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SCUOLA, così migliaia di POSTI al Nord finiranno a PRECARI del MERIDIONE

Post n°1711 pubblicato il 09 Agosto 2014 da accorsiferro
 

Le 33.380 immissioni in ruolo assegnate dal ministero dell’Economia saranno preda di quanti si sono infilati in graduatoria contando su punteggi più alti

di Andrea Accorsi

Migliaia di posti di lavoro al Nord, che per la stragrande parte non saranno occupati da insegnanti del Nord. È il paradosso certificato in questi giorni dalle tabelle di ripartizione delle cattedre per ogni ordine di scuola (da quella dell’infanzia alle superiori di secondo grado) e le province.
Su ben 33.380 immissioni in ruolo assegnate dal ministero dell’Economia alla scuola (28.781 fra i docenti e 4.599 per il personale Ata), la maggior parte delle quali al Nord, ben pochi andranno ai precari che qui vivono. E che magari quei posti li attendono da anni, occupando i primi posti delle graduatorie. Colpa del meccanismo che ha permesso ai precari del Sud di infilarsi nelle stesse graduatorie. E di scalare posizioni su posizioni, grazie a punteggi più alti.
A determinare i punteggi sono vari fattori, dagli anni di servizio ai titoli culturali e scientifici acquisiti durante e prima di iniziare la carriera. Più punti si hanno, maggiori sono le possibilità di ottenere supplenze per lunghi periodi o di essere assunti. E siccome i punteggi al Sud sono elargiti con manica più larga, ecco che molti prof del Nord che si aspettavano di entrare finalmente in ruolo dal 2 settembre, si ritroveranno ad aspettare ancora il loro turno. Magari per altri anni.
Le quasi 29 mila cattedre da assegnare saranno ripartite, al 50 per cento, tra i vincitori degli ultimi concorsi e quanti si trovano nelle graduatorie provinciali ad esaurimento. È proprio in queste liste che negli ultimi due mesi si è verificata l’“invasione” di migliaia di precari meridionali. Col risultato che molte, in alcune province tutte, le cattedre disponibili saranno riempite da docenti extra-regione.
«Il dramma che stanno vivendo tanti insegnanti scavalcati del Nord non è casuale - rileva Mario Pittoni, nella scorsa legislatura capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione del Senato -. È figlio dello stop a suo tempo imposto dal Quirinale al congelamento delle graduatorie in attesa della riforma del reclutamento, contenuto in un nostro emendamento che aveva già ottenuto il via libera del Senato oltre che della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Ha completato la frittata l’accordo dell’ex ministro Carrozza con i sindacati per stravolgere un altro provvedimento da noi fortemente voluto: il vincolo di permanenza di cinque anni nella provincia di prima nomina in ruolo, ora ridotto a tre».
Da questa spirale negativa, per il Carroccio, si esce in un modo solo: regionalizzando il sistema di “reclutamento” degli insegnanti precari. «Una nostra proposta è depositata dalla passata legislatura - spiega Pittoni -. Il meccanismo che proponiamo può fungere da calmiere agli spostamenti dalle zone con meno opportunità di lavoro ma con valutazioni “generose”, a quelle con più posti disponibili ma maggiore rigore nei voti, evitando che candidati valutati con manica larga in altre realtà possano scavalcare chi merita. Toglie inoltre appetibilità ai corsi on line più o meno fasulli e allo scambio di favori tra strutture private e docenti (in particolare ore di insegnamento gratuite in cambio di punti). Mette infine in competizione gli aspiranti all’insegnamento iscritti ai vari albi regionali, spingendoli a migliorarsi. Un candidato bravo, ma iscritto in una regione dove i bravi sono tanti, sarà spinto a iscriversi nella regione vicina che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. A quel punto, gli iscritti in quella regione avranno tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi sfuggire l’opportunità di conquistare la cattedra».

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L’unica soluzione: concorsi pubblici REGIONALI

Salvini: «Non ho parole, chissà quanti degli insegnanti “fregati” hanno votato per Renzi...»

«Non ho parole». Così Matteo Salvini commenta su Facebook, condividendolo, un articolo di giornale sullo scandalo degli insegnanti del Nord scavalcati da quelli del Sud nelle graduatorie per l’assegnazione delle cattedre per il prossimo anno scolastico. Una stortura per risolvere la quale il Segretario federale suggerisce «concorsi pubblici regionali unica soluzione». Con una postilla al veleno: «P.s. Chissà quanti dei prof. “fregati” hanno votato per Renzi...».
Nelle Regioni dov’è al governo, la Lega da tempo si è mossa per dare la precedenza ai prof residenti su quelli provenienti da altre province della Penisola. Una politica che
deve però fare i conti con i limiti di manovra imposti dalle leggi nazionali.
«Pieni poteri alle Regioni sulla scuola, come sancito dalla Costituzione»: questo l’obiettivo annunciato del consigliere regionale lombardo Stefano Bruno Galli, per il quale «il disegno della Macroregione passa anche attraverso l’istruzione e la valorizzazione di lingue e culture locali». Per Galli «la volontà radicalmente autonomista è sostanzialmente una: la richiesta da parte delle Regioni della piena competenza legislativa in materia di istruzione, in base all’articolo 116  della Costituzione».
Maggiore autonomia nel campo dell’istruzione potrebbe portare benefici anche nella gestione delle graduatorie degli insegnanti, con una più efficace lotta al precariato. Un traguardo che però viene messo in serio pericolo dalla riforma istituzionale in dirittura d’arrivo in Parlamento, che dispone l’accentramento di molte competenze a danno degli Enti locali.
In Veneto «la Regione sta seguendo con particolare attenzione, e anche con preoccupazione, l’evolversi della rivisitazione delle graduatorie scolastiche da parte del ministero dell’Istruzione»: parole dell’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan. «La cosa ci riguarda in modo specifico - puntualizza Donazzan - perché se le cose restano così,  visto che in Veneto alcune graduatorie risultavano già esaurite, significherà che i nostri insegnanti precari aventi diritto al ruolo, in particolare in una disciplina come matematica, saranno superati nelle graduatorie “a pettine” da quelli di altre regioni con più punteggio».
Le graduatorie “a pettine” cui fa riferimento l’assessore sono quelle imposte dal Consiglio di Stato: in pratica, nelle graduatorie regionali, laddove ci sia disponibilità, vanno inseriti i precari in esubero di altri territori regionali. Contro questo principio, nella prossima riunione del coordinamento nazionale degli assessori regionali all’Istruzione la Regione del Veneto riproporrà la regola della “residenzialita”, già proposta tre anni fa e allora stoppata dalle Regioni del Sud. Con questa regola, l’insegnante precario che accetta l’inserimento in ruolo resterebbe per almeno cinque anni nel territorio dove gli è stata assegnata la cattedra.

dalla Padania del 9.8.14

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