WOLANDS

TOTO'... UN BRAVU CRISTIANU


 La piazza principale del paese si chiama Piano Progresso, e mai titolo fu tanto usurpato. Se progresso c'è o ci sia stato, non si nota. In realtà quella piazza rialzata è un miscuglio di giardini, fontane che non funzionano con acqua stagnata e sedili in pietra dove vecchi pensionati col cappotto e la coppola discutono del tempo e delle conseguenze sul raccolto. Proprio di fronte a quei gradini freddi, c'è la chiesa madre, transennata e recintata da almeno sette anni. “Qui i lavori cominciano sempre e non finiscono mai”, ci dice uno di loro, togliendosi, forse in segno di rispetto, la coppola. Ma sebbene ci siano pareri discordanti sulla quantità di raccolto, tutti sono d'accordo nel dire che “Totò è un bravu cristianu”.A Raffadali, paese natio del governatore Cuffaro, tutti lo chiamano col nome di battesimo. D'altronde con la famiglia Cuffaro ci convivono. Totò è presidente della regione, il fratello Silvio è sindaco del paese. Eletto con quasi il settanta per cento delle preferenze nelle amministrative del maggio scorso, anche lui è considerato “un bravu cristianu”.In piazza, illuminata da una luce giallastra, c'è la sede dell'UDC. La saracinesca alzata e sulla vetrata il manifesto elettorale di Silvio Cuffaro. All'interno una decina di sostenitori con la TV accesa ad aspettare il pronunciamento della sentenza. A conti fatti c'è più gente nella sede dell'Inter club Raffadali. Anche loro con la TV accesa, anche loro, sfogliando distrattamente i quotidiani sportivi, in attesa.A pochi passi di distanza, proprio di fronte il palazzo municipale, dove non sventola la bandiera siciliana e neppure quella italiana, e l'orologio segna un'ora improbabile, c'è la Salita Rosario, sede di tanti comizi elettorali del governatore della Regione. E' una salita lunga e stretta che porta proprio davanti la scalinata della chiesa. Adesso non ci sono comizi da fare, e quindi lo spazio è occupato dalle bombole per il gas domestico del piccolo rivenditore all'angolo. Forse, a giorni, dovrà spostarle e metterle dentro il negozio.Poi arriva la sentenza. 5 anni e interdizione dai pubblici uffici quando la sentenza sarà definitiva.“La sentenza è sbagliata” è questo il primo commento che si sente in giro. E subito dopo arrivano le precisazioni “Qui nessuno può parlare male di Totò. E sicuramente, come Governatore della Sicilia è meglio di Capodicasa. Quello veniva qui, prendeva i voti e poi spariva”. Si sente che c'è amarezza per la condanna, ma nella sede dell'UDC si respira anche una certa soddisfazione. “Siamo contenti -mi dicono- la sentenza è pesante, ma siamo fiduciosi e convinti che in appello il nostro presidente sarà prosciolto da tutte le accuse”. Il “nostro” presidente, il nostro “Totò”. Uno di famiglia. Totò quindi, per la soddisfazione dei suoi concittadini, non si dimette. E dopo questa dichiarazione in diretta TV, le poche persone presenti nella sede locale del partito spengono la luce e abbassano la saracinesca. Si va al bar a bere qualcosa.Il bar Hilton è proprio all'angolo del Piano Progresso. E' poco illuminato. A gardarlo da fuori sembra che sia chiuso. All'interno una donna sta guardando un film su Mediaset. E' l'unico luogo pubblico provvisto di televisore che non è sintonizzato sulla diretta televisiva. Si aggiusta il cappotto poggiato sulle spalle e quando le chiediamo un commento ci risponde che in ogni caso, lei non può farci niente, quindi preferisce vedersi il film.