il bagnasciuga

Sulla sua pelle, sulla mia pelle


Ritenevo fosse mio dovere farlo. Un dovere civico.                            
Certe storie non possono essere ignorate, non ci si può voltare dall'altra parte, fare finta di non sapere. Così ho cambiato canale e iniziato a vedere quel film. Sentivo di doverlo ai genitori, alla sorella. Sentivo di doverlo a lui. Dopo quattro, forse cinque minuti ero sudata, tremante, sconvolta. Il film era ancora all'inizio ma per me era già finito e quei pochi fotogrammi sono bastati a farmi precipitare in un vortice da cui non riesco ancora ad uscire dopo tre giorni. Sono sicura che sia un bellissimo film recitato splendidamente perché i gesti, il tono di voce, la musica di quel frasario sono talmente realistici che da chissà dove dentro di me sono riemerse altre frasi, altre parole che avevano lo stesso suono, la stessa musica. Pensavo di aver superato tutto, dimenticato no, impossibile farlo, ma ero sicura di essere andata oltre e aver ricominciato a vivere libera dal passato ma non era vero. È ancora tutto lì da qualche parte e tutto il male ha cancellato anche quel poco o tanto di buono che c'è stato. Non ricordo il suono della sua voce quando diceva di amarmi. Pensavo di non ricordare neanche il suono della sua voce quando diceva altro. Mi sbagliavo. Io sono salva, non so ancora bene come. Costretta a  vivere portandomi dentro una voragine e mille cicatrici nell'anima. Educata a considerare una colpa il mio essermi salvata, il non aver aspettato che mi uccidesse. Era quindici anni fa. Era ieri. Per ventiquattro anni sono stata la moglie di un poliziotto.