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Lavori in corso

Post n°161 pubblicato il 01 Settembre 2020 da la.cozza

Abito in una casa costruita "al tempo delle sanzioni" come ama dire la mia prozia (novembre 1935 - luglio 1936)
Costruita dal mio nonno paterno e dal mio bisnonno, uno geometra e l'altro ingegnere.
Nonno abitava a Roma ma fiutò l'aria che tirava e decise che era meglio trasferirsi in campagna, nella piccola città di cui era originaria sua madre e in cui viveva suo padre e dove  avevano parenti e amici con cui trascorrevano le calde giornate estive. Con nonno, nonna e mio papà si trasferirono anche i genitori di mia nonna.
Così la casa fu costruita come un'unica proprietà, una casa di famiglia, con al piano terra un appartamento per i genitori di mia nonna, al primo piano uno leggermente più grande per i miei nonni e al secondo piano uno per il padre di nonno rimasto vedovo giovanissimo e che comunque risiedeva perloppiù nella casa del principe di cui amministrava le tenute. In quell'appartamento andò poi a vivere la sorella di nonno dopo la separazione dal marito, insieme ai suoi due figli.
Molta acqua è passata sotto i ponti da allora e la proprietà è stata divisa e poi venduta.
Io abito nel piano terra di questa vecchia casa, nelle stanze che furono abitate dai miei bisnonni, poi dai miei nonni paterni che dovettero vendere il loro appartamento al primo piano a causa della guerra, poi dai miei genitori.
Molta acqua è passata sotto i ponti e molta sopra il tetto ormai quasi centenario.

Il colpo di grazia, al tetto, glielo ha dato il terremoto di quattro anni fa. C'erano già infiltrazioni d'acqua all'ultimo piano ma la ferma opposizione della proprietaria dell'appartamento del primo piano, che lo ha ereditato nove anni fa dalla madre e che si oppone a qualsiasi spesa non abitandoci e non avendo alcun interesse a questa casa di cui è propietaria insieme al fratello con cui non ha più rapporti da oltre vent'anni, aveva impedito qualsiasi intervento di risanamento.
Così siamo arrivati all'anno scorso quando i lavori sono diventati assolutamente improrogabili dato che il cornicione ha iniziato a sgretolarsi in più punti mettendo in pericolo noi e chiunque fosse passato sotto di esso.
Tra rinvii e lungaggini varie finalmente la ditta prescelta per rifare il tetto ha portato il ponteggio e lo ha depositato nel mio giardino in attesa di montarlo e iniziare i lavori.
E covid fu!
Per mesi tubi e ferri abbandonati in terra sono stati il lunapark dei gatti e l'erba è cresciuta indisturbata fino alla fine del lockdown.
Maggio per molti ha significato una ritrovata libertà, per me l'inizio di una estate da incubo. Ho l'abitudine di fare un giro tra le mie amatissime piante ogni mattina e d'estate spesso ceniamo in giardino. Quest'anno questo non è stato possibile fino a ferragosto, quando prima di andare in ferie gli operai hanno smontato il ponteggio almeno per la parte che invadeva le mie aiuole.
Un mese di cure non è stato sufficiente a guarire le ferite provocate dall'impossibilità di annaffiare a sufficienza, di effettuare le piccole potature verdi necessarie, di togliere le erbe infestanti per non parlare delle povere piante di bosso che sono state letteralmente schiacciate dal peso del ponteggio.
Il grosso dei lavori è stato fatto ma mancano ancora alcune cose sia fuori che dentro casa e così prevedo che il ritorno alla normalità per me non avverrà tanto presto e continuo a guardare sconsolata il caos che regna nelle stanze in cui ho dovuto ammucchiare tutto quello che ho tolto da quelle dove dovremo fare degli interventi.
Come se non bastasse ho la casa invasa da tutto quello che avevo ammucchiato nei ventimetriquadriventi di garage dell'altra casa che ho dovuto sgombrare a dicembre per venderla. Ma questa è un'altra storia.


 

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