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acronlusdifatto19
acronlusdifatto19 il 05/02/18 alle 10:10 via WEB
http://www.acraccademia.it/ATTIVITA'.html
(Rispondi)
acronlusdifatto19
acronlusdifatto19 il 05/02/18 alle 10:12 via WEB
ARTE oggi 2017 (CRV-ACR e Aics) a cura di Francesco Costantino Quanto segue vuole essere da supporto alla “ Casalinga di Voghera, di Como o di Milano e Baggio“ per capire l’Arte dei ns. giorni. Ci tengo a sottolineare che la mia spiegazione non ha una volontà di essere eterna, ma vuole essere una semplice fotografia della realtà dell’oggi, se mi si consente questa fotografia dell’esistente che propongo vuole essere come suggeriva l’ “impressionismo” di fine ottocento; i pittori,di quella scuola, volevano fermare l’immagine della realtà di quell’anno, di quel mese, di quel giorno, di quell’ora, di quel posto così come loro lavedevano e la interpretavano. Iniziamo dal principio: gli archeologi (CRV.. insegna) ci propongono reperti antichi ossa e/o manufatti che recano incisi delle linee da ritenersi intenzionali, non un segno provocato da un utensile accidentalmente,conseguentemente questi oggetti sono da considerare un modo come un altro di lasciare per i posteri il segno del passaggio (di quelle persone ) sulla terra a beneficio delle popolazioni future. Questo voler lasciare i propri segni ai posteri è qualcosa di acclarato e indiscutibile; noi lo sappiamo perché dagli Assiri-Babilonesi in poi siamo riusciti a tradurre i loro pensieri lasciati sulle terrecotte e/o sui papiri che sono arrivati indenni fino a noi, i Re e le persone importanti lo facevano scrivere chiaro e forte: questo io l’ho fatto per la maggior gloria degli dei e del popolo, naturalmente la gloria comprendeva anche loro, implicitamente o esplicitamente. Sugli artisti di quest’epoca sappiamo poco, invece con i Faraoni d’Egitto iniziamo a conoscere come erano visti e come gli artisti si auto conoscevano. Il prof. Tullio Carlo Argan nella sua “Storia dell’arte” ci spiega come i pittori, gli scalpellini impiegati nella costruzione delle piramidi non volevano essere considerati semplici“operai alla catena di montaggio”, ripetitori sempre delle stesse cose,conseguentemente chiesero un trattamento diverso, queste rivendicazioni furono represse nel sangue, tutto ritornò come prima. Però questa “rivolta” ci trasmette che le persone quando ne hanno l’occasione riflettono su se stesse per prendere coscienza della propria esistenza unica e irripetibile. Al Faraone e ai poteri forti dell’epoca importava solo la costruzione della piramide per testimoniare ai posteri la loro avventura sulla Terra. Accanto a questa pregnante spiegazione ne esiste un’altra: tu semplice scalpellino come osi uscire dal tuo status sociale e ardire di guardare negli occhi il Faraone? Il Faraone parla con Osiride suo padre, tu parli soltanto con i tuoi simili,tradotto.. i figli del Faraone saranno Faraoni, i figli dei scalpellini saranno scalpellini, in casi eccezionali un figlio dello scalpellino potrà prendere il posto del Faraone solo perché questi non ha più il favore degli dei. Questa ultima parte è sopravvissuta nei secoli con alterna fortuna, nel senso che i padri hanno fatto il possibile e l’impossibile per trasferire la loro posizione sociale ai figli, e se la posizione sociale era bassa hanno fatto il possibile per aumentarla, almeno questo è al 90% di quello che noi sappiamo dai resoconti che ci sono giunti. Dopo l’epopea egiziana ci dobbiamo spostare in Grecia,tralascio intenzionalmente gli anni omerici perché anche se i fatti sono esistiti veramente, gli stessi sono stati ricostruiti adattandoli a periodi successivi. Il perimetro greco che interessa è l’Attica con Atene e il Peloponneso con Sparta, geograficamente è abbastanza piccolo, quello di controllare bene il territorio e prendere le decisioni migliori. Attenzione sia ad Atene che a Sparta, le decisioni sono prese collegialmente dopo una lunga discussione, questo permette che l’esecutività successiva è effettuata in modo convinto e deciso. Bisogna sottolineare che l’uomo greco, in generale, viveva avendo a disposizione servi e schiavi, conseguentemente aveva tanto tempo a disposizione da dedicare alla politica, all'amministrazione della cosa pubblica, anzi la vita politica era considerata la cosa giusta per l’uomo greco. Infine difendere da oplita ( il guerriero di fanteria greco ) la Polis ( la città greca ) era un diritto e un dovere. Riprendiamo il concetto di arte, ormai in Grecia l’arte viene usata come prolungamento di se stessi dopo la morte fisica, attraverso i mosaici, statue ( bronzo o marmo ) e i templi religiosi costruiti in onore a un dio che di solito è il protettore della Polis. Esempio definitivo è l’Acropoli di Atene voluta da Pericle costruita in onore di Giove il Padre e capo indiscusso degli dei dell’Olimpo, in effetti Pericle è nella storia universale in modo definitivo. Il periodo della Grecia classica possiamo osservare come la prosperità economica ha dato la possibilità agli artisti di dedicarsi alla ricerca per offrire al committente un’opera che distinguendosi dalle opere precedenti possa far dire a chi la osserva <<che meraviglia, non abbiamo mai visto nulla di simile>>, e il committente può così fare sfoggio della del suo alto rango sociale, e infine può reclamare un posto nella storia futura, il suo nome sarà ricordato per sempre attraverso le opere artistiche che ha commissionato. Anche il filosofo Platone riconosce, con molta difficoltà, chele opere artistiche, statue, templi e mosaici aiutano la mente attraverso le linee artistiche che gli occhi guardano e seguono per conoscere, sia pure in copia ( l’opera artistica ) l’idea iperuranica che è universale ( eterna ); gli occhi secondo Platone, seguono le linee artistiche dal basso verso l’alto, ma attenzione queste opere sono “copie” della natura e la natura è “copia” delle idee universali, quindi la copia artistica non è proprio la rappresentazione reale dell’Idea, ma solo la copia deformata e approssimativa. A questo punto, paziente lettore, occorre una pausa per fermare l’attenzione sul rapporto dell’arte fra il committente, l’artista e il tempo, all’artista si chiedeva di fissare il momento storico il più fedelmente possibile cogliendo quei particolari che solo un’artista che prima ha fatto pratica presso un altro artista e poi dato dimostrazione della sua particolare bravura. Ora passiamo all’epopea romana: apprendiamo che l’arte è di carattere utilitaristico, serve a comunicare interlocutore del momento il proprio status sociale e le opere che lascia in eredità; notevoli sono i mosaici e le raffigurazioni pittoriche ( forse affreschi ) che sono arrivate fino a noi, di notevole fattura sono i simboli delle Legioni Romane e la raffinatezza dell’equipaggiamento militare, corazza, elmo, scudo, e il pilum ( la lancia dei milites ). Il rapporto fra committente e artista, sopra descritto, continua con le invasioni barbariche e le successive “ere” che noi ( 2017 ) chiamiamo umanesimo, rinascimento, barocco, rococò ( periodo molto breve ), illuminismo,romanticismo, e infine positivismo. L’artista è abbastanza libero di ricercare quel particolare che replicato all'infinito crea qualcosa di inedito che, cosa importante, raffigura in modo definitivo il periodo in cui nasce l’opera d’arte,l’oggetto artistico e il suo tempo sono indissolubilmente legati. Con il Positivismo qualcosa cambia, il rapporto fra artista - lui e il committente rimane, ma la richiesta del committente non è più la stessa. Io simbolicamente pongo la data 1871 come anno di svolta, però sono consapevole che il cambiamento è avvenuto lentamente e non con una cesura netta.
(Rispondi)
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