tanto per esserci

comprendere il virus


Da ormai nove mesi l’umanità si trova a condividere un avversario più volte definito subdolo e, più o meno unita, cerca di trovare una soluzione facendo fronte comune, cosa che già di per se è una rarità, visto che l’unità di intenti trova spazio quasi soltanto nella cinematografia, quando l’equipe di turno composta da scienziati di tutto il mondo cerca di sconfiggere il nemico alieno.Il virus di cui parliamo, così piccolo ma così dannoso, è ancora bel lungi dall’essere pienamente compreso: ci dicono che potrebbe subire mutazioni nel tempo, che potrebbero esserci più varianti, cosicché un unico vaccino potrebbe non essere sufficiente, poi ci dicono che è clinicamente morto, ma dopo poco ci accorgiamo che così non è. Sembra quasi di dover interpretare il linguaggio di una specie aliena.A tal proposito, e tornando anche al parallelismo con lo spirito cinematografico, mi viene in mente un film di pochi anni fa, Arrival, in cui dopo che alcune astronavi dalla forma del Burj Al Arab (l’albergo di Dubai a forma di vela per capirci) arrivano sulla terra, una linguista viene contattata dall’esercito per scoprire se gli extraterrestri possono rappresentare una minaccia per l’umanità.Ecco, credo che cercare di capire il funzionamento del virus è un po’ come voler provare a comprendere il linguaggio di una specie aliena; e anche se nel film la professoressa Banks in qualche modo ci riesce, gli esiti non sempre sono così scontati.In alcuni casi allora, forse più che cercare di capire, cosa che di per sé svela un certo peccato di presunzione poiché si da per scontato a priori di essere in grado di farlo, basterebbe provare a farsi capire, assumendo che la popolazione aliena sia dotata di mezzi più avanzati per farlo.Ma allora dovremmo farci capire dal virus? Beh, in un certo senso credo. Per farlo innanzitutto occorre mettersi a nudo, abbattere i muri che ci separano dall’esterno, ma soprattutto essere sinceri, specialmente con noi stessi. Il virus esiste, e lo percepiamo ormai quotidianamente; vanno quindi messe al bando tutte le forme di negazionismo, più o meno esplicite. Inoltre occorre evitare di cadere nella trappola del “predicare bene e razzolare male” o , peggio ancora, sostenere un giorno una cosa e il giorno dopo l’opposto. La confusione in un contesto come quello che stiamo vivendo non aiuta, servono ricette certe, anche se provvisorie. E in attesa di un vaccino che possa venirci in soccorso, le poche ricette che abbiamo a disposizione sono il distanziamento e l’uso della mascherina, quello corretto e responsabile però.Rispettiamole, come se non ci fosse un domani! Anzi, se no non ci sarà affatto.Ho detto all’inizio che sono trascorsi quasi nove mesi dall’esplosione del contagio. Chissà che il nono mese non ci porti qualche buona notizia!