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Allarme Oms su carni rosse e insaccati, sì a mozione Lista Maroni


Galli: vasta campagna di informazione per tutelare nostri prodotti«Sono soddisfatto per l’approvazione all’unanimità della mozione con la quale impegniamo la Giunta a intraprendere una vasta campagna di informazione in difesa della carne prodotta in Lombardia e a intervenire presso il Governo, affinché si adoperi con forza presso l’Unione europea per dare nuovo impulso al processo di obbligo di etichettatura d’origine di tutti gli alimenti, al fine di salvaguardare i consumatori e il reddito delle imprese agroalimentari della regione»: così il consigliere regionale Stefano Bruno Galli, capogruppo della Lista “Maroni Presidente”, commenta il voto unanime dell’Aula sulla mozione avente per oggetto le posizioni dell’OMS sul consumo di carni rosse e insaccate. Presente al voto e per tutta la discussione della mozione l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, che ha affermato di condividere in pieno i contenuti del provvedimento.Sulla rivista americana “The Lancet Oncology” una ricerca dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che afferisce all’Organizzazione mondiale della sanità, inseriva la carne rossa “fresca” fra i prodotti cancerogeni. La ricerca non prendeva in considerazione le specificità alimentari dei singoli Paesi ed è stata redatta su scala mondiale in relazione ad abitudini alimentari diverse dalle nostre. È seguita l’immediata levata di scudi di molti esperti contro queste acquisizioni scientifiche. Secondo Galli, «l’allarme dell’Oms, seppure smentito da molti eminenti studiosi, si è abbattuto su uno dei settori-chiave dell’agroalimentare, che con un fatturato nazionale superiore ai 266 miliardi di euro rappresenta oltre il 17% del Prodotto interno lordo. Si stima che i falsi allarmi lanciati dall’OMS sulla carne mettano a rischio 180 mila posti di lavoro in Italia, di cui 40 mila in Lombardia. È dunque necessario intervenire – prosegue il capogruppo – per tutelare un segmento molto importante nell’articolazione economico-produttiva della nostra regione. Si tratta di una vicenda delicata e complessa, anche perché rientra nel quadro del Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra USA e Ue (TTIP), che livella verso il basso il mercato alimentare con danno sia per i nostri produttori sia per i consumatori. Ricordo con orgoglio – ha concluso Stefano Bruno Galli – un ordine del giorno da me presentato molto tempo fa, quando ancora nessuno ne sapeva nulla, sul TTIP, proprio per tutelare le attività produttive della nostra regione e denunciare i risvolti antidemocratici nascosti dietro questo trattato commerciale».