’innovazione regressiva. È evidente che il cambiamento è necessario, ma dev’essere un cambiamento progressivo. Invece l’innovazione proposta da Renzi è solo un’illusione: l’illusione che svalutando il lavoro si possa generare crescita e ripresa». In un lungo intervento durante un incontro di SinistraDem a Milano, anche il parlamentare della minoranza Pd Gianni Cuperlo (a sinistra nella foto), pur riconoscendo alcuni aspetti «positivi» presenti al suo interno, ha affermato che «nella legge delega sul lavoro ci sono rischi gravi e seri di incostituzionalità. Così com’è il provvedimento non è sostenibile, non posso votarlo». Per Cuperlo l’incostituzionalità è legata «agli aspetti di disuguaglianza che si creano tra lavoratori» con il contratto a tutele crescenti. «Noi - ha precisato - non vogliamo che il governo cada, ma nemmeno il riflesso che si accetta tutto: non è questo il modo di ragionare».Secondo Cuperlo, «il partito non è una ditta e nemmeno una caserma, è una comunità». E rivolgendosi al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «da qui a lui dico: non è che obiettare su alcuni contenuti della sua riforma è disconoscere il valore sociale dell’impresa».dalla "Padania" del 23.11.14