tanto per esserci

non dateci date


Non è arrivato il momento di cambiare modo e sostanza nella comunicazione di quello che avviene e di quello che avverrà? Non chiedo date, non chiedo certezze, non chiedo slogan. Chiedo ipotesi, chiedo ventagli coerenti di eventi potenziali, anche alternativi, chiedo scenari.Mi si consenta: non sono più così utili i punti quotidiani dell’assessore Gallera, che sembrano ormai una rubrica di Luca Sardella; non hanno più grande senso le conferenze stampa quotidiane ansiogene della protezione civile che sembrano la Messa del pomeriggio prefestivo in cui si somministrano dati non molto significativi (che possono essere comunicati ai giornalisti in altro modo, magari con una semplice nota quotidiana e un punto settimanale).Tutto questo ha avuto una funzione importante, ma quello che ci serve ora è il passaggio a un livello diverso, quello dell’esposizione delle strategie, soprattutto rispetto a quella famosa fase di convivenza con il virus che si sta prospettando.Gli italiani stanno facendo un esercizio di fiducia e pazienza – però non possono farlo “a debito”, devono essere trattati secondo verità – e forse c’è l’occasione storica di parlare di futuro (prossimo) a una nazione come la nostra, che si è sempre dedicata solo al più effimero presente.Quello che ci serve, per essere resilienti  questi che stiamo per vivere potranno essere gli anni della Resilienza, peraltro virtù che non tutti i popoli europei hanno – , è sapere non quello che sarà (perché non lo sa nessuno), ma quello potrebbe essere.