WOLANDS

LA MIA TESI SU LENNY BRUCE


Lenny Bruce era un comico. Morì a quarant’anni il 3 Agosto 1966 per un collasso provocato da una dose eccessiva di eroina. Il suo corpo fu trovato dentro il bagno della sua casa, completamente nudo. Leonard Alfred Schneider era nato il 13 ottobre 1925, il padre Michael Schneider era nato in Inghilterra nel Kent, e nel 1905 si trasferì negli Stati Uniti dove nel 1921 conobbe Sally Kitchenburg. I due si sposarono quattro anni dopo e nello stesso anno nacque Leonard Alfred. Nel 1933, Michael e Sally divorziarono. Lenny Bruce venne arrestato per la prima volta il 4 ottobre 1961 al Jazz Workshop di San Francisco con l'accusa di oscenità in pubblico; con la stessa accusa verrà arrestato il 24 ottobre 1962 al Troubadour Theatre; nel dicembre del 1962 al Gate of Horn di Chicago, nel febbraio del 1963 all’Unicorn di Hollywood, nel marzo del 1964 al Trolley-Ho di Los Angeles e nell'aprile del 1964 al Cafe au Gogò di New York. In quegli anni verrà arrestato per possesso di narcotici il 29 settembre 1961 a Philadelphia, il 6 ottobre 1962 a Los Angeles, e ancora a Los Angeles nel gennaio del 1963. Nell'aprile del 1963 un suo intervento alla BBC di Londra sarà interrotto bruscamente e Bruce verrà bandito dall'Inghilterra, così come nel settembre dell'anno prima lo era stato dall'Australia. Sia che venga considerato come un comico astuto o solo un canzonettista affamato di pubblicità, la sua influenza nel sociale e nel campo della commedia non può essere negata. Lui era il confronto diretto con la coscienza del suo tempo. Comico, chiaro, franco ed offensivo. Lenny Bruce portò le persone, provocandole direttamente con l’uso del linguaggio, a pensare seriamente su temi come la Religione e la politica, sfidò le convenzioni e gli atteggiamenti a quel tempo prevalenti riguardo il sesso, la droga e l’uso di alcune parole considerate oscene. Lacerò le convenzioni sociali prendendosi beffa dell’ipocrisia del Potere. Bruce osò dire l’indicibile, proferire parole “non stampabili”, stuzzicò il suo pubblico invitandolo a riflettere sui limiti a cui si è sottoposti da leggi scritte e dalle convenzioni sociali. Una delle sue caratteristiche era quella di rivolgersi al pubblico con parole che il comune senso del pudore considera “oscene” perché era convinto che se una parola viene ripetuta continuamente, perde il suo potere di scioccare o ferire. Ma quelli che violano tabù sociali, vanno inevitabilmente incontro a problemi e ad uno scontro con il Potere. Lenny Bruce fu un destabilizzatore, venne considerato un “comico malato” venne odiato ed amato. Alcuni anni dopo la sua morte, cinema, teatro e letteratura, cominciarono ad interessarsi del personaggio, a prendere coscienza della sua forza, e negli ultimi anni è iniziata una campagna di rivalutazione nei suoi confronti, conclusasi nel 2003 con il perdono postumo accordatogli dal Governatore dello stato di New York, George Pataki. "Il perdono postumo di Lenny Bruce è una dichiarazione dell'impegno di New York a far valere il primo Emendamento. La libertà di parola è una delle più grandi libertà americane ed io spero che questo possa servire come un promemoria per tutte le libertà". "Tutto il mondo - scrive Erving Goffman- "non è, naturalmente un palcoscenico, ma i caratteri decisivi per cui non lo è non sono facilmente specificabili". Come a dire che tutto il mondo non è teatro, ma quella parte che non ci appare teatrale, non possiamo dire che effettivamente non lo sia. O meglio; tutti recitano fino a quando non si dimostra che qualcuno non lo faccia. Per Goffman quindi, ogni comportamento umano ha un forte carattere di performance. Egli dice: «…L'incapacità di un comune individuo di dire in anticipo quali sono i movimenti degli occhi e del corpo adatti alla parte, non significa che egli non sappia esprimersi per mezzo di questi accorgimenti, in una maniera drammatica e precostituita del suo repertorio». Insomma, tutti recitano meglio di quanto pensino di farlo. I dettagli delle espressioni e dei movimenti usati non provengono da un copione, ma dalla padronanza di un linguaggio, che viene esercitata di momento in momento, con scarso calcolo o premeditazione. La differenza quindi, tra una recitazione prettamente teatrale ed un normale comportamento di un essere vivente, sta nella consapevole intenzione dichiarata di recitare. Persino il nostro “Esserci”, nella ccezzione Heideggeriana può essere considerato un momento recitativo. Partire dalla quotidianità e prendere atto che l’Esserci si trova dinanzi ad una serie di possibilità, non tutte realizzate, significa aver chiaro il concetto che quel che conta è “poter essere”. Essere-con, o meglio, essere-tra. Per consentire all’Esserci di manifestarsi, secondo Heidegger, bisogna rivolgersi a lui nel suo modo di darsi, nella sua quotidianità. E cogliere tale caratteristica, quella di poter-essere, è scoprire che la sua essenza è data dall’esistenza, nel suo essere-per, nel rapportarsi a delle possibilità e nel tendere verso la propria realizzazione. Uno dei modi che abbiamo per essere nel mondo, per rapportarci con gli altri, sicuramente quello che ci permette di pter stabilire meglio i nostri rapporti con e tra... è il linguaggio, in tutte le sue forme. Il tipo di informazione che solitamente viene data in un qualsiasi rapporto dialettico fra due persone, risente a volte di quel «comune senso del pudore» che ci porta ad esprimere giudizi diversi a seconda del «contesto» in cui una frase o una singola parola viene pronunciata. In questo caso entrano in gioco tutta una serie di fattori comunemente conosciuti col termine di "etichetta", entrano in gioco le "buone maniere" e la "convivenza sociale" che, in qualche modo limitano, coscientemente o meno, la libertà di espressione. Quante volte abbiamo pensato di non fare o non dire qualcosa, perché ci sembrava da "maleducati" farla o dirla in pubblico? Ma questo, è una limitazione della propria libertà, o molto più semplicemente la mancanza di padronanza della stessa? Il limitarsi in nome di "concetti" non è forse quel gioco che, paradossalmente, tende ad affermare la propria libertà di comunicare sottraendola al tempo stesso al "libero" giudizio degli altri? Insomma, a nessuno fa piacere essere considerato un "maleducato" o essere additato come una persona che usa un "linguaggio scurrile", per cui, a priori, difendiamo la nostra libertà di essere, limitando la nostra libertà di esprimerci. Chiaramente non stiamo parlando di "atti" che possono nuocere l'altra persona, ma di una semplice esposizione di un concetto, con la possibilità di usare tutte le parole inserite in un normale vocabolario. O pronunciate in un film o recitate in una qualsiasi rappresentazione teatrale moderna. Eppure, oggi vengono considerate "teatro" le manifestazioni di vita quotidiana, e come in una recitazione prettamente teatrale, queste si possono dividono in tragiche e comiche, in farsa o in commedia. Ma accanto a queste "categorie" ve n'è un'altra: lo Stile. Per un attore o un individuo, lo stile è una necessità alla quale, nella maggior parte dei casi, ci si deve adeguare perché corrisponde al modo di vedere, sentire e agire del suo tempo, e dell'ambiente in cui vive che, a sua volta, è determinato da fattori economici e sociali. Inutile ricordare i vari "stili" di vita che si sono susseguiti nel corso dei secoli, così come è inutile negare che ogni società, nel proprio tempo, ha sempre cercato di definire i propri "costumi" e di conseguenza il proprio linguaggio. Ma mentre gli attori del teatro nel farsi carico delle passioni, dei difetti, del linguaggio del personaggio se ne fanno schermo, gli attori della vita, non recitano una parte, ma semplicemente si offrono a spettacolo....