tanto per esserci

scosse su Twitter


Un giochino figo da portare a Cannes l'anno prossimo", lo battezza assai efficacemente Gianluca Diegoli di Minimarketing.it, il sito che ha lanciato la "denuncia" dell'operazione firmata dal colosso pubblicitario Saatchi & Saatchi sull'onda emotiva prodotta dal terremoto emiliano.In sostanza, l'agenzia ha deciso di lanciare una sorta di sfida online riassunta in un grafico su un portale, www.scossevstweet.it: due colonne confrontano in tempo reale il numero delle scosse che compongono lo sciame sismico avviatosi il 20 maggio (al momento 1.881) e il numero dei tweet postati tramite l'hashtag scossevstweet. Tutto qui. A loro dire, per indicare che "non c'è bisogno solo di soldi ma anche di ottimismo"."Questo terremoto lunghissimo – si legge infatti nel comunicato uscito il 13 giugno – caratterizzato da infinite scosse, rischia di scoraggiare la popolazione emiliana e minare la loro voglia di ripartire: è stato così creato un sito (www.ScosseVsTweet.it) che dà la possibilità agli italiani di inviare il proprio messaggio di incoraggiamento alle popolazioni colpite dal sisma". Tutto chiaro? Mica tanto.Infatti, al di là di capire quanto possa aver senso un'operazione di questo tipo sul lato concreto (ci pare davvero, d'accordo con Minimarketing.it, molto molto poca, d'altronde non di solo pane vive l'uomo) sembra che nei giorni precedenti – sempre secondo Diegoli – l'agenzia pubblicitaria si sia mossa fra i sindaci dei comuni delle zone colpite presentando l'iniziativa e cercando con grande fretta un ente (comune, unione di comuni, associazione no profit) che potesse in qualche modo "firmare" l'iniziativa fornendo cioè un pretesto, la motivazione. I richiedenti, insomma, quelli che avrebbero dovuto fare la figura di chi si sarebbe rivolto a Saatchi & Saatchi per averne un'idea confortante e creativa sul terremoto. Nonché chiedere ai rispettivi comuni d'installare dei monitor nei campi di accoglienza che mostrassero 24/7 l'andamento della sfida terremoto contro cinguettii.Cattivo gusto a parte (chi dorme all'addiaccio non ha certo bisogno di lcd appesi ai pali, per giunta sintonizzati su uno stupido gioco grafico) il passo falso, quello che sa davvero di marketting con due t, è tuttavia arrivato in seguito. Non avendo evidentemente individuato alcun sottoscrittore né sponsor e stando sempre alle ricostruzioni del sito si sarebbero inventati di sana pianta un gruppo-fake su Facebook (fondato da pochissimi giorni) e un altrettanto profilo-fake su Twitter, intitolandolo Noi non tremiamo e indicandolo poi nel comunicato stampa come richiedente del servizio. Insomma, un giro pazzesco che giustificasse la loro scivolosa iniziativa edificata sulle spoglie del sisma.Update : il sito è stato chiuso "visto il cattivo responso della rete".