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E’ l’India il paese d’oro tra i BRIC?

Post n°6 pubblicato il 14 Luglio 2012 da apob10
 

Gli investitori hanno concentrato, sulle economie emergenti nel mondo, le proprie speranze per un sostegno alla crescita globale. Un recente e marcato rallentamento in Cina ha, però, generato una grande preoccupazione tra gli investitori stessi e soltanto la rapida risposta di Pechino è stata in grado di alleviare alcune di queste preoccupazioni. Ma altri paesi tra i BRIC (Chicago Options: - ) (Brasile, Russia, India e Cina) sono in una situazione economica di pericolo. E ora è possibile aggiungere anche l'India alla crescente lista di economie in sviluppo che stanno registrando forti rallentamenti nella crescita. Questa notizia ha indotto gli investitori a chiedersi se l'India possa essere considerata, o no, un mercato ancora in crescita.

Infatti, anche chi è rialzista sull’India non può ignorare dati tutt'altro che incoraggianti; le statistiche mostrano che la crescita nel primo trimestre in India si è attestata al 5,3% su base annua, ben lontano dalla crescita del 9,2% registrata nello stesso periodo del 2011 . Storicamente, questo è il più lento tasso di espansione in quasi dieci anni, addirittura più lento di quanto avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008, quando la crescita decelerò al 5,8% annualizzato.

Gli economisti affermano che la colpa è in gran parte dovuta alla paralisi politica del paese e dicono che, se non vengono effettuati presto dei cambiamenti, potrebbe risultarne una crisi molto più vasta. Secondo un membro dell’Indian Economic Advisory Council, che supporta con la propria consulenza il Primo Ministro Manmohan Singh, i dati sul PIL dovrebbero far scattare l’allarme all'interno della leadership di governo. Un ex-economista del FMI ha espresso un sentimento simile e teme che se i dati non hanno ancora meritato una risposta politica forte e veloce, è poco probabile che accadr .

, La banca centrale indiana (Reserve Bank of India - RBI) si trova in una situazione paradossale, con bassi tassi di crescita da un lato e con l'inflazione che si sta impennando dall'altro. La Banca centrale indiana ha abbassato i tassi di riferimento di 50 punti base nel mese di aprile, soltanto per lasciarli invariati all'8% in maggio. L'inflazione che accelera e una Rupia indiana notevolmente deprezzata rende difficile il taglio dei tassi, se non quasi impossibile. Infatti, la banca centrale d'India ha resistito alla pressione e anche lo scorso mese ha nuovamente lasciato invariato il tasso di interesse dell'8%, citando l'inflazione in aumento quale vincolo-chiave dell'India.

A testimoniare proprio quanto fosse grave il problema dell'inflazione, i dati hanno mostrato che l’Indice dei Prezzi all'Ingrosso in India è salito al 7,55% a maggio su base annua, rispetto al 7,23% di aprile, e i prezzi di alimenti e carburante sono rispettivamente saliti al 10,74% e all’11,53%. La Banca centrale indiana ha dichiarato di credere che un taglio dei tassi a questo punto non farebbe altro che aggravare le pressioni inflazionistiche. Un economista di JP Morgan afferma che, se anche la Banca (Santiago: - ) centrale indiana avesse ceduto alle pressioni, l'atteso taglio del tasso di 25 punti base sarebbe stato probabilmente insufficiente a stimolare la domanda. Devo ammettere che, quale irriducibile sostenitore del potenziale dell’India, mi trovo sulla difensiva il più delle volte quando si discute del suo futuro con i miei colleghi. Tuttavia, continuo a vedere un potenziale enorme in India perché, a differenza di nazioni come Cina o Brasile, la crescita indiana tratteggia un quadro molto più sostenibile.

, A dire il vero, la Cina ha fatto un lavoro incredibile, è stata in grado di sviluppare le proprie infrastrutture, affermandosi come una moderna economia, e ha scalato tutta la classifica fino a diventare la seconda economia del mondo. Pure Brasile e Russia, gli altri due BRIC, hanno generato una crescita enorme. Ma c'è una grande nube d’incertezza che grava sui BRIC e che può rendere molto più rischiosi gli investimenti a lungo termine; tutti si basano su pilastri di crescita poco solidi. La Cina sfrutta la sua forza lavoro a basso costo e il suo decisionismo politico, antidemocratico e centralizzato, mentre la Russia e il Brasile contano su risorse naturali, trascurando quasi tutto il resto.

E' in questo contesto che l'India risplende, dato che è stata in grado di affermarsi come uno dei più grandi hub al mondo per l'industria della conoscenza. L’ascesa dell'India è attribuita principalmente alla sua posizione dominante nel settore hi-tech; dai programmatori agli ingegneri e ai matematici, l’India è stata in grado di consolidare una classe di lavoratori hi-tech che sono senza pari e non disponibili nelle altre economie emergenti. In realt , le altre nazioni BRIC si trovano di fronte ad un muro di mattoni che l'India è stata in grado di aggirare.

Ad esempio, i responsabili politici cinesi stanno compiendo uno sforzo enorme per diversificare gradualmente il consumo interno, che è l'unico modo per mantenere una classe media in espansione. Ma è praticamente impossibile generare una classe media in espansione contando solo su manifattura a basso costo perché una volta che i salari aumentano, il settore manifatturiero diventa meno competitivo e la crescita rallenta. A causa di questa dinamica, la Cina cerca di diversificare nel settore hi-tech, una mossa che necessiter più di un decennio per affermarsi. Il settore hi-tech richiede un lungo sviluppo di conoscenze ed esperienza ed è in questo ambito che l'India si è portata quasi al livello delle economie con conoscenze avanzate quali Stati Uniti, Israele, Svezia e Australia.

, In sostanza l’India, anche se sempre più moderatamente, ha gi creato una classe media con gli stessi requisiti delle classi omologhe in Occidente, conquistando così la sfida più incerta che la maggior parte degli altri paesi BRIC deve ancora affrontare.

Cifre e Stock Picking E' vero che il tasso di crescita dell'India è calato piuttosto bruscamente ed è altrettanto vero che la crescita dell'India è rimasta indietro rispetto a quella della Cina; tuttavia, il confronto con quest’ultima, non è del tutto corretto. Si potrebbe piuttosto dire che l'India si muove come un elefante gigantesco, che avanza goffamente con lentezza ma con fiducia; pertanto, un confronto con le economie occidentali è molto più appropriato quando si dibatte di crescita e andamenti borsistici.

Per esempio, quando si confrontano le performance dell’India con gli Stati Uniti, la più grande economia al mondo, diventa chiaro che l'India sta recuperando terreno con le economie occidentali. Mentre gli Stati Uniti sono cresciuti, anno su anno, nel primo trimestre a un ritmo dell’1,9% soltanto, nello stesso periodo l'India è cresciuta a un ritmo del 5,3%. E sebbene la maggior parte degli investitori sia rimasta delusa per la crescita dell'India, è da rilevare come tale crescita sia stata più di due volte superiore a quella degli Stati Uniti, nonostante l’alta inflazione, le cattive infrastrutture e la paralisi generale della politica economica che ci sono in India.

Ancor di più, la maggior parte degli investitori sostiene che tutti i ritorni sugli investimenti in India sono stati ridotti dalla caduta della Rupia. Ma una rapida verifica delle performance in dollari della principale borsa indiana, il Nifty, disegna un quadro completamente diverso. Il Nifty ha perso circa il 5% in dollari americani reali negli ultimi cinque anni; comparativamente, sempre in termini di dollari reali, la perdita è stata dell’11,78% per l'S&P 500 (SNP: - ) , di oltre il 25% per il tedesco DAX (Xetra: - ) e di circa il 15% per lo Shanghai Index. E questo solo relativamente agli investimenti in indici. I risultati sono ancora più interessanti se si confrontano i giganti indiani dell’outsourcing hi-tech come Tata Consultancy che, ancora in termini di dollari, ha assicurato negli ultimi cinque anni un ritorno di oltre il 90%.

, È vero, l'India è in ritardo per molti aspetti, soprattutto in termini di infrastrutture e sviluppo, con la conseguenza che è emersa una “doppia” economia. Da un lato c’è un’economia, da va valutare in relazione a infrastrutture e sviluppo, che è lenta; ma questo significa semplicemente che l'India è un’economia che richiede un accurato stock picking e che non è da “comprare” nel suo complesso, come Cina o Brasile.

D'altra parte, tutto ciò che è legato alla crescita della classe media in India sembra possedere tutte le condizioni per una crescita durevole. Mentre il dragone cinese rappresenta un gioco di investimenti instabili e dinamici, l'India è una partita a scacchi strategica con accurato stock picking e valori a lungo termine.

L'India ha una classe media di oltre 100 milioni di persone e un’economia grande quasi quanto quella della Germania: i mercati non possono così permettersi di sottovalutare il valore potenziale dell'India rispetto agli altri paesi BRIC.

L’India è pertanto il paese d’oro tra i BRIC? In effetti ci sono molti venti contrari per l'India: i due più importanti sono il disavanzo delle partite correnti - che, secondo le previsioni, dovrebbe raggiungere quest'anno i 70 miliardi dollari - e il deficit di bilancio dello Stato con una spesa governativa superiore al 20% del PIL. Questi due deficit hanno creato una pressione significativa sulla Rupia, che è recentemente scesa a un cambio minimo record di oltre 57 rupie per un dollaro. Dal 2004, la rupia ha registrato una svalutazione di oltre il 20% causando un'inflazione tenacemente alta e lasciando la Banca Centrale Indiana incapace di stimolare l'economia con tassi più bassi, cosa che si cerca di fare disperatamente ora che il tasso di crescita è caduto dall’8 al 5,3%. Tuttavia, la crescita indiana è stata di gran lunga migliore di un altro paese omologo del BRIC, il Brasile, cresciuto soltanto dello 0,8% nello stesso periodo, ed è sostanzialmente migliore di nazioni occidentali paragonabili all’India.

, A breve termine, è cruciale affrontare i due deficit paralleli e la debolezza della rupia per ristabili

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