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Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi di Aprile 2013

La Lega si astiene «Le poltrone non ci interessano, ora i fatti»

Post n°1418 pubblicato il 30 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Giorgetti: non remeremo a favore ma nemmeno contro, terremo il timone nella giusta direzione

di Andrea Accorsi

 

«Abbiamo deciso di astenerci. Non remeremo a favore ma nemmeno contro, terremo il timone affinché si proceda nella giusta direzione». Così il capogruppo della Lega alla Camera, Giancarlo Giorgetti (nella foto), ha illustrato la posizione del Movimento sul governo di Enrico Letta intervenendo in Aula per le dichiarazioni di voto.
«A priori non possiamo metterci contro ministri nuovi prima di averli messi alla prova - ha esordito Giorgetti -. Non abbiamo pregiudizi, vogliamo verificare i programmi». Rifacendosi alla volontà espressa da Letta di usare «un linguaggio di verità», Giorgetti ha detto che «sulle emergenze economiche, sulle riforme e sull’Europa», cioè sui temi del suo discorso, Letta «ha evitato attentamente tutte le questioni che avrebbero potuto dividere la maggioranza, come lo ius soli. Ha fatto un elenco di questioni emergenziali in un discorso ecumenico, che però è da libro dei sogni».
«Sappiamo tutti - ha incalzato Giorgetti - che fra i problemi di questo Paese ci sono la disoccupazione, specie quella giovanile, il precariato, le tasse troppo alte, il problema del credito, in particolare per le Pmi, la giustizia certa ed equa, i giovani che non studiano e non lavorano, il Sud, mentre si è dimenticato del Nord. Ma francamente faccio fatica a trovare nel suo discorso programmatico le politiche concrete che siano risolutive di questi problemi».
In alcuni casi, ha distinto il capogruppo leghista, «le intenzioni sono sembrate tanto onerose da essere impraticabili»; in altri, «contraddittorie», come nel confermare l’impianto del Def e poi affermare che l’Imu non sarà pagata a giugno. «Ma immagino - ha punzecchiato Letta - entro dicembre. Così rischia di prendere in giro la gente, che si aspetta franchezza e verità. Se fosse per questo, la Lega Nord dovrebbe negare la fiducia». Ma c’è anche un bicchiere mezzo pieno.
«Altri passaggi sono interessanti. Come l’importanza strategica attribuita all’Expo, con quella visita a Milano quasi preannunciata come prosecuzione del tour nelle capitali europee. Il resto - ha tagliato corto Giorgetti - appartiene alla logica dei sogni».
Apprezzamento anche per la «fase nuova richiamata su politica e istituzioni. Nella storia recente della Repubblica - ha ricordato il capogruppo di Montecitorio - diverse modifiche costituzionali sono state approvate, altre ahimè non ratificate dal popolo italiano. Tante questioni richiamate erano nella legge sulla Devolution, che disgraziatamente la politica avvelenata e le contrapposizioni ideologiche di quegli anni hanno cassato senza valutare nel merito». È piaciuto soprattutto «il piglio ultimativo: sì alla Convenzione per le riforme, ma se entro 18 mesi non porta a nulla, si va tutti a casa».
Anche sull’Europa finalmente la Lega, da sempre «non euroscettica ma eurocritica», ha visto condivise le sue affermazioni di «crisi di legittimità e democrazia, laddove il popolo dovrebbe eleggere direttamente il presidente degli Stati uniti d’Europa».
In definitiva, «certo per noi sarebbe più comodo stare all’opposizione - ha concluso Giorgetti -. Alla Lega Nord non interessano le poltrone del Copasir e della Vigilanza Rai. Abbiamo deciso di astenerci. Non è una fuga dalle responsabilità o una fuga dalla realtà. La Lega è la forza politica che governa il Nord, dove si produce il 38% del Pil e si paga il 46% delle tasse allo Stato italiano. Questa è la realtà, e non posso nemmeno pensare a un Esecutivo che governi contro il Nord o lo induca a schierarsi contro il governo. Ci interessa invece essere protagonisti di una stagione di riforme che Letta intende avviare da subito e per 18 mesi: parole concrete e chiare che meritano, queste sì, un’apertura di credito».

 

dalla "Padania" del 30.4.13

 
 
 

Tante promesse, briciole al Nord

Post n°1417 pubblicato il 30 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il discorso di Letta alla Camera per la fiducia: nessun cenno alle politiche sugli immigrati, né alla Macroregione. Ma dice sì alla Convenzione sulle riforme, a completare il Federalismo fiscale e ad allentare il patto di stabilità

di Andrea Accorsi

Cita il Papa e Beccaria, paragona il Paese a Davide in lotta contro Golia, annuncia una serie di misure concrete su fisco, imprese e lavoro. Mentre glissa su ius soli e simili amenità, ma anche sulla Macroregione del Nord.
Nel suo intervento alla Camera da presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta inserisce nel programma di governo solo uno dei tre «punti specifici» chiesti dalla Lega (la nascita della Convenzione sulle riforme per rilanciare il Federalismo costituzionale e fiscale) e tralascia gli altri due (il sostegno alla Macroregione e una redistribuzione delle risorse che ne trattenga almeno il 75% sul territorio che le genera). Insomma, il bicchiere e più vuoto che pieno, e la sostanza è tutta ancora allo stadio larvale di promesse. Ma fra queste si ritrovano alcuni cavalli di battaglia del Carroccio.

Ecco i punti salienti del programma esposto da Letta.
ECONOMIA. «La situazione economica è ancora grave»: colpa «del debito pubblico accumulato in passato, che grava come una macina sulle generazioni future».
MONTI. Letta ha dato atto del «grande sforzo di risanamento del precedente governo, che è stato premessa della crescita».
EUROPA. «È in crisi di legittimità ed efficacia proprio quando tutti i membri ne hanno più bisogno». Il premier incaricato ha quindi annunciato che domani e giovedì sarà in visita a Bruxelles, Berlino e Parigi «per dare un segno che il nostro governo è europeo ed europeista».
RIPRESA. «Le politiche per la crescita non possono più attendere. Troppe famiglie sono in preda a disperazione e scoramento. Senza crescita e coesione, l’Italia è perduta».
DEBITO PUBBLICO. «Basta coi debiti scaricati sulle spalle delle generazioni successive. La riduzione fiscale senza indebitamento sarà il nostro impegno continuo e a tutto campo».
TASSE. «Vogliamo ridurre le tasse sul lavoro: quello stabile, quello sui giovani e sui neo assunti. Vareremo una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come l’edilizia; introdurremo mutui agevolati per le giovani coppie; stop ai pagamenti di giugno».
PATTO DI STABILITÀ. Fra gli altri obiettivi annunciati da Letta, «il pagamento di parte dei debiti delle Amministrazioni pubbliche», «l’allentamento del patto di stabilità interno», «la rinuncia all’inasprimento dell’Iva», «l’aumento della dotazione del fondo di garanzia per le Pmi e del fondo di solidarietà per i mutui».
SPRECHI. «Evitare la dispersione a pioggia delle poche risorse e innescare meccanismi virtuosi».
RICERCA. «Un grande piano pluriennale per l’innovazione e la ricerca in nuovi settori di sviluppo». «Una politica industriale moderna che valorizzi anche e soprattutto le Pmi, vero motore dello sviluppo del nostro Paese».
BUROCRAZIA. «Rivedere l’intero sistema delle autorizzazioni per snellire le procedure».
FISCO. «Non si possono chiedere sacrifici sempre e soltanto ai soliti noti». «Una ferrea lotta all’evasione senza che la parola Equitalia provochi brividi quando viene evocata».
SUD. «Metterlo in condizioni di crescere da solo, puntando anche sulla buona gestione dei fondi europei».
LAVORO. Letta annuncia «il rifinanziamento delle casse integrazioni in deroga», migliorie agli ammortizzatori sociali «estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari», «forme di reddito minimo per famiglie bisognose con figli» e «forme di gradualizzazione al pensionamento, con 3-4 anni di anticipo e penalizzazione proporzionale delle rendite. E sugli esodati: «Con essi la comunità nazionale ha rotto un patto, la soluzione del problema è un impegno prioritario di questo governo».
RIFORME. «Sarebbe bene che il Parlamento adottasse le sue risoluzioni sulla base delle proposte di una Convenzione anche di esperti non parlamentari che parta dai lavori della scorsa legislatura e dei saggi».
CASTA. «Ognuno deve fare la sua parte e per fare un esempio dico una cosa che non sanno nemmeno i ministri: il primo atto del governo sarà eliminare con urgenza lo stipendio dei ministri parlamentari in aggiunta all’indennità». «Abolire il finanziamento pubblico ai partiti e rivedere le leggi per i gruppi parlamentari e regionali».
FEDERALISMO. Il deputato del Pd annuncia l’intenzione di «istituire il Senato delle Regioni e delle Autonomie», l’«abolizione definitiva» delle Province e la volontà di «chiudere la partita del Federalismo fiscale salvaguardando la centralità e valorizzando le Regioni a statuto speciale».
LEGGE ELETTORALE. «Le prossime elezioni saranno le ultime con quella vigente».
MURI. «Dobbiamo abbattere i muri tra Nord e Sud del continente, come del Paese».

dalla "Padania" del 30.4.13

 
 
 

IL NORD VINCE CON LA MACROREGIONE

Post n°1416 pubblicato il 29 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Che cos’è, come funzionerà e quali vantaggi porterà l’unione delle Regioni del Nord

di Andrea Accorsi

È stata la grande novità dell’ultima campagna elettorale, sarà il futuro dell’azione congiunta delle Regioni del Nord. Ancora una volta, la Lega Nord ha giocato d’anticipo su tutte le altre forze politiche, mettendo sul piatto una proposta chiara, concreta e utile: la “Macroregione Alpina” o Macroregione del Nord. Un nuovo soggetto che raccoglie le Regioni padane, ne coordina lo sviluppo, risponde con più efficacia ai loro problemi e consente ai venti milioni di abitanti che le popolano di avere molto più peso sia rispetto a Roma, sia a Bruxelles. Capitali lontane che faticano a comprendere le loro necessità, ancora prima di tentare di soddisfarle.
COMUNITÀ. In senso stretto, una Macroregione è un raggruppamento di Enti locali o regionali, anche di diversi Paesi, che abbiano uno o più caratteri comuni, a cominciare dalla loro geografia. Possono affacciarsi sullo stesso mare o massiccio montuoso, essere compresi nella stessa pianura o bacino fluviale. Da qui derivano sfide comuni, che quei territori decidono di affrontare cooperando tra loro. Nessun nuovo livello istituzionale, dunque, ma un semplice accordo stretto in nome della cooperazione. Perché se è vero che l’unione fa la forza, l’unione fra soggetti “simili”, e talvolta divisi da confini ereditati dal passato e ormai antistorici nell’era della globalizzazione, ne favorisce la compattezza e il progresso comune.
AUTONOMIA. I vantaggi di una Macroregione sono numerosi ed evidenti. Le amministrazioni pubbliche possono svolgere i loro compiti in maniera più efficace, migliorare i servizi pubblici e di conseguenza la qualità della vita dei cittadini. Le Macroregioni, inoltre, possono innalzare il livello dello sviluppo sociale ed economico, creare nuove opportunità in termini di occupazione, accrescere la produttività, pianificare meglio la tutela dell’ambiente, affinare i rapporti di “vicinato” e promuovere gli scambi culturali. Ma nel medio-lungo termine possono anche ambire a negoziare con i governi centrali la cessione di competenze sempre più ampie, fino a conquistare vasti ambiti di autonomia dall’istruzione alla sanità, dalla sicurezza al fisco.
In Europa la prima Macroregione è nata quattro anni fa, diverse altre sono allo studio o stanno per essere avviate. Del resto, il riconoscimento dei vantaggi apportati dalla cooperazione fra Regioni e la conseguente eliminazione degli ostacoli che si frappongono fra di esse costituiscono un pilastro del progetto europeo. Una disposizione essenziale che ritroviamo sia nella Carta europea dell’autonomia locale che nel Quadro di riferimento per la democrazia regionale, dove si afferma il diritto degli Enti territoriali di associarsi e cooperare con Enti omologhi di altri Paesi su questioni che rientrano nel loro ambito di competenza.
UNIONE.  Nell’agenda dei governatori del Nord c’è l’unione di Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia per creare una sorta di confederazione delle quattro Regioni, che si formerebbe facendo leva sul principio dell’autodeterminazione dei popoli, attraverso un referendum nelle regioni interessate come previsto dall’art. 132 della Costituzione. La proposta si completa con un nuovo sistema fiscale che consenta agli stessi territori di trattenere il 75% delle tasse generate. La strada è già tracciata: tocca ai popoli del Nord seguirla fino in fondo.

dalla Padania del 7.4.13

 
 
 

L'ultimo libro di Accorsi e Ferro su AntimafiaDuemila

Post n°1415 pubblicato il 20 Aprile 2013 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

Il sito AntimafiaDuemila, fondato nel 2000 da Giorgio Bongiovanni e dedicato a informazioni su Cosa Nostra e le organizzazioni criminali connesse, ha pubblicato una recensione sull'ultimo libro di Andrea Accorsi e Daniela FerroGli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia. Leggi l'articolo completo qui:
http://www.antimafiaduemila.com/book/4-cultura/798-gli-attentati-e-le-stragi-che-hanno-sconvolto-litalia.html.

 
 
 

Lettera43 recensice il nuovo libro di Accorsi e Ferro

Post n°1414 pubblicato il 13 Aprile 2013 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

"Andrea Accorsi e Daniela Ferro ricostruiscono con cura minuziosa la nostra storia, ripercorrendone i fatti di sangue e le anomalie che ci assegnano un triste primato in Occidente, tra mafia e brigatismo". Così il quotidiano on line Lettera43 recensisce il nuovo libro dei due autori, Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (Newton Compton, pp. 417, e-book 5,99 euro).
Leggi la recensione completa qui: http://www.lettera43.it/cultura/la-casta-va-all-inferno-con-il-nuovo-dante_4367590389.htm.

 
 
 

Ue severa con l’Italia: «Mai parlato di tempi più lunghi per abbattere il deficit»

Post n°1413 pubblicato il 05 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Il portavoce della Commissione europea, Bailly: proroga possibile solo per Francia, Spagna e Portogallo, decideremo entro la fine di aprile

di A. A.

 

Linea dura di Bruxelles con il Belpaese sul taglio del deficit. «Non ricordo alcuna dichiarazione della Commissione che annunci l’intenzione di concedere altro tempo ad altri Paesi» ha sottolineato il portavoce della Commissione europea, Olivier Bailly, durante il briefing quotidiano, alla domanda se anche Olanda e Italia potrebbero godere di più tempo per riportare il rapporto tra deficit e Pil sotto la soglia del 3 per cento.
Il riferimento di Bailly è a Portogallo, Francia e Spagna, i tre Paesi dell’Unione per i quali la Ue ha annunciato invece una possibile estensione dei termini entro i quali procedere al taglio del deficit sotto il 3%. Il portavoce ha anche ricordato, a proposito della Spagna, come la Commissione non abbia ancora preso decisioni precise, dal momento che «quando si tratta di definire le prospettive di crescita o di deficit di un Paese ci si deve basare sulle cifre di Eurostat» e questi dati saranno disponibili solo dal prossimo 22 aprile. Per ora, ha aggiunto Olivier Bailly, «stiamo verificando tutti gli elementi e solo sulla base di questi si deciderà sulla procedura di deficit eccessivo».
Da parte di Bruxelles e dell’Eurogruppo, ha ricordato il portavoce dell’Esecutivo Ue, c’è «una valutazione volta per volta dei bilanci e delle situazioni dei singoli Paesi. Abbiamo indicato un’apertura verso Francia e Spagna, già annunciata dal commissario Olli Rehn, e il presidente Barroso la ha anche indicata per il Portogallo», ha ribadito. La decisione finale di Bruxelles, però, verrà presa in concomitanza con le previsioni economiche Ue di primavera e dopo la presentazione dei piani di bilancio e di riforma nazionali da parte dei 27, attesi per fine aprile.
In ogni caso la Francia, se vorrà beneficiare di più tempo, dovrà dimostrare una riduzione del deficit strutturale dell’1% dal 2010 al 2013 e dovrà impegnarsi a portare il deficit nominale «nettamente sotto il 3%» nel 2014. «Bruxelles - ha tenuto a precisare il portavoce - non è in negoziati con Madrid».
Quanto all’Italia, che finora non ha presentato alcuna richiesta formale per vedersi concedere più tempo, se Eurostat il 22 aprile confermerà il deficit 2012 al 2,9%, potrebbe vedersi chiudere la procedura per deficit eccessivo, purché anche per i prossimi due anni le previsioni di deficit restino chiaramente sotto la soglia limite del 3%.

dalla "Padania" del 3.4.13

 

 

 
 
 

Occupazione a picco: in un anno persi altri 200mila posti

Post n°1412 pubblicato il 04 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

 

Il tasso dei senza lavoro raggiunge il 12% in tutta la zona euro. I più colpiti dalla crisi sono i giovani

di Andrea Accorsi

 

Quattrocentomila nuovi disoccupati in un anno, con un tasso di disoccupazione sempre più vicino al 12 per cento. Mentre due giovani su cinque sono senza lavoro. A disegnare questo quadro drammatico è l’Istat, il cui presidente, Enrico Giovannini, si dice poco ottimista sul futuro a medio termine.
A febbraio 2013 gli occupati nel nostro Paese risultano 22 milioni 739 mila, in aumento dello 0,2% rispetto a gennaio (+48 mila). La crescita però riguarda la sola componente femminile. E su base annua, l’occupazione diminuisce dell’1% (-219 mila posti).
Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 971 mila, diminuisce dello 0,9% rispetto a gennaio (-28 mila). In questo caso, il calo interessa sia la componente maschile che quella femminile. Su base annua, la disoccupazione cresce del 15,6% (+401 mila). Il tasso di disoccupazione si attesta all’11,6%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio e in aumento di 1,5 punti nei dodici mesi.
Fra i 15-24enni, le persone in cerca di lavoro sono 647 mila e rappresentano il 10,7% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 37,8%, in calo di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e in aumento di 3,9 punti nel confronto tendenziale.
Ma la disoccupazione è aumentata nell’intera zona euro, martoriata dalla crisi, arrivando al record del 12% a febbraio. Il tasso di disoccupazione è aumentato costantemente dalla metà del 2011, e per molti analisti salirà ulteriormente a causa della crisi del debito della zona euro.
Il dato di gennaio è stato rivisto al rialzo dall’11,9 al 12% dall’Eurostat, l’Agenzia di statistica dell’Unione europea. Sono poco più di 19 milioni le persone disoccupate nei 17 Paesi della zona euro a febbraio: 1,8 milioni in più rispetto all’anno precedente. Fra queste, 3,6 milioni hanno un’età inferiore ai 25 anni, con un tasso di disoccupazione giovanile che colpisce il 23,9 per cento. Grecia e Spagna i Paesi più colpiti, con una disoccupazione complessiva sopra il 26% e quella giovanile oltre il 58% in Grecia e superiore al 55% in Spagna. Germania, Austria e Paesi Bassi hanno continuato a registrare i dati più bassi. Nei 27 Paesi membri dell’Ue, il tasso complessivo è aumentato al 10,9% a febbraio, dopo che altre 76 mila persone hanno perso il lavoro.
«Se dovesse continuare, la recessione continuerà almeno, come tutti più o meno prevedono, fino alla prima metà del 2013. È chiaro che l’occupazione potrebbe calare ancora - osserva Giovannini, presidente dell’Istat e fra i “saggi” scelti dal presidente della Repubblica Napolitano -. Sono meno ottimista. Per molti mesi l’occupazione non è diminuita e nonostante questo, il tasso di disoccupazione aumentava perché molte più persone cercavano lavoro. Negli ultimi mesi invece anche l’occupazione è diminuita, segnale che molte imprese, che fino ad allora avevano in qualche modo cercato di reggere, non reggono». Per Giovannini quella in corso è «la recessione più grave nella storia d’Italia, perché se accumuliamo i dati negli ultimi cinque anni è una recessione più grave di quella degli anni Trenta».
Per i parlamentari della Lega Nord Massimiliano Fedriga e Manuela Munerato «i dati sulla disoccupazione impongono scelte immediate e non procrastinabili. La fiscalità di vantaggio, finalizzata alla detassazione di imprese e lavoratori, non può prescindere dalla costituzione della Macroregione del Nord, e resta l’unica strada percorribile per uscire dalla crisi che attanaglia il Paese».

 

dalla "Padania" del 3.4.13

 

 
 
 

Da oggi in libreria il nuovo libro di Accorsi e Ferro

Post n°1411 pubblicato il 03 Aprile 2013 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

 

E' da oggi nelle librerie il nuovo libro di Andrea Accorsi Daniela FerroGli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (Newton Compton, pp. 378, euro 12,90). Atti terroristici, omicidi politici e agguati di mafia, dall'eccidio di Bronte alla scuola di Brindisi.
Leggi la scheda del libro sul sito dell'editore qui:
www.newtoncompton.com/index.php?lnk=101&ISBN=978-88-541-4994-6&idaut=59;1567;&idcur=

 

 
 
 

«Non chiamateli SAGGI» Ma l’idea di Napolitano NON PIACE al Pdl

Post n°1410 pubblicato il 02 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il Quirinale precisa: esperti al lavoro da oggi, iniziativa «assolutamente informale e puramente ricognitiva»

di Andrea Accorsi

 

Non chiamateli saggi. Sono «personalità scelte con criteri oggettivi in funzione del lavoro già svolto e del ruolo ricoperto». La precisazione è del portavoce del Capo dello Stato Pasquale Cascella, in una conversazione su Twitter sulla natura della commissione di esperti indicata da Giorgio Napolitano. Chiamateli come volete, fatto sta che l’ultima trovata dell’uomo del Colle non piace al centrodestra. Non certo per le personalità chiamate a mettere nero su bianco le riforme di cui ha bisogno il Paese: sui nomi, nessuno ha da ridire. Quello che non va giù è l’idea in sé, unita alla volontà di prolungare il governo dei tecnici.
«Tutte le iniziative, anche estemporanee e fuori dagli schemi tradizionali, come quelle messe in atto dal presidente della Repubblica, vanno bene se servono a costruire il terreno politico e programmatico per una soluzione positiva - detta la linea Fabrizio Cicchitto, del Pdl -. D’altra parte, però, dobbiamo avere piena coscienza che il governo Monti non può sostituirsi all’esigenza di dar vita, dopo le elezioni, ad un nuovo governo, la cui fiducia viene votata dalla maggioranza del Parlamento, che i saggi possono dare indicazioni e suggestioni positive ma a loro volta non possono certo sostituirsi né al Parlamento neoeletto né, tantomeno, alla necessità di dar vita ad un nuovo governo che è l’unico abilitato ad avere rapporti positivi con il nuovo Parlamento, nelle commissioni e in assemblea. Questo - aggiunge Cicchitto - non è certo il tempo di governi che sopravvivono a se stessi per l’ordinaria amministrazione. Di conseguenza, il nostro auspicio è che sia il nuovo presidente della Repubblica, sia il nuovo governo siano eletti con il concorso delle principali forze politico-parlamentari che considerano un valore il principio della governabilità e quindi Pdl, Pd e Sc».
È poi intervenuto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, secondo il quale «le intenzioni del Capo dello Stato sono certamente lodevoli ma esiste il rischio che il Pd, dopo aver già fatto perdere al Paese un mese di tempo per l’ostinazione di Pierluigi Bersani, voglia trasformare questa iniziativa in un escamotage per rinviare ogni vera decisione alle calende greche. A questo punto - rimarca Alfano - da un lato auspichiamo che i saggi svolgano la loro analisi programmatica in pochissimi giorni, e riferiscano al Capo dello Stato nel più breve tempo possibile. Dall’altro lato, riteniamo opportuno che il presidente Napolitano riprenda le consultazioni con le forze politiche, e che le stesse forze politiche riprendano a parlarsi. Per noi l’alternativa è chiarissima: o c’è un’intesa politica piena che conduca a un governo di larga coalizione centrato sulle necessarie riduzioni fiscali e sul rilancio dell’economia, o è indispensabile andare subito al voto».
Michaela Biancofiore, coordinatrice del Pdl in Trentino-Alto Adige, definisce «curiosa» e «velatamente anticostituzionale» la strategia di Napolitano volta a rivalutare Monti. «Un Monti - ricorda -bocciato sonoramente dal voto popolare e in tutti gli atti di governo posti in essere dal novembre 2011, dalla legge salva Italia all’introduzione dell’Imu, fino ad arrivare alla tragicommedia dei marò». Mentre per Sandro Bondi «non possiamo dimenticare che solo un mese fa ci sono state nuove elezioni politiche per cui il governo della precedente legislatura, se pur in carica per ragioni formali, non ha alcuna legittimazione».
In serata il Quirinale ha ufficializzato per oggi l’avvio dei lavori delle due commissioni di esperti (una in materia economico-sociale ed europea, l’altra sui temi istituzionali) precisando che «le riunioni dei gruppi di lavoro offriranno anche l’occasione per ogni ulteriore chiarimento opportuno, di fronte a commenti nei quali ai più larghi apprezzamenti si sono accompagnati non solo legittimi dubbi e scetticismi ma anche timori e sospetti artificiosi e del tutto infondati. Risulteranno evidenti - sottolinea il Colle - sia il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta dal presidente della Repubblica sia i limiti temporali, d’altronde ovvi, dell’attività dei due gruppi».

dalla Padania del 2.4.13

 

 
 
 

«Governo, dibattito surreale: il vero centro del potere ormai è lontano da Roma»

Post n°1409 pubblicato il 01 Aprile 2013 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Garavaglia: «Dopo il voto sul fiscal compact di tutti i partiti, tranne la Lega, chi comanda adesso è Bruxelles. L’unica ricetta sensata è quella della Macroregione»

di Andrea Accorsi

 

Garavaglia, devo chiamarla senatore o assessore?
«Non dipende da me. Ho ricevuto la proposta di Maroni (lasciare il seggio ottenuto in Senato alle Politiche per un posto nella Giunta regionale della Lombardia, nda), ma deciderà lui come meglio crede».
Ma la politica oggi passa ancora da Roma, o piuttosto dalla costituenda Macroregione del Nord?
«Bella domanda. Come abbiamo avuto modo di dire, assistiamo con imbarazzo a questa discussione surreale sulla formazione del governo, quando ormai ci sono dinamiche esterne difficilissime da controllare».
A quali dinamiche si riferisce?
«Al declassamento dell’Italia, all’inevitabile tensione che avremo sugli spread, alle affermazioni di politici secondo cui il fiscal compact è da riscrivere, quando solo la Lega non l’ha votato. Ora si tratta di capire come se ne esce. E la ricetta della Lega, partiamo dalla Macroregione, alla fine è l’unica che ha un senso. Iniziamo a far bene a casa nostra, e a farlo pesare su tutti i tavoli, a Roma e soprattutto a Bruxelles».
Per la Cgia, l’assenza di un governo nazionale costerà a famiglie e imprese almeno 23 miliardi. Condivide questa stima?
«Il dato della Cgia ha poco senso, con tutto il rispetto per la Cgia che dà sempre analisi puntuali, perché così com’è calcolato dà per implicito tutto il negativo possibile che deriva dalla mancanza di un governo. In particolare, un incremento dell’imposizione fiscale».
Allora non tutto il male viene per nuocere...
«Un bicchiere mezzo pieno c’è, in realtà un quartino. Secondo i pareri che ho raccolto da diversi imprenditori, non si sente la mancanza di un governo che imponga nuove regole e nuovi balzelli. È lì che dobbiamo guardare per consolarci, ma dobbiamo guardare anche in prospettiva. Un governo, quale che sia, non può che iniziare dalle uniche cose che può fare, come applicare i costi standard. Già questo ridarebbe fiato alle Regioni del Nord.
«Dall’altro lato, la posizione di Confindustria sui pagamenti della Pubblica amministrazione è assolutamente sensata. Perché mai la Ue non conteggia nel rapporto debito/Pil i prestiti che abbiamo dato alle banche di mezza Europa, e invece dovrebbe conteggiare debiti che tutti sanno che già ci sono? Uno straccio di governo, quale che sia, che andasse in Europa a contrattare questo, già avrebbe dato un minimo di respiro a una situazione che altrimenti ci porta al collasso totale».
Insomma, è un bene o un male per il Nord che non ci sia un governo a Roma?
«Il paradosso è che si dà molto peso al governo di Roma quando in realtà, dopo aver votato il fiscal compact, come hanno fatto tutte le forze politiche tranne la Lega, il governo di Roma non conta nulla».
Quale soluzione intravvede al pantano romano?
«A mio modesto avviso, è imprescindibile da parte della Presidenza far fare un giro, anche se a vuoto, a Bersani. Il secondo giro a vuoto va fatto fare al maggiore partito, cioè a Grillo. Dopodiché, l’unica soluzione rimane un governo di larghe intese. A meno che si voglia veramente far andare a scatafascio tutto quanto».
Pensa che il fenomeno Grillo sia destinato a sgonfiarsi presto?
«Anche la Lega quand’era nata era data per una bolla destinata a scoppiare, e oggi governa le più importanti Regioni del Nord. Quando nacque però non aveva tutti i media a favore. Oggi l’unico problema di Grillo è che dal 15 marzo si passa dalle chiacchiere ai voti: ogni scelta dovrà essere conseguente, o un sì o un no. Sta a lui giocarsela».
E quale contributo ritiene possa dare l’M5s?
«Può dare un contributo positivo a risolvere i problemi, o alimentarli. Dipende da come voterà».
Qual è la maggiore differenza fra i grillini e la Lega dei primordi?
«Noi quando abbiamo iniziato, alla fine degli anni Ottanta, eravamo un movimento rivoluzionario, nel senso che avevamo contro il mondo intero. Quindi era davvero difficile portare avanti un progetto: oltre ad averlo, c’era un ostruzionismo totale. Grillo, oltre ad avere un progetto ancora difficile da capire e quantomeno ambiguo, ha goduto finora del totale appoggio dei media, probabilmente perché ne avevano sottovalutato il peso. Tuttavia, siamo in una democrazia rappresentativa per cui alla fine conta solo come votano i parlamentari. E lì cade la maschera. Un esempio su mille: Grillo è a favore o contro la riduzione della spesa?».
Ma Grillo ora i media italiani li evita come la peste...
«Non sono un grillologo e oltretutto la schiera dei grillologi è infinita, dato che un sacco di gente pensa di andare a pasturare altrove visto che non ha più padroni da servire. Rilevo solo, e ribadisco, che alla fine conta solo come si vota. Dal 15 staremo a vedere».
Grazie senatore, la chiamo ancora così.
(ride) «Per adesso sì».

 

dalla Padania del 10.3.13

 
 
 
 
 

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