acqua e fuoco

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Domenica sono stato a trovare il mio amico S. all'ospedale. E' grave ed in attesa di una operazione che possa salvarlo, non sarà facile.Ho speso una giornata con lui, parlando con sua mamma avevo capito che si sta lasciando andare, al punto di non avere abbastanza forze per arrivare all'operazione che potrebbe salvarlo. Vederlo mi ha fatto molta impressione. Quasi immobile, con la mascherina dell'ossigeno a sigillargli il volto, il corpo magro, il collo gonfio. Sembrava impossibile che quel corpo disteso fosse quel bambino che con la sua forza ci batteva tutti. Io non ci stavo a perdere e resistevo a lungo, ma alla fine non potevo competere con la sua agilità e con la sua forza.Quello che gli ho raccontato è stato proprio questo, gli ho raccontato di come l'ho sempre visto io e di come lo hanno sempre visto tutti, sperando di instillargli un po' della sua forza di allora, ora che ne ha infinito bisogno. Ho cercato di dirgli che quella sua era una attesa utile a recuperare le energie che gli permetteranno di continuare a vivere. Rientrando a casa ho riflettuto anche su me stesso, come è inevitabile in questi casi. Sono felice di aver vissuto molto... soprattutto negli ultimi anni nei quali non mi sono risparmiato mai. Per varie ragioni però, mi sono reso conto di essere anche io privo di forze dal punto di vista psicologico. Ho bisogno di riposare. Ho corso troppo su troppi fronti: lavoro, amore, problemi famigliari. Mi sono accorto che, per quanto per fortuna si tratta solo di energie mentali, ho bisogno di tirare il fiato. Vivere per un po' un tran tran ordinario, privo di eccessi e di follie. Ne ho bisogno per ricominciare a correre prima o dopo.E' importante capire i propri limiti. E rispettarli.