Un po' di noi...

Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Bobo straccia i rivali Pronostici rispettati, male Albertini e M5S

Post n°1399 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Il neo governatore davanti ad Ambrosoli in 10 collegi su 12. La sua lista civica, in doppia cifra, e la Lega volano al 24%

di Andrea Accorsi

 

 

Roberto Maroni, come da pronostico, succede a Formigoni, straccia il rivale Umberto Ambrosoli e riesce là dove la Lega non era mai riuscita: governare la Regione dov’è nata e dov’è più radicata, testa e motore di un Paese in crisi irreversibile, e che ora guarda al futuro attraverso la grande Macroregione padana.
Il Segretario federale della Lega ha vinto in tutti i collegi della regione due, Milano e Mantova. Mentre l’avvocato pescato dal centrosinistra non incanta i lombardi e rimette nel cassetto i sogni di una nuova “festa di liberazione” gridata in piazza Duomo a Milano. Non convince neppure la candidata presidente dei grillini, Silvana Carcano, che raccoglie un dato sensibilmente inferiore rispetto al voto politico (nei tre collegi lombardi della Camera il Movimento di Beppe Grillo viaggia tra il 18 e il 21%, al Senato sopra il 17%). Male, molto male Gabriele Albertini, che paga sia il tramonto dell’Udc (intorno al misero 1% delle Politiche), sia lo scarso appeal della sua lista civica. Nella sua Milano, l’ex sindaco riscuote appena un punto percentuale in più rispetto al resto della regione.
Fra le liste, spicca il risultato della civica “Maroni presidente”, capace di andare in doppia cifra, quinto partito lombardo a tre punti percentuali dalla Lega, quarta dopo Pd, Pdl e M5S. La somma dei voti della civica maroniana e della Lega raggiunge il 24% del totale, più di quelli ottenuti in Lombardia alle Politiche. Senza contare che in Regione Tremonti con la sua “3L” faceva corsa a sé.

 

dalla Padania del 27.2.13

 
 
 

Il Movimento di Grillo ha una “stella” in più: Prodi al Quirinale

Post n°1398 pubblicato il 23 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Grandi manovre dei grillini per il dopo-voto, non solo in Parlamento ma anche per la designazione del successore di Napolitano

di Andrea Accorsi

 

Alla fine si sono dovuti scomodare con tanto di comunicato ufficiale. Il senso è suppergiù questo: il Movimento 5 Stelle, quello dei duri e puri, quello che non scende a compromessi con nessuno ma marcia dritto verso l’(auto)distruzione della politica, non sta trattando con nessun altro partito o leader politico in vista del dopo-voto. Punto. Una smentita ufficiale che sa tanto di pezza buttata lì per prendere tempo: prima votiamo, incassiamo una valanga di voti, diventiamo uno dei primi partiti d’Italia e poi si vedrà. La sensazione che lascia addosso, però, è un’altra. Esattamente l’opposto. E cioè che, sotto sotto, i grillini stanno già guardandosi intorno per capire in quali direzioni sondare il terreno in vista di alleanze. Non solo per formare una maggioranza e governare, ma anche per influire sulla scelta del successore di Napolitano al Quirinale.
Le profferte, del resto, sono note. Bersani in persona ha aperto allo «scouting» fra i grillini che entreranno in Parlamento, prima ancora di vedere quanti e soprattutto chi saranno. Tradotto: il leader Pd sogna una “campagna acquisti” nelle file del M5S. Per governare insieme o per ingrossare le file del Pd a scapito dei grillini, poco importa. Per D’Alema i seguaci del Beppe genovese sono «interlocutori preziosi», tanto basta e tanto conta.
Primo banco di prova: l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Individuato nella persona, udite un po’, di Romano Prodi, a dire il vero già da un bel pezzo fra i protagonisti del toto-Quirinale. Come ha rivelato il Messaggero, Prodi in persona si è visto pochi giorni fa con Gianroberto Casaleggio, autentico deus ex machina della comunicazione politica di Beppe Grillo. Argomento della conversazione: il soglio quirinalizio, appunto. E magari anche qualcos’altro.
Di qui la replica piccata dei grillini, almeno di quelli che vorrebbero - e chissà se ci riusciranno - guidarli e gestirli. «Il Movimento 5 Stelle tiene a ribadire che non ha referenti di alcun livello perché rinnega questo tipo di gerarchie deleganti e autoreferenziali - si legge in un comunicato diffuso ieri dall’ufficio stampa del Movimento -. Pertanto diffida chiunque, candidato e non, dal conferire incarichi o prendere accordi con altre organizzazioni politiche, prima e/o dopo le imminenti elezioni». Chissà se anche Casaleggio è estraneo alle «gerarchie deleganti e autoreferenziali». Intanto, però, gli approcci a sinistra ci sono stati. Lo conferma la portavoce ufficiale di Prodi, Sandra Zampa, che ricorda l’incontro tra l’ex premier e Casaleggio avvenuto alcuni mesi fa a Milano, in occasione del World business forum. Un incontro, va da sé, casuale e nel quale si sarebbe parlato di tutto fuorché di politica. A battute, Grillo e Prodi già se la intendono.

 

dalla "Padania" del 23.2.13

 

 
 
 

Accorsi ospite di Radio24

Post n°1397 pubblicato il 19 Febbraio 2013 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

Domenica 17 febbraio 2013 Andrea Accorsi è stato ospite in diretta della trasmissione "Il riposo del guerriero" condotta da Stefano Gallarini su Radio 24. Argomento: "Un santo per ogni occasione".
Insieme a Daniela Ferro, Accorsi si è occupato in particolare di Sant'Ambrogio, fondatore della Chiesa ambrosiana e patrono di Milano, nei libri 101 personaggi che hanno fatto grande Milano e Il grande libro dei misteri di Milano, entrambi editi da Newton Compton.
Ascolta la trasmissione qui (l'intervento di Accorsi è compreso tra i minuti 40 e 45):

www.radio24.ilsole24ore.com/player.php?channel=2&idpuntata=gSLAIIaEI&date=2013-02-17&idprogramma=riposo-guerriero

 
 
 

Quell’arma fantasma degli anni di piombo rimasta senza padroni

Post n°1396 pubblicato il 09 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Sparita e riapparsa più volte, “firmò” delitti eccellenti. Alla vigilia dell’anniversario dell’omicidio del padre, Lorenzo Conti attacca: «Quante voragini nelle inchieste giudiziarie. Ancora oggi qualcuno vuole mantenere oscura la verità. Lo Stato ce la dica, o lo denuncerò»

di Andrea Accorsi

 

C’è un’arma “fantasma” dietro alcuni dei più gravi attacchi delle Brigate Rosse. Un’arma che, oltre a seminare morte in nome della guerra all’«imperialismo occidentale», ha aperto buchi inquietanti nelle maglie della giustizia e della verità storica. È una Skorpion, la pistola-mitragliatrice assurta a triste simbolo degli anni di piombo. Un esemplare di quest’arma micidiale ha “firmato” ben cinque omicidi nell’arco di dieci anni, prima di sparire per sempre, come gli assassini che l’hanno usata.
Dalla strage di Acca Larentia nel 1978 (nella foto) all’omicidio del senatore dc Roberto Ruffilli, passando per i delitti Tarantelli e Conti, a sparare è stata sempre la stessa mitraglietta. Oggi quell’arma risulta scomparsa: nessuno sa - o vuole dire - che fine abbia fatto. Ma sul suo conto ci sono alcuni passaggi sorprendenti. Nel 1971 la Skorpion fu comprata regolarmente (prima che, nel 1975, il commercio di armi da guerra diventasse illegale) in un’armeria di Sanremo dal cantante Jimmy Fontana (ricordate Il mondo?), al secolo Enrico Sbriccoli, coautore della notissima Che sarà e grande appassionato di armi. Nel 1977 Sbriccoli/Fontana però si disfò di quell’arma, vendendola - come ha dichiarato - presso un’armeria della capitale a un funzionario di polizia, Antonio Cetroli, allora dirigente del commissariato Tuscolano a Roma. Circostanza che Cetroli ha sempre smentito.
Un anno dopo, l’arma viene usata per la prima volta nell’agguato che costa la vita a due attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, davanti a una sede dell’Msi proprio al Tuscolano. Un assalto rimasto senza colpevoli. L’anno seguente l’arma viene trovata e sequestrata in un covo delle Br a Roma, in viale Giulio Cesare. Ma nel 1985 torna a colpire: sotto i suoi colpi cade, all’università di Roma, il professore Ezio Tarantelli. L’anno dopo, a Firenze, tocca all’ex sindaco della città, il repubblicano Lando Conti (domani ricorrerà il 27° anniversario). Infine, nel 1988, l’omicidio Ruffilli.
I passaggi di mano dell’arma rimangono a tutt’oggi un mistero. Come i nomi dei sicari che se ne servirono. La Skorpion fu davvero venduta dal primo proprietario a un funzionario di polizia? Com’è finita in mano ai terroristi? E come mai, se venne sequestrata già nel 1979, è tornata negli arsenali delle Br-Pcc (Partito comunista combattente?
Quanti fantasmi. L’unica persona in carne e ossa legata a quei fatti è la brigatista Barbara Balzerani, che dopo la morte di Lando Conti ne rivendicò l’omicidio dal carcere di Napoli, dov’era detenuta. Eppure a suo carico non venne aperta alcuna indagine. Un altro aspetto sconcertante di una vicenda che ha toccato il fondo quattro anni fa, con la decisione della Procura di Firenze di archiviare l’inchiesta. Lasciandola così senza colpevoli.
«Sull’omicidio di mio padre ci sono autentiche voragini giudiziarie - dice alla Padania Lorenzo Conti, che quando perse il padre aveva vent’anni -. Ancora oggi qualcuno vuole mantenere oscura la verità. Ci sono molto probabilmente implicazioni dei servizi segreti, quindi lo Stato dovrebbe dire cose scomode e preferisce tacere, chiudendo il caso sotto il profilo sostanziale. Purtroppo - continua Lorenzo Conti - nelle nostre istituzioni ci sono ancora soggetti che hanno avuto un passato nel terrorismo, o un rapporto parallelo a fenomeni terroristici. Chi ha paura che questi soggetti parlino? Noi familiari delle vittime, no di sicuro. Noi aspettiamo la verità. Se entro il 30 giugno non ce la diranno, procederò per vie legali contro lo Stato italiano, che ha commesso un’infinità di reati. Quantomeno, non potrò mai avere il rimpianto di dire: non c’ho provato».

 

dalla "Padania" del 9.2.13

 
 
 

Effetto Berlutelli, Balosconi continua la RIMONTA

Post n°1395 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

SuperSilvio come SuperMario: dissolto il divario dai “cugini”, di colpo si riaprono giochi che fino a poco fa sembravano preclusi

di Andrea Accorsi

 

È tornato alla ribalta. E si è subito preso tutta la scena. Sembrava fuori dai giochi, prigioniero dei propri vizi e capricci, additato come cattivo esempio dai consumatori di cronache avulse dal suo vero campo d’azione. E invece, fin dalla prima uscita ha fatto il botto. La sua doppietta lo ha rilanciato in pieno, restituendogli consensi e credibilità. E ha ridato fiducia ad una squadra che sembrava sconfitta in partenza, galvanizzato l’ambiente, spalancato di colpo traguardi prima lontanissimi, se non irraggiungibili. Per il delirio dei suoi tifosi e il rosicare dei “cugini” antagonisti.
SuperSilvio come SuperMario. La doppietta del Cavaliere sull’Imu («la tolgo», «la rimborso») come le bordate della punta in campionato. In quello elettorale, la forbice tra centrodestra e centrosinistra si è drasticamente ridotta: gli ultimi sondaggi concordano nell’attribuire alla coalizione Pdl-Lega un ritardo ormai non superiore ai quattro punti percentuali rispetto agli antagonisti. Un’inezia rispetto agli inizi della campagna elettorale, che dunque da qui al 24 febbraio potrebbe essere del tutto riassorbita. Yes, we can. Anche perché alcuni di quei sondaggi non tengono ancora conto dell’“effetto Imu”, ovvero delle ricadute di consensi all’annuncio del Cavaliere di voler non solo cancellare l’imposta sugli immobili (come fatto subito dopo l’insediamento del suo precedente governo) ma addirittura di rimborsare ai cittadini quanto pagato per quella voce nel 2012.
In questo scenario, se al Senato fin dall’inizio la partita tra le due grandi coalizioni si prospettava sostanzialmente in parità, oggi come oggi Pdl e Lega se la giocherebbero anche alla Camera, dove finora sembrava persa in partenza. Il tutto non fa che alimentare il nervosismo a sinistra, come accade a certe squadre frettolosamente date per vincenti appena dopo il mercato estivo.
Monti e Bersani addirittura sarebbero «disperati»: la sinistra «credeva di avere la vittoria a portata di mano», invece «la distanza dalla sinistra si riduce, li abbiamo raggiunti e siamo in area di sorpasso». Intervistato da Studio Aperto, il Cavaliere torna all’attacco. La Champions da vincere, stavolta, è il recupero della controparte. Impresa che, assicura, è alla portata del centrodestra. «Sondaggi ufficiosi - dice -ci mostrano vicini e in certe regioni alla pari con la sinistra». E già mette nel mirino le prossime partite, pardon proposte: «Prima del 24 febbraio ne arriveranno altre economiche per il bene del Paese». Mai campionato è stato così aperto.

 

dalla Padania del 6.2.13

 

 
 
 

Relazioni pericolose tra Bersani e Monti. Maroni: galeotta fu Mps

Post n°1394 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

Il leader Pd «prontissimo» a collaborare col Prof «contro il leghismo», l’ex premier si dice disponibile

di A. A.

Dalle Alpi ai Palazzi romani, ovunque è inciucio. L’asse Monti-Bersani trova nuovi puntelli nello scambio di cortesie intercorso ieri tra i due leader. Esordisce il segretario del Pd: siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze anti Lega e anti Berlusconi. Un po’ miserella dal punto di vista propositivo, ma la avance è fatta. Immediata la risposta dell’ex premier, che si dice disponibile ad allearsi con chiunque voglia fare le riforme. Le sue, naturalmente. Ma per Maroni tutto questo teatrino nasconde l’interesse comune a uscire in qualche modo dal pantano Monte dei Paschi. «Bersani si dice “prontissimo” a collaborare con Monti. Che c’entri una certa banca di Siena? Più dell’onor potè l’inciucio...» il tweet del segretario federale.
«Noi siamo prontissimi a collaborare con tutte le forze contro il leghismo, contro il berlusconismo, contro il populismo. E quindi certamente anche con il professor Monti»: così Pier Luigi Bersani da Berlino ha teso la mano al premier uscente, ricordando che il Pd è stato uno degli artefici del governo tecnico. Come ben sanno i cittadini che di quel governo hanno pagato, e care, tutte le azioni intraprese.
«Monti è arrivato da solo -sottolinea orgoglioso Bersani -. Era il professor Monti. Gli abbiamo dato noi la maggioranza. Lo abbiamo voluto noi. Abbiamo affrontato insieme il popolo per le riforme e ci sentiamo protagonisti nel bene e nel male di questo anno e mezzo. Ora bisogna andare avanti e fare le elezioni».
Per il suo segretario, il Partito democratico mantiene la sua «disponibilità a discutere con forze moderate e centrali, come quelle di Monti» dopo il voto. Per fare cosa? «Riforme, governo? Si vedrà. Perché c’è anche il merito e ho visto delle cose, come sulle unioni civili, che non mi convincono. Alleanze, ma non a tutti i prezzi» puntualizza Bersani.
Da Pordenone, in uno degli appuntamenti pubblici del suo tour in Friuli, Mario Monti ha accolto così le parole di Bersani: «Sarò disponibile, con la forza politica nuova che nasce, ad alleanze con tutti coloro, e solo coloro, che saranno seriamente impegnati sul piano delle riforme strutturali».
In precedenza, Monti aveva chiarito di non essere salito in politica «per offrire un’ancora di salvataggio a Casini e a Fini», aggiungendo: «Non credo ne avessero bisogno. Il mio obiettivo - ha proseguito il Professore - è offrire un’ancora alla società civile per entrare in politica e costruire un Paese più moderno e più equo». In ogni caso, per Monti il tema delle alleanze non è prioritario, almeno in questo momento: «Sono una cosa importante, ma è un nodo post elettorale».
Nel centrodestra, mentre nel Pdl il presidente del Senato Renato Schifani si augura «fortemente» che il matrimonio tra Bersani e Monti «non accada», il capolista della Lega Nord per la Camera in Trentino, Maurizio Fugatti, trova conferma che «il governo Monti è stato il peggior nemico delle autonomie e ha messo in ginocchio tutto il Nord soffocando di tasse imprese e famiglie. Un programma scellerato che evidentemente si appresta a portare avanti con i suoi alleati della sinistra».

dalla "Padania" del 6.2.13

 
 
 

Maroni agli imprenditori: «Monti se ne frega del Nord»

Post n°1393 pubblicato il 02 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

MONZA - Monti se ne frega del Nord. La riprova? L’annuncio del Prof di voler ridurre l’Irap a partire dalle aziende del Meridione, come previsto dal suo programma per il Sud. L’ennesimo scivolone del “tecnico” che non sfugge a Maroni. Il candidato governatore della Lombardia lo twitta nel pomeriggio: «Monti se ne frega del Nord. Io dico forte “prima il Nord” e “Lombardia in testa». E lo ripete a voce, in serata a Monza, nella sede dell’Artigianato e piccole aziende (Apa) Confartigianato Imprese di Milano, Monza e Brianza, nell’incontro con la giunta esecutiva dell’associazione.
La sala è gremita, con Maroni c’è anche Andrea Gibelli, vice presidente uscente della Regione, dove ha ricoperto l’incarico di assessore alle Attività produttive. Scopo dell’incontro, oltre che presentare il proprio programma per le imprese, ascoltare e raccogliere richieste e suggerimenti direttamente da chi fa impresa. E si scontra tutti i giorni, da anni, con problemi gravi e concreti quali i costi della burocrazia, la carenza di infrastrutture, le difficoltà nell’accesso al credito, la mancanza di strumenti adeguati per sostenere soprattutto le microimprese, autentico tessuto connettivo e propulsivo del cuore industriale lombardo.
Il primo grido di dolore riguarda proprio l’accesso al credito, vitale per fare impresa eppure così difficile. Poi c’è il rapporto sulle condizioni di crescita della micro impresa. E ancora, il rapporto con le banche e con la burocrazia, che continua ad essere un elemento decisivo, in negativo. C’è chi reclama maggiori investimenti nelle infrastrutture, chi invoca una riduzione dei costi energetici. Non ultimo, anzi d’obbligo per il territorio brianzolo, un appello per la tutela di quel particolare patrimonio economico e culturale rappresentato dall’autodromo di Monza. Sempre a rischio di chiusura o di esclusione dalla Formula Uno, ma capace di generare un notevole indotto e di vivere tutto l’anno, non solo in occasione del GP d’Italia, che semmai è insieme traguardo e motore di tutto il mondo che ci gira intorno. Su quattro e due ruote.

dalla Padania del 2.2.13

 
 
 

Il tesoriere della Lega: la nostra campagna elettorale costerà 5 MILIONI

Post n°1392 pubblicato il 01 Febbraio 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Stefani: «Cifra in linea col passato che proviene dai contributi elettorali accantonati e da quelli versati da parlamentari e consiglieri regionali»

di Andrea Accorsi

«Per la campagna elettorale spenderemo cinque milioni di euro. Quanto ai bilanci, i leghisti possono stare tranquilli: non scapperà un solo centesimo». Dopo le polemiche dei giorni scorsi tra Gabriele Albertini e il coordinatore della campagna elettorale di Maroni alla Regione Lombardia, Stefano Candiani, il tesoriere della Lega Nord, Stefano Stefani, sgombra il campo dalle illazioni e fa i conti alla campagna in corso per le Politiche e le Regionali.
«Confermo la cifra di cinque milioni di euro complessivi, considerata la doppia campagna, per le Politiche e per le Regionali» esordisce Stefani. Che aggiunge trattarsi di una cifra in linea con le campagne elettorali del passato: «Se consideriamo che è in gioco la Lombardia, che è una passaggio molto importante, abbiamo investito come le altre volte».
Va da sé che il grosso dell’investimento riguarda la Lombardia, dove sarà destinata la maggior parte delle risorse. Il resto verrà così ripartito fra le singole segreterie nazionali del Movimento: 840 mila euro al Veneto, 354 mila al Piemonte, 168 mila all’Emilia, 76 mila alla Romagna, 126 mila al Friuli-Venezia Giulia, 113 mila alla Liguria, 68 mila alla Toscana, 17 mila alla Valle d’Aosta e 14 mila all’Umbria. «Questi fondi -spiega Stefani - sono parte dei contributi elettorali che abbiamo accantonato e parte dei contributi che hanno versato tutti i parlamentari e i consiglieri regionali».
La cifra investita dal Carroccio non si discosta molto da quelle rese note dai (pochi) altri partiti che hanno scelto la linea della trasparenza. L’Udc, per voce del responsabile amministrativo Antonio De Poli, ha reso noto che spenderà 3,2 milioni, mentre il Pd ne ha dichiarati 6,5.
«Non so cosa spendano gli altri - si schermisce Stefano Stefani - ma una cosa posso dirla: noi dichiariamo il centesimo e renderemo conto delle spese al centesimo».
A repubblica.it il tesoriere del Carroccio ha anche espresso la speranza di «recuperare i soldi che ci hanno ciulato». «Ha voluto essere una battuta» sorride, per poi farsi subito serio: «Abbiamo fatto i conti e penso che al momento opportuno ci costituiremo parte civile. Speriamo di recuperare il maltolto. Non sono molti soldi - tiene a precisare - rispetto a quelli di altri partiti. Se penso ai milioni distratti dalle casse del partito da Lusi (l’ex tesoriere della Margherita accusato di essersi appropriato di oltre 23 milioni, nda), i nostri sono inezie».
Come amministratore del Movimento, Stefani tiene a sottolineare che «i leghisti devono stare tranquilli. Anche perché abbiamo una società di revisione che per certificarci i bilanci ci impone alcuni passaggi strettissimi. Ci controllano tutto, abbiamo introdotto tra l’altro un regolamento di contabilità suggerito da loro che è estremamente vincolante. Non scapperà un centesimo - conclude -, sono pronto a sottoscriverlo».

dalla Padania del 31.1.13

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: accorsiferro
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IL FILM CHE ABBIAMO VISTO IERI SERA

Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionato con la mutua**

Legenda:

** = merita
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Andrea:

Kate Quinn

Fiori dalla cenere

(Nord)

 

I NOSTRI LIBRI PREFERITI

Anna Karenina di Lev Tolstoj

Assassinio sull'Orient-Express di Agatha Christie

Cime tempestose di Emily Bronte

Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

Genealogia della morale di Friedrich Nietzsche

Guerra e pace di Lev Tolstoj

Illusioni perdute di Honoré de Balzac

Jane Eyre di Charlotte Brontë

Le affinità elettive di Johann W. Goethe

Madame Bovary di Gustave Flaubert

Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

 
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