tanto per esserci

La sola cosa buona dei terremoti ...


     ... è che ci costringono, sia pure brutalmente,  a rivivere il vincolo profondo che abbiamo con i nostri paesi , i loro  posti, la  geografia, la  storia, le sue persone, appena avvertita la scossa, se non si è tra gli sventurati che se la sono vista sbocciare proprio sotto i piedi, e capiamo di essere solo ai bordi di uno squasso tremendo e lontano, subito si cerca di sapere dov'è quel lontano, e quanto è lontano, e chi sono, di quel lontano, gli abitanti sbalzati dalle loro vite, si misurano mentalmente le pianure o le montagne che ci separano dal sisma,  prima ancora che computer   e tivù comincino a sciorinare, in pochi minuti, le prime immagini, le macerie, i dettagli, i volti spaventati, la nostra memoria comincia a tracciare una mappa sfocata, eppure palpitante, di persone,  e di luoghi visti nel passato , molti degli odierni italiani di pianura hanno radici in montagna, l'Appennino ha scaricato a valle, lungo tutta l'Emilia, un popolo intero di operai e di impiegati, la sua popolazione, dal dopoguerra a oggi, è decimata: dove vivevano in cento oggi vivono in dieci, forse da nessun'altra parte la Pianura Padana appare altrettanto vasta e composita, non si è lontani da Modena, da Bologna, da Mantova, da Ferrara, ma neppure si è vicini, se sei un forestiero e l'aria non è limpida, e non vedi l'Appennino che segna il Sud e  più lontano  le Alpi che indicano il Nord, ti disorienti, non sai più dove stai andando, sono luoghi in cui alberga un equilibrio fortunato, e raro, tra benessere individuale e vincoli sociali, sono paesi di volontari di ambulanza e di guidatori di fuoriserie, di bagordi in discoteca e di assistenza agli anziani, la parola "lavoro", da quelle parti, è diventata una specie di unità di misura generale,  li avrete sentiti anche voi, gli anziani, dire ai microfoni dei tigì "mai visto un lavoro del genere", il lavoro cattivo del terremoto, come fosse animato da uno scientifico malanimo contro il luogo, ha colpito soprattutto i capannoni industriali, le chiese e i municipi e quei portici, quei fantastici luoghi di mezzo tra aperto e chiuso, con le botteghe e i caffé, che sfregio vederli offesi, ingombri di macerie e sporchi di polvere, sono stati colpiti, come in un bombardamento scellerato, tutti i luoghi, dell'identità e della socialità …. la fabbrica e la piazza, che nell'Emilia rossa sono quanto resta di un modello economico che ha prodotto meno danni che altrove, vorticoso come in tutto il Nord, con qualche offesa all'ambiente come in tutto il Nord, con qualche malessere (le droghe, lo smarrimento, la noia) come in tutto il Nord, ma con una sua solidità, un suo equilibrio, una ripartizione intelligente tra industria e agricoltura, tra acciaio e campi, per quanto il terremoto abbia fatto "un lavoro mai visto", il lavoro di quei padani di buon umore  rimetterà le cose a posto, prima o poi  quando tutto sarà finito, i morti sepolti, i muri riparati, e i visitatori non saranno più di intralcio ai soccorsi,visitate quei luoghi e ditemi se non son belli