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Carburanti, Daniela Maroni incontra parlamentari Lega Nord per sostenere gestori messi in crisi da compagnie petrolifere


«Visto il momento di grande difficoltà della categoria dei gestori di stazioni di servizio, ho chiesto tramite il Gruppo parlamentare della Lega Nord di costituire un tavolo di confronto a Roma con le compagnie petrolifere, i gestori, i retisti e la politica. Il problema è che le compagnie petrolifere cedono i distributori ai retisti, che non rispettano gli accordi ma una volta acquisito l’impianto non mantengono il contratto». Ne dà notizia la Consigliere Segretario di Regione Lombardia Daniela Maroni, presidente provinciale e vice presidente nazionale FIGISC.«Il mercato dei carburanti in Italia vale 45 miliardi di euro all’anno, conta 80 mila lavoratori, 22 mila impianti e 450 aree di servizio autostradali. Un mondo – spiega Daniela Maroni – che però rischia di andare in crisi se non si interviene al più presto. Sì alla liberalizzazione del settore, ma regole certe per uno sviluppo competitivo del mercato».Daniela Maroni ha incontrato in queste settimane il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga e il senatore Nunziante Consiglio. Un incontro da lei sollecitato dopo aver affrontato il problema in Regione Lombardia con il capogruppo del carroccio al Senato, Gian Marco Centinaio. «Da anni vige l’irregolarità per la categoria dei gestori delle stazioni di carburante. Il legislatore è intervenuto in questi anni per allentare le maglie, ma poi non si è curato dei problemi che ne sono derivati, dando vita a una serie di irregolarità – commenta il Consigliere Segretario Daniela Maroni –. Ritengo manchi una vera politica di regolamentazione del settore. L’ambito dei gestori delle stazioni di carburante necessita di un maggiore interesse soprattutto in questo momento che è stato sottoposto a una liberalizzazione. Senza un intervento mirato, manca la possibilità di crescita del comparto e i gestori si vedono costretti a lasciare la propria stazione di servizio».Il Consigliere Segretario fa riferimento a quanto accaduto in Toscana: «Sono stati venduti 54 impianti ai retisti che hanno l’obbligo di utilizzo del marchio per dieci anni, ma che cambiano le regole sottoponendo i gestori a condizioni a dir poco sfavorevoli. Per chi gestisce la stazione di servizio mancanza la certezza. Manca infatti un soggetto che vada a normare i contratti, in quanto vengono tolte da essi le somme fisse e rivisto il margine di guadagno, oltre a non assicurare la manutenzione delle stazioni. Altri esempi arrivano dal Lazio e dalla Puglia, dove i rinnovi dei contratti hanno condizioni capestro». Se si tocca la situazione economica, Daniela Maroni sottolinea: «La rete assicura un margine lordo di 30 euro al metro cubo, con la cessione vengono proposti 25 di euro al mc lordi. Una situazione inaccettabile e improbabile per poter gestire una stazione di servizio».«Il Gruppo parlamentare della Lega Nord ha dato dimostrazione di credere nella categoria tanto che sia l’on. Fedriga che il sen. Consiglio hanno presentato un’interrogazione in Commissione. Nel documento viene chiesta la convocazione di un tavolo intorno al quale dovranno sedere le Compagnie petrolifere, le Associazioni di categoria, la politica. L’obiettivo è assicurare pari opportunità ai gestori affinché ritrovino il giusto e corretto ruolo nell’economia. Dobbiamo dire basta a operazioni di concorrenza sleale. È necessario garantire il margine di contrattazione ai gestori con le Compagnie petrolifere e con i retisti che fanno parte del mercato di extra rete. Ricordiamoci che la rete assicura ai retisti 300/320 euro al metro cubo: è evidente che il gestore onesto non è in grado di sostenere la loro concorrenza. A ciò si aggiunge la razionalizzazione della rete. Si pensava alla chiusura di 7 mila impianti e all’indennizzo di coloro che avrebbero dovuto chiudere con l’apposito fondo, ma l’azione non ha portato al risultato sperato, in quanto gli stessi impianti sono stati venduti ai retisti. Chiediamo inoltre – conclude Daniela Maroni – di monitorare sul prodotto di contrabbando che genera fattori anti concorrenziali. Abbiamo chiesto alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle dogane una maggiore attenzione». E se non dovesse essere convocato il tavolo? «Si sciopererà» conclude.