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Regione Lombardia contro legge Delrio, sì a mozione Lista Maroni


Galli: "Incostituzionalità sopraggiunta dopo esito del referendum del 4 dicembre"«È sotto gli occhi di tutti la sopraggiunta e almeno parziale incostituzionalità della legge Delrio»: Stefano Bruno Galli (nella foto), a capo del Gruppo “Maroni Presidente”, ha illustrato in questi termini all’Aula consiliare la sua mozione che invita il Presidente della Giunta regionale lombarda a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la legge 56/2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” a seguito dell’esito negativo del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. La mozione è stata approvata dal Consiglio regionale col voto favorevole dei gruppi di maggioranza e del Gruppo M5S. «Il referendum costituzionale ha determinato l’incostituzionalità della legge Delrio, una delle peggiori della storia della Repubblica, perché essa si configura come l’essenziale premessa della riforma costituzionale, alla quale fa riferimenti espliciti e inequivocabili. Già nel 2015 – ha ricordato Galli – Lombardia, Veneto, Puglia e Campania impugnarono la legge Delrio davanti alla Corte Costituzionale: ne uscì la sentenza che ne dichiarava la legittimità in maniera debole e approssimativa, dal momento che quel giudizio era condizionato dalla riforma costituzionale allora ancora all’esame del Parlamento. Ma il 4 dicembre, con una larghissima affluenza alle urne (65,47%) e una netta vittoria del NO alla riforma (59,12% dei voti), è stata cancellata la riforma e sfiduciata la classe politica che ha pensato la legge Delrio e la riforma costituzionale. Tale solenne bocciatura dei cittadini-elettori dev’essere pertanto estesa anche alla Delrio». «Solo in questo Paese – ha rincarato il capogruppo della Lista Maroni – si approva una legge elettorale e una legge di riforma del sistema delle autonomie locali prima della riforma costituzionale nell’ambito della quale devono essere inquadrate. In un Paese serio si procede prima all’approvazione della riforma costituzionale e poi si scrive la legge elettorale e la riforma del sistema delle autonomie locali, anche perché la riforma costituzionale potrebbe, come nei fatti avvenuto, non essere approvata. Eppoi non è possibile, nello schema di una Costituzione – che è fonte primaria del diritto – “rigida”, inserire elementi di incertezza come fa la legge Delrio. Di più, non deve passare il principio che con legge ordinaria, qual è la Delrio, si possa intervenire nell’ordinamento costituzionale, determinando mutamenti significativi degli assetti istituzionali della Repubblica: basta scrivere “in attesa di”. Altrimenti – ha concluso Stefano Galli – si espone il fianco a qualsiasi sovvertimento dell’ordine costituito con una semplice legge ordinaria approvata dal Parlamento. E questo è davvero molto pericoloso. Ne va della dignità della politica, che deve legiferare con serietà e competenza, non come se fosse composta da un manipolo di dilettanti allo sbaraglio».