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Frontalieri, Daniela Maroni: nostra manodopera grande valore aggiunto, basta accanirsi


«Siamo di fronte ad un problema che Regione Lombardia non può risolvere in quanto esistono accordi intergovernativi tra Italia e Svizzera. Non possiamo sostituirci a un Governo ma, di sicuro, possiamo monitorare e suggerire una linea da adottare o da tenere». È netta la posizione del Consigliere Segretario di Regione Lombardia Daniela Maroni di fronte alle accuse rivolte dal Governo svizzero ai nostri lavoratori frontalieri. «La Svizzera si deve rendere conto che, nella gran parte dei casi, sono le stesse aziende elvetiche che cercano manodopera straniera – sottolinea Daniela Maroni –. Non è solo per un fattore meramente economico, ma legato al livello di professionalità. L’Italia forma lavoratori e le università sono sicuramente un’eccellenza del nostro Paese. Potremmo lanciare dei proclami per provocare, ma qui stiamo parlando di lavoratori che prestano il proprio know how oltre confine. Io ritengo che in questi ultimi anni ci sia stato un vero e proprio accanimento sui frontalieri, persone che, prima di tutto, sono state chiamate in Svizzera perché portano una ricchezza, una professionalità di altissimo livello». In definitiva, «credo si sia arrivati al punto di dire basta. Il frontalierato – rimarca il Consigliere Segretario della Regione – è un fenomeno radicato nella storia del mercato del lavoro. Non ci devono essere amministrazioni che lanciano accuse o demotivano un segmento della società. La Farnesina chiede rispetto e Regione Lombardia rilancia con maggiore forza. Dobbiamo dire basta a una politica fatta di illazioni e di aggressività da parte di un Paese che ha grande bisogno di altissima professionalità».