il bagnasciuga

Countdown


Oggi c'è profumo di cannella e arancia, di cioccolato e miele nella mia cucina. Con la cottura dei pampepati ho ufficialmente dato inizio al conto alla rovescia da qui a Natale.Sono diversi anni che i miei figli, soprattutto quelli che ormai sono volati fuori dal nido, mi chiedono di lasciare traccia dei miei racconti di tradizioni familiari e di antenati ormai presenti solo in qualche fotografia che inizia a sbiadire e nei miei ricordi.Lucy vorrebbe un libro delle nostre ricette natalizie. Rerun che ha dieci anni di meno e la differenza tecnogenerazionale si sente! vorrebbe fare una playlist di video mentre cucino e racconto.
Io per ora scrivo. I panpepati, sulla tavola natalizia delle mia famiglia d'origine, c'erano come dono della  signora Gabriella, segretaria di origini ternane dello studio tecnico di zio dove lavorava papà. Era una giovane bionda signora molto gentile e aggraziata che puntualmente ogni Natale si presentava con i suoi pacchettini di panpepato avvolti in carta rilucente, la stessa che a Pasqua nascondeva al suo interno un altrettanto goloso dono per i suoi datori di lavoro: le buonissime pizze al formaggio ternane.Quando la signora Gabriella lasciò il lavoro per i suoi impegni familiari i panpepati diventarono un ricordo fino a quando non iniziai a bazzicare la cucina di mia suocera.Lei, che era nata e aveva trascorso l'infanzia a "Nervesa della Battaglia" , come diceva lei, era arrivata nel Lazio con tutta la sua famiglia al seguito del padre, operaio in una impresa che per diversi anni effettuò lavori  qui e che lasciò al termine degli stessi una piccola comunità veneta, famiglie ormai radicatesi in questa città. Qui sposò mio suocero, originario della Piana reatina ma trapiantato per molti anni a Terni dove il padre aveva lavorato nelle acciaierie. E a Terni la suocera di mia suocera aveva imparato a fare i panpepati. Per molto tempo ogni volta che le chiedevo di insegnarmi a farli, lei andava in sala, apriva un cassetto della grande credenza che occupava un'intera parete e ne prendeva un paio dalla lunga fila di profumati mucchiettini marroni avvolti in un candido telo di cotone. Poi un giorno, sarà stata la mia insistenza, sarà stato il bellissimo rapporto creatosi tra noi, sarà stato che iniziava a sentir venire meno le forze per la tremenda malattia che la consumava, mi porse carta e matita e mi dettò la tanto agognata ricetta. Da allora a casa mia non è Natale finchè non ho fatto i panpepati. Panpepati che non mi sono mai venuti come quelli di mia suocera ma che a lei piacevano più dei suoi.  Quest'anno Franklin mi ha regalato il mosto cotto per farli come prescrive la ricetta originale e così non ho dovuto sostituirlo con il caffè. Ho sentito di nuovo il profumo che si sprigionava da quel cassetto della credenza della sala. Quando si ha la mia età il Natale è una festa piena di malinconia per i troppi che mancano. E tu mi manchi tanto mamma.