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La scrittura è un'illusione, poiché con essa si ha la pretesa di fermare il tempo, di dire cose essenziali, che rispecchiano fedelmente la realtà. Ma la vera realtà è il rapporto umano vissuto con libertà e verità. Soltanto da se stesso il rapporto può essere adeguatamente riflesso.La verità del rapporto umano ci convince della sua profondità: ogni altro tentativo dobbiamo guardarlo con sospetto, considerarlo con relatività e approssimazione. Le parole hanno valore solo nella misura in cui parlano di un'esperienza reale, esistente, verificabile, e hanno significato solo nel momento in cui si dicono, poiché la loro permanenza (nello scritto) non implica mai di per sé la permanenza del rapporto cui esse si riferiscono. Ecco perché nella storia del pensiero umano spesso si verificano dei regressi, dei tradimenti, rispetto alle altezze e profondità di un determinato pensiero.Gli uomini devono fare di tutto perché resti salvaguardato il rapporto umano, la possibilità di viverlo, il metodo per poterlo vivere. Il resto può anche andare perduto, se ci è di ostacolo alla realizzazione di tale scopo.Forse un giorno finirà la pretesa delle parole (scritte soprattutto) di fissare qualcosa (una verità, una virtù, un'interpretazione...): le parole non possono mai sostituire i fatti. La pretesa inoltre non regge il fluire del tempo, anzi quando essa aspira all'immortalità, si rivela anche profondamente falsa e mistificante, poiché il senso più vero delle parole è relativo al contesto in cui sono state formulate, e la realtà di questo contesto non è mai esattamente riproducibile (nemmeno una fotografia o una ripresa cinematografica sono in grado di riprodurre fedelmente la realtà) e comunque il significato di una specifica realtà sfugge alla comprensione di chi non è in grado di immedesimarsi con la sua struttura e le sue dinamiche (il che in maniera esaustiva non può mai avvenire).Le parole valgono come segno di qualcos'altro, cioè come rimando a qualcosa che è più profondo di ciò ch'esse possono indicare. Non è il sapere che rende liberi. L'espressione giovannea: "La verità vi farà liberi", pecca d'intellettualismo (o di gnosticismo), poiché solo la libertà rende liberi, e la libertà non è frutto di un'acquisizione del pensiero (come vuole l'idealismo). E' la pienezza della vita, la soddisfazione di sapere che nella vita sociale non vi sono persone sottoposte a umiliazioni e sfruttamenti. Nessuno ha il diritto di sentirsi libero quando attorno a lui vi sono mille modi d'essere schiavi.Sul piano del pensiero la forma suprema della verità dell'uomo è la tautologia. "L'uomo è ciò che è" e nessuna parola potrà nascondere la realtà dell'uomo, nessuna potrà modificarla senza l'intervento della volontà. La tautologia non è la fine del pensiero, ma la sua perfetta conformità alla prassi. La tautologia, infatti, può essere vissuta solo nel presente, secondo le leggi, i valori, le consuetudini del presente, poiché la contraddizione antagonistica può essere superata solo nel presente.Le parole dunque vanno sempre "pesate", poiché esse, molto facilmente, possono costituire un inganno, una finzione, uno strumento utile per nascondere il vuoto della propria vita. Le parole sono utili quando rimandano, come l'onda di un'eco, a un'esperienza in atto, praticabile da chi ascolta. Le parole hanno efficacia solo nella misura in cui vengono applicate: questo criterio dovrebbe facilmente discriminare i discorsi aventi un metodo operativo da quelli fini a se stessi. Senza tale praticabilità le parole non servono a nulla, sono mere opinioni e non pongono gli uomini di fronte alle loro responsabilità. L'uomo dovrebbe arrivare a vivere un'esperienza la cui credibilità sia così evidente e immediata da rendere inutile qualunque esemplificazione teorica. Ma è possibile questo?