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un graditissimo regalo di Martina

-by

 

Premio 10 e lode

ringrazio con tanto affetto per il premio

con la seguente motivazione assegnatomi da

 donne e.... 

Al blog "TANTO PER ESSERCI"  di una persona speciale.

http://blog.libero.it/ashla/

 

PREMIO Award Brillante

donatomi dalla cara amica Silvana

del blog : SGATTAIOLANDO

 
Citazioni nei Blog Amici: 31
 

 
 

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I veri amici vedono i tuoi errori e ti avvertono. I falsi amici invece  pur vedendo allo stesso modo i tuoi errori...  ti lusingheranno sempre

 
 

 

Bollette, ritorno al mercato tutelato, ecco come fare

Post n°1263 pubblicato il 09 Aprile 2024 da acer.250
 

 

Arera

     C’è ancora tempo per un ripensamento. I clienti domestici di elettricità che si trovano nel mercato libero dell’energia hanno il diritto di rientrare nel servizio di maggior tutela fino al 30 giugno 2024: anche coloro che abbiano già stipulato un nuovo contratto nel mercato libero, sino a quella data possono recedere e di tornare al servizio di maggior tutela. Proprio per favorire in questa operazione i clienti, Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha deciso di realizzare un motore di ricerca che in pochi passaggi consente di trovare il fornitore e il link alle pagine che contengono le istruzioni per il rientro dal mercato libero al tutelato: basta inserire il nome del comune in cui si ha la fornitura dell’energia elettrica, per trovare subito l’azienda a cui richiedere il rientro. Un vero pasticcio e, nonostante ora le opposizioni sbraitino, il passaggio al mercato libero è una misura targata Pd (e altri), considerando che prima che il governo Draghi inserisse la completa liberalizzazione del mercato energetico nel Decreto Pnrr, questa era già prevista dal Decreto Bersani bis del 2007, la cui attuazione era sempre stata rinviata.

     Nel portale è presente una guida apposita per scoprire come fare, se hai bisogno di supporto puoi contattare gratuitamente da rete fissa o mobile lo Sportello per il consumatore Energia e Ambiente al numero verde 800.166.654. Lo Sportello è al tuo servizio dal lunedì al venerdì dalle 08:00 alle 18:00, esclusi i festivi.

 
 
 

Von der Leyen e i milardi di euro ...

Post n°1262 pubblicato il 07 Aprile 2024 da acer.250
 

Ursula von der Leyen

 

L’inchiesta della Procura europea sul Covid e in particolar modo sulla trattativa per i vaccini tra Ursula von der Leyen e il ceo di Pfizer Albert Bourla ha creato un vero terremoto. Del caso, che è stato subito ribattezzato Pfizergate, ne ha parlato anche Mario Giordano all’inizio della puntata di “Fuori dal coro” del 3 aprile. Giordano e la sua trasmissione, infatti, sono stati in prima linea fin dal principio per scoprire la verità sullo schifo che è stato commesso negli anni pandemici. Il conduttore di Rete4 ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza su tutta la faccenda, perché i punti oscuri sono davvero troppi. “Ursula Von der Leyen, la grande capa dell’Europa… su di lei indaga la Procura europea. Roba seria”, esordisce Giordano. “E indaga sul modo in cui ha gestito il Covid, l’acquisto dei vaccini per miliardi e miliardi di euro. La Procura europea dovrà capire quei contratti che sono rimasti fino ad ora completamente segreti e con delle parti oscurate: le modalità d’acquisto, i pagamenti. Tutto secretato

Dice Mario Giordano nel suo editoriale d’apertura: “Così come sono rimasti segreti i messaggi che Ursula von der Leyen scambiava durante la trattativa con il gran capo della principale delle aziende farmaceutiche, cioè la Pfizer. Segreti i contratti, segreti i messaggi che non si sono mai saputi: cosa si saranno detti? Ma com’è possibile che non ci sia trasparenza visto che stiamo parlando della nostra salute e dei nostri soldi? Quindi ben venga l’inchiesta della Procura europea per fare luce su tutto ciò. Ci sono tante cose da capire. Ad esempio perché il prezzo dei vaccini è cresciuto a dismisura durante la pandemia, perché abbiamo continuato ad acquistare dosi su dosi di vaccino anche quando erano inutili”. Poi il dato finale che dà la misura di tutto: “In tutta Europa abbiamo buttato via 215 milioni di dosi per 4 miliardi di euro di spesa”. Soldi nostri, salute nostra.

 

 
 
 

Da dove vengono le notizie internazionali ?

Post n°1261 pubblicato il 06 Aprile 2024 da acer.250
 

agenzie stampa

 

     Visto che raramente una tv o un giornale, per quanto importanti, possono permettersi un corrispondente in ogni parte del mondo, si affidano alle agenzie stampa internazionali. Per il 90% delle notizie che ci giungono, le agenzie stampa sono essenzialmente 3: AD, statunitense, AFP, francese, e Reuters, inglese.

     Sui grandi temi il loro approccio combacia: ad es., su Usa, Ue e Nato, le notizie sono sempre identiche, non esiste un sano pluralismo di opinioni.

     Su scala nazionale, in Italia, l'opinione pubblica si forma al 90% davanti al televisore: i canali tv sono essenzialmente 7: 3 pubblici e 4 privati; gli altri, sono marginali. Come si pongono di fronte ai temi citati sopra? Tutti e 7 filo Usa, Ue e Nato. Non esiste una pluralità di approcci, così come su altri temi. Risultato: opinione pubblica ingabbiata sul pensiero unico ed incontrovertibile, tranne le poche e sparute eccezioni. Chi dissente viene tagliato fuori, i compianti Giulietto Chiesa e Gianni Mina', tra gli altri, sono stati brutalmente esclusi dalla scena tv, così come gli odierni Orsini, Basile, Innaro, ecc. Chi vuol lavorare, deve uniformarsi, pena il più feroce ostracismo.

     La situazione sui social è altrettanto deprimente: ad es. Facebook, fin dall'inizio della guerra in Ucraina, ha volutamente derogato alle proprie regole di comportamento in Ucraina e Stati confinanti, permettendo interventi d'incitamento all'odio e all'insulto, benzina sul fuoco tra le parti.

     Inoltre, qualsiasi post, anche con lievi accenni di critica all'Ucraina o, al contrario, di approvazione all'azione russa, vengono immediatamente censurati dai suoi algoritmi, contribuendo ad una narrazione a senso unico. I pochi canali alternativi vengono ostacolati o censurati.

     Una situazione davvero opprimente. Che fare? Stimolare il pensiero critico, attraverso scuola e famiglia, ma raramente succede, purtroppo.

 

La vera storia del conflitto Nato Russia in Ucraina con Stefano Orsi, conduce Paolo Arigotti

https://www.youtube.com/watch?v=ith72LJyctU
 
 
 

WhatsApp, dall’ 11 aprile i nuovi cambiamenti

Post n°1260 pubblicato il 04 Aprile 2024 da acer.250
 

what app

 

     In attesa che i nuovi aggiornamenti, sinora in fase sperimentale, divengano operativi sui nostri cellulari, le novità principali che interessano WhatsApp sono altre e sono dettate essenzialmente dai due nuovi regolamenti indetti dall’Unione europea, per un obiettivo specifico: garantire la trasparenza e regolamentare la concorrenza, in un mercato che offra le stesse possibilità a tutti. Dunque, tra le principali innovazioni vi sarà la cosiddetta interoperabilità,  ma non solo, Meta deve adeguarsi alle normative europee e questo comporta una serie di interventi che, potenzialmente, rivoluzioneranno il modo in cui usiamo lo smartphone, che oramai utilizziamo praticamente per tutto, anche per telefonare. La piattaforma di messaggistica più utilizzata al mondo dovrà necessariamente introdurre i nuovi termini di servizio previsti dalle norme Ue su concorrenza e privacy.

     Tutto ciò avverrà l’11 aprile, l’innovazione più eclatante sarà  la possibilità per WhatsApp di accogliere e gestire i messaggi provenienti da altri servizi, come Telegram o i meno diffusi Signal e Session, dovrebbe comparire nel menù delle Impostazioni una nuova voce denominata “Chat di terze parti”, che potranno essere disattivate se l’utente preferisce non utilizzarle, la data dell’11 aprile sarà comunque solo un passaggio abilitante di questa possibilità perché bisognerà attendere le richieste a Meta da parte degli altri servizi e fino a tre mesi per dare corso all’accettazione. Chi si sia iscritto a WhatsApp dopo il 15 febbraio ha già accettato i nuovi termini di servizio, chi era già iscritto invece riceverà una notifica informativa nei prossimi giorni.

     Cambiano anche le regole per l’età minima, bisogna aver compiuto 16  anni,   per quanto riguarda i canali, o meglio quel servizio di broadcast* (per gli utenti business sono liste che permettono di inviare e ricevere messaggia più utenti, senza che si veda chi fa parte della lista),  saranno introdotte linee guida specifiche, con limiti di iscrizione e moderazione dei contenuti per contrastare la disinformazione e assicurare un ambiente sicuro e inclusivo, non cambia invece il sistema di crittografia.

*servizio di broadcast:

 

 

quando invii un messaggio alla tua lista broadcast, soltanto chi ha il tuo numero salvato in rubrica riceverà il messaggio;i contatti ricevono un messaggio singolarmente, in una chat privata soltanto con te;gli utenti che hai selezionato non sapranno mai di far parte di una lista broadcast;i destinatari delle tue comunicazioni broadcast non sapranno mai chi sono gli altri contatti che fanno parte della lista;un cliente che risponde al messaggio che hai inviato in broadcast invierà la risposta solo a te e a nessun altro;

 

 
 
 

Le tre ipotesi sulla strage di Mosca

Post n°1259 pubblicato il 01 Aprile 2024 da acer.250

 

la strage di Mosca

Le reazioni alla strage di Mosca sono, com’è ovvio, le più diverse e sono determinate dall’andamento di una guerra in corso. Siccome ci sono pochi dubbi sul fatto che l’attentato sia stata opera di killer addestrati, armati e protetti da un’entità superiore, le ipotesi sui mandanti si restringono a tre:

La matrice islamica autonoma

Il piccolo gioco. L’ISIS nella sua versione afghano-pakistana avrebbe agito in piena indipendenza da altre possibili fonti per colpire un suo nemico storico, la Russia, nel momento in cui esso è impegnato in una guerra quasi-civile contro un paese affine sostenuto dall’ intero Occidente.

Questa ipotesi è al momento la più diffusa, perché sostenuta dai pochi dati di fatto finora a disposizione, ma non reggerà a lungo.  l’ISIS-K è nei fatti ciò che resta di un esercito sconfitto in Siria da 5-6 anni, le cui risorse gli consentono di condurre attacchi in loco, contro i Talebani dell’Afghanistan, che stanno finendo di distruggerlo. È assai improbabile che i suoi combattenti siano stati in grado di intervenire così lontano senza un supporto esterno.

L’ISIS al servizio del terrorismo di stato ucraino

Il medio gioco. Kiev avrebbe attinto i sicari del Crocus dalla piccola galassia di jihadisti che combattono accanto alle forze regolari ucraine per dimostrare che Putin non è in grado di garantire la sicurezza dei russi, e che il suo intelligence non vale nulla non essendo stato capace di neutralizzare l’attentato nonostante i suoi colleghi occidentali l’avessero avvertito che sarebbero stati colpiti anche spazi pubblici dedicati a “concerti”.

Questa tesi ci consente di inquadrare più elementi, essendo indubbio che Putin abbia ricevuto un brutto colpo proprio all’indomani di un suo trionfo elettorale.

Il governo ucraino su input CIA

Il grande gioco. Lo scopo in questo caso non si limiterebbe alla delegittimazione di Putin e dei suoi apparati di sicurezza, ma a rovesciare le carte in tavola, trasformando una Ucraina ormai sconfitta in una potenza vincente. Come? Spingendo la Russia verso uno scontro diretto con la NATO. Uno scontro perdente per Mosca, data la superiorità militare della NATO ammessa dallo stesso Putin, e data la natura di bluff della minaccia nucleare russa. Putin non oserebbe rischiare l’autodistruzione del suo paese, e sarebbe costretto a cercare una via di uscita negoziale e al ribasso dal conflitto. 

    Si discuterà e si indagherà per anni, fino a che i protagonisti scompariranno dalla scena, fisicamente e non, e la scena stessa sarà così cambiata da far cambiare di significato ogni pezzo del puzzle da comporre. Le tre ipotesi formulate si mescoleranno tra loro e gli squarci di verità che emergeranno di volta in volta saranno quelli coerenti con l’agenda politica del momento.

La più plausibile delle interpretazioni, purtroppo, è la terza, ma è anche quella che ha meno forza predittiva, nel senso che i mandanti della strage hanno pochissime chances di conseguire i loro obiettivi. Siamo di fronte a un classico azzardo concepito da menti di seconda categoria come quelle dei capi dell’intelligence USA che si credono più furbi e potenti di quello che sono, e che tentano di sfruttare l’attuale vuoto politico americano combattendo fino all’ultimo ucraino.

Perché si tratta di un azzardo di scadente fattura?

Perché la NATO non vuole e non può sostenere una guerra vera e propria contro la Russia senza una ferrea unanimità dei paesi che la compongono unita ad una diffusa inclinazione dei cittadini europei ed americani a correre verso l’autoannientamento.

E perché la Russia non sta affatto bluffando. Ha già valutato l’eventualità di uno scontro sia convenzionale che atomico con l’Occidente, ed è pronta a sostenerlo anche se non lo ritiene imminente. Putin non cambierà idea di fronte al recente trasferimento di truppe NATO al confine tra Ucraina e Polonia prive di copertura aerea, e non modificherà in modo sostanziale la sua strategia di fronte alla strage della scorsa settimana. E così faranno le potenze euroamericane.

I più autorevoli studi sulle guerre concordano nel ritenere che le guerre non scoppiano per caso, e non mutano il loro corso per via di un singolo attentato terroristico che accade lontano dal fronte.

Sbaglia, perciò, chi evoca l’assassinio dell’arciduca d’Austria a Sarajevo o una guerra mondiale dietro l’angolo. Ed hanno sbagliato di grosso gli ottusi mitomani che hanno pianificato la carneficina del Crocus.

Anche questa volta si sono illusi di aver fatto la storia mentre questa tra poche settimane si dimenticherà di loro e delle loro malvage farneticazioni.

La recente dichiarazione di Putin sugli esecutori islamici e sul filo che potrebbe condurre a Kiev sembra stare a cavallo tra le prime due ipotesi.

  Ma ciò che più sorprende sono i toni ed i termini estremamente misurati del comunicato presidenziale. È come se Putin abbia voluto smentire le aspettative di chi, in Occidente e nella stessa Russia, prefigurava una risposta forte, adeguata alle emozioni del momento, e confezionata entro le dinamiche della guerra. Qualcosa tipo la minaccia di colpire basi NATO da cui potrebbero partire e forse partono aerei ucraini, l’annuncio di una controffensiva su vasta scala, la costituzione di una no-fly zone nel Mar Nero o intorno a Odessa.

Niente di tutto questo. Il presidente russo non ha annunciato sfracelli. Ha evitato di cadere nella trappola di chi voleva imporgli una condotta della guerra all’insegna della escalation anti-NATO. Putin ha preferito proseguire lungo la strada di un conflitto già largamente vinto, incassando la bastonata del Crocus e lasciando i rapporti con l’Occidente nel punto in cui si trovavano prima della strage. Delegando poi ai suoi subordinati, come il capo dell’FSB ed altri, il compito di prefigurare rappresaglie al di fuori del campo di battaglia.

  Tutto ciò avvalora la logica della terza ipotesi,la strage può essere stata l’ennesimo grossolano fiasco dell’intelligence USA, destinato a finire nel nulla dopo avere ammazzato 147 persone.

Questa mia terza ipotesi è sforzo conoscitivo che non pretende di rispecchiare la verità. Ma che al momento può spiegare più fatti delle altre ipotesi, che restano comunque in campo. Dando per scontato che dettagli e fatti completi non verranno mai alla luce. Il campo del terrore, sia privato che di stato, è il regno dei discorsi incompleti.

 

 

 
 
 
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