tanto per esserci

" falsi" sui social network


       Avete mai guardato i vari profili pubblicitari su Facebook? O i profili di alcune aziende che cinguettano su Twitter? Tantissime imprese raccolgono migliaia e migliaia di fan sul web, alla faccia della crisi del commercio e dei servizi.  Sicuramente alcune sono talmente famose e importanti che non hanno bisogno di convincere gli utenti a cliccare il tasto “Follow” o “Mi piace”. Ma ci sono invece molte aziende locali, semi o completamente sconosciute, che attirano anch’esse migliaia di seguaci. Ma non tutti quei fan esistono davvero. Un imprenditore svela il meccanismo di compravendita di profili utente utilizzato da molte aziende per aumentare la visibilità sul web.Basta anche solo pensarlo e cercarlo su Google che subito spuntano centinaia di siti che si occupano di questa nicchia di web marketing. L’imprenditore Marco Camisani Calzolari, docente universitario di comunicazione, ha deciso di parlare del sistema pubblicando un post sul suo Facebook. “Ieri ho comprato 50mila finti followers su Twitter sul sito seoclercks.com a 20 dollari. Sono passato da 4.000 a 58.000 in pochi giorni…”In poche ore il post è stato commentato e condiviso da moltissime persone, la maggior parte totalmente ignara dell’esistenza di questo “mercato”, e subito la voce si è sparsa tra gli utenti dei social network.I finti profili sono acquistati per pochissimi dollari, a blocchi di migliaia di utenze finte. I nomi sono anche abbastanza verosimili, costruiti utilizzando quelli reali disponibili sul web, foto normali. Niente che faccia sospettare che ci si trovi davanti ad un “fake”. Ma ci sono degli accorgimenti per cogliere le anomalie, bisogna sostanzialmente guardare alla qualità della pagina, alla reale attività che crea. I finti profili, infatti, non riescono a generare post, like o commenti. E un profilo con migliaia di fan e pochissima attività qualche dubbio lo fa sorgere.Questa tecnica sembra essere molto utilizzata da aziende e imprese ( ma anche da alcuni politici, come è successo al candidato americano Newt Gingrich che è stato colto con un profilo Twitter nutrito di fan, il 92% dei quali erano falsi) nonostante i maggiori social abbiano una speciale policy che vieta severamente l’utilizzo di questi trucchetti.