il bagnasciuga

Di presepe in presepe.


La tradizione vuole che nella mia famiglia si tolga il presepe la domenica dopo l'Epifania.Oggi però non ne ho voglia, è  un compito che mi rattrista e oggi ci pensano la pioggia e il freddo a rattristarmi abbastanza.Di non farlo non se ne parla nemmeno per una che vive nella Valle Santa da qualche anno ribattezzata Valle del Primo Presepe grazie ad un vescovo intraprendente e con uno spiccato senso del merchandising. Grazie a lui sono fiorite mostre di presepi, contest fotografici, concorsi tra scuole e tra privati e si sono rafforzate e sono state pubblicizzate iniziative locali tutte legate al presepe. Una delle cose che il covid mi ha tolto sono stati i giorni con figli e nipoti in giro per  gli antichi borghi francescani che custodiscono e tramandano bellissime tradizioni. Sono sopraffatta dai ricordi.
Il mercatino natalizio sulla piazza di Greccio dove è  possibile acquistare tutto quello che serve per realizzare uno splendido presepe e dove tra le corse sfrenate delle mie nipoti intorno alla fontana, guance rosse e sciarpe svolazzanti, manine intirizzite e occhi spalancati davanti a pastorelli, angeli e Gesù  bambini di ogni dimensione, abbiamo acquistato la statuina del muratore e le ceste del pane da regalare a Cicciobello e Principino per il loro presepe. Quello a grandezza naturale disseminato per le strade e le case di Poggio Bustone dove tutto il paese si trasforma in presepe e ti ritrovi a camminarci dentro e che ha ascoltato le confidenze di un Principino ormai adolescente alla nonna mentre gli altri si scattavano foto a bordo della slitta di Babbo Natale. La scoperta di un bellissimo presepe all'interno del santuario francescano con statue riccamente vestite di meravigliosi abiti curati fin nei minimi particolari. La freddissimo giornata passata in Toscana, a Vivaio, dove
il presepe ricopre un pendio e all'esterno di ogni casa fa bella mostra di sé  la creatività natalizia degli abitanti fino ad arrivare  alla raccolta di presepi provenienti da tutto il mondo e poi il pranzo in una trattoria dove al caldo di una grande stufa accesa abbiamo assaporato un'ottima cucina tipica. Il fine settimana in una scintillante prenatalizia Milano, immensa vetrina oversize dove la doppia altezza dei portici mi ha fatto sentire lillipuziana mentre mi incantavo come una bambina a guardare le vetrine animate ideate da Dolce e Gabbana e un'ondata di musica assordante veniva giù da quella che pensavamo fisse la terrazza di un locale. E infine quello che speravo di replicare quest'anno: il capodanno passato ad Amatrice con un paio di carissimi amici. Momenti indimenticabili, cemento per tenere insieme la mia strana, complicata, scassatissima grande famiglia e combustibile per alimentare la mia curiosità, la voglia di viaggiare, di scoprire nuove cose, di perdermi nella bellezza e in fondo di continuare a vivere.