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I bei tempi andati

Post n°141 pubblicato il 19 Agosto 2017 da la.cozza

Spesso rimpiango il passato. Forse perchè del passato ricordo solo le cose piacevoli e lo avvolgo col profumo del ricordo che cambia in meglio, come cantava Guccini.
Non sono poi nemmeno tanto vecchia ma ho assistito a cambiamenti enormi come se il mondo avesse ingranato la quinta e tutto stesse cambiando a velocità sempre maggiore. Anche la vita di una semplice casalinga.
Da bambina amavo venire in questa casa dove ora abito. Era la casa dei miei nonni paterni, che adoravo e a cui devo moltissimo. L'aveva costruita mio nonno al tempo delle Sanzioni, quindi circa ottanta anni fa, per la sua famiglia, quella di suo padre e quella dei suoi suoceri. Quando ci scorrazzavo io era abitata dai miei nonni al pianterreno, dalla sorella di mio nonno con la figla rimasta vedova giovanissima e suo figlio al secondo piano, mentre il primo piano era stato venduto durante la guerra.
C'erano locali condominiali e stanze che non esistono più nelle case di oggi.
Il locale dei "vaschetti", due grandi vasche di cemento dove la donna che veniva a fare il bucato a turno lavava le lenzuola delle tre famiglie per poi stenderle sulla terrazza all'ultimo piano. Questa era all'epoca considerata una gran comodità rispetto alle altre lavandaie che lavavano i panni al fiume.

                              
I miei nonni venivano da Roma, erano di famiglie benestanti e nonno in particolare era considerato un pò eccentrico, di sicuro con idee molto moderne.
La cucina comunicava con un retrocucina che fungeva da dispensa e da frigorifero, non c'era il termosifone e la finestra era aperta giorno e notte. Ricordo ancora l'uomo col carretto che portava il ghiaccio.
Non c'era il gas e nonna cucinava con la stufa a legna. Io ero affascinata da quegli anelli concentrici che lei tirava su con un lungo gancio ad uncino lasciando intravedere il fuoco che ardeva sotto. Chissà che fine avrà fatto l'onnipresente bollitore dell'acqua.

                                      
Adoravo le patatine fritte che nonna teneva in caldo avvolte nella carta marrone all'interno di un piccolo vano della stufa.
Qualche anno dopo papà le regalò, viste le piccole dimensioni della stanza, una cucina da appoggio, tre fornelli attaccati ad una bombola, e il frigorifero.
Per l'acqua calda in bagno c'era lo scaldabagno elettrico e per l'acqua fredda i "cassoni" sotto il tetto.
Accanto alla cantina c'era la "carbonaia" per alimentare la caldaia condominiale che prima di essere mandata in pensione vent'anni fa ha bruciato tutti i tipi di combustibile di anno in anno forniti dal mercato.
Io passavo le ore nello studio con nonno scrivendo a macchina.
Per fare più copie si usava la carta carbone o carta copiativa: un foglio di carta leggera e un foglio di carta carbone, un foglio di carta leggera e un foglio di carta carbone e così via. L'ultima copia si intravedeva appena e la carta copiativa si riempiva via via di lettere in negativo sempre meno riconoscibili visto che si usava più volte.
Se non scrivevo a macchina, disegnavo: armata di "lapis" copiavo quadri famosi da uno dei tanti libri di n
onno.   
                              

A merenda sorseggiavo compunta il mio te insieme a nonna dopo aver guardato, sempre con stupore, l'acqua nella teiera tingersi d'ambra ad ogni movimento dell'infusore. Le bustine già dosate saranno anche più pratiche ma di sicuro sono molto meno affascinanti.

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Commenti al Post:
CiaoGi_57
CiaoGi_57 il 21/08/17 alle 09:11 via WEB
Che bei ricordi!!!!! Anche io mi ricordo quel tipo di stufa, l'avevamo in casa quando ero ancora una bimbetta e nell'appartamento non c'era il riscaldamento, poi nella casa in campagna che i miei avevano affittato per stare vicini a mia nonna almeno nei fine settimana dopo che nonno se ne era andato. Io ricordo la grande mansarda dove avevano messo i letti per noi bambini, la grande, grandissima cucina dove stava appunto la stufa in ghisa, il gabinetto in una baracchetta fuori casa (e durante l'inverno piuttosto che andare a ghiacciarsi, la tenevi fino a scoppiare), la grande stanza di ingresso che una volta serviva per ripararci i carretti..... un periodo bello, con tutti i cugini, gli zii, amici e figli degli amici, quando ci si metteva a tavola non si era mai meno di una quindicina di persone.
(Rispondi)
 
la.cozza
la.cozza il 21/08/17 alle 14:54 via WEB
Erano tempi duri, si faticava molto di più e c'era molto meno benessere materiale ma forse c'era qualcosa che via via è andato scomparendo: il rapporto con gli altri fossero essi parenti, amici o solo vicini di casa. Oggi si è molto più soli e sulla difensiva, si ha più paura degli altri.
(Rispondi)
atapo
atapo il 17/09/17 alle 22:28 via WEB
Io ho avuto la stufa a legna (e solo quella, per cucinare e per riscaldarsi) fino a 21 anni. Ma la casa "di famiglia" è finita ad altri estranei e del tutto cambiata, a causa di decisioni ereditarie... ora posso solo ricordarla, e raccontarla, come a volte ho fatto.
(Rispondi)
 
la.cozza
la.cozza il 21/09/17 alle 18:43 via WEB
In fondo quel che conta sono i nostri ricordi. Mia mamma mi ha sempre detto che "casa" è dove sono le persone che ami. Anche se non nego che questa vechia casa mi fa sentire protetta e al sicuro.
(Rispondi)
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