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Renzi fa il finto tonto: «Bene così». Ma il Pd perde 4.000 voti al giorno


Furibonda la minoranza democrat. De profundis di Forza Italia, poco sopra l’8%. Grillini ai minimi. Ma il primo partito è l’astensionismodi A. A.Per essere state “locali”, seppure in una Regione importante come l’Emilia-Romagna, le elezioni di domenica hanno avuto sul piano nazionale l’effetto di un terremoto. Proprio come quello che due anni fa ha rotto qualcosa nel rapporto decennale tra cittadini e partito di riferimento nella “regione rossa” per eccellenza.Disorientato dalle scelte di Renzi e colpito dagli scandali che sono costati la poltrona al Governatore uscente, Vasco Errani, l’elettorato storico del Pd ha disertato in massa le urne. L’astensionismo è il primo partito nella regione: domenica ha votato meno del 38% degli aventi diritto, contro il 68% delle Regionali 2010 e il 70% delle Europee di quest’anno. Eppure, per il premier «è andata bene» e «l’elevato astensionismo è secondario».La realtà, come sempre, è un’altra. Ed è che nel Pd le minoranze traggono nuovi motivi per alzare la voce. L’umore non è affatto alle stelle fra i bersaniani, che hanno fatto subito i conti: in Emilia-Romagna il partito rispetto alle Europee ha perso 700 mila voti, più di quelli con i quali ha vinto Bonaccini.Pippo Civati va giù duro: «Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe avere cura di chi non vota forse anche di più di chi va a votare. E ciò al di là del fatto che in Emilia il Pd avrebbe perso 4.000 voti al giorno dalle Europee ad oggi». La Direzione del 1° dicembre, convocata per analizzare il voto, si preannuncia al calor bianco.Se Atene piange, Sparta non ride. Forza Italia è sempre più prigioniera di uno psicodramma che la vede in rapida estinzione sul territorio. In quattro anni, il partito di Berlusconi (nel 2010 con l’etichetta del Pdl) si è polverizzato, passando dal 24,5% a poco più dell’8 e da dieci consiglieri a due. Una disfatta che in altri partiti costerebbe il posto ai vertici nazionali, e che invece nel caso di Fi comporterà una resa dei conti tutta emiliana. Sorpassati dalla Lega, gli azzurri - vedi il Mattinale di ieri - si attaccano ad alibi («Berlusconi in questa campagna non ha potuto impegnarsi né andare sui territori») e recriminazioni («cara Lega, da sola tu vai forte ma fai perdere il centrodestra») che non promettono nulla di buono per il loro futuro.Infine, i grillini appaiono già al tramonto, tra repentini crolli di consensi e feroci scambi di accuse interni. Per una volta, l’unica che può esultare, e a ragione, è la Lega. Con buona pace di Renzi, Grillo. E alleati.dalla "Padania" del 25.11.14