Linea e punto

Discussioni con Liberaenon.


Da qualche giorno discuto con una brava e giovane pittrice marchigiana (liberaenon). Si conviene su molte cose, su altre abbiamo una visione un poco diversa.Si conviene che l'opera, il quadro, sia l'unicum del fare artistico. Ogni altra cosa non ha senso. Cosa l'opera rappresenti e soprattutto perché sia stata fatta così invece che colà sono argomenti che hanno poco o punto senso. Soprattutto perché entrambi implicitamente seppur apparentemente volti a capire meglio il quadro stesso, in realtà, se ci si pensa bene, cercano di fuggirne, per tornare a parlare di uomini e di donne, del pittore, della pittrice e dei loro modelli e modelle.Il quadro, ogni quadro, ogni opera ha un linguaggio proprio, tecnico innanzi tutto, come si diceva anche con un altro blogger. Una volta finito (semmai il problema è quando è finito?), esso vive di vita propria, è, come dire, autoreferenziale, così come tutti noi siamo autoreferenziali. Esso è bello, intenso, intelligente o brutto, sciapo, incolore e insapore, ma le ragioni che hanno portato l'autore a definire quel soggetto, quella prospettiva, quell'uso piatto o materico del colore e del segno poco o nulla hanno a che vedere con il fatto che alla fine esso è quello che è.Chi se ne intende poi, in cuor suo, se vuole, può riconoscere gli ingredienti, come si fa con la buona e la cattiva cucina, può ricercare le fonti, le radici, i maestri consci e inconsci di quell'immagine, che spesso sono, specie in quadri di pittori alle prime armi, davvero non conosciuti consciamente dall'autore stesso. Viviamo in un mondo di immagini pittoriche e artistiche. Ne subiamo la bulimia e alle volta capita di aver pranzato senza neppure essersi accorti di aver aperto bocca.Il grande Manzù diceva sempre: chiedetemi il come, non il perché. Il perché cosa importa? a chi? gli autori e le loro ragioni passano, le opere, se ben fatte, restano.Laddove invece non si è daccordo (anche se credo che la nostra diversità di vedute sia solo, come dire, tattica e non strategica) è quando lei, liberaenon, urla: i quadri non servono per essere appesi.Capisco cosa intende. Si ribella alla logica di chi li compra solo ed esclusivamente come elemento di arredo, come si compra (o si trova per strada) un ninnolo da mettere su una mensola o sulla libreria, ma, ma io dico che l'uso dell'arte, la finalità della stessa è questione così complessa e, alla fin della fiera, così di scarso interesse (proprio perché troppo complessa) da rendere questo argomento pesante, lezioso.A me sta bene che la gente compri i quadri anche solo come complemento di arredo, solo perché in quella sala o su quella parete ci sta bene del rosso o del verde o quello che è. Preferirei e preferisco, certo, anch'io che il quadro lo si guardi per quel che è, tutto, dall'angolo in alto a sinistra a quello in basso a destra e lo si ammiri, lo si esamini, vicino e lontano, ci si metta il naso dentro ad odorarne ancora il profumo, ma come posso dispiacermi se poi viene appeso e da qualcuno dimenticato lì.L'arte è riposo per i borghesi o ascia di guerra per lanciare idee? Matisse o Picasso? Dipende, dico io, da caso a caso, ma l'importante, il risultato che ogni pittore cerca è che il quadro una volta finito, parli, viva, sia intelligente e procuri emozioni, idee, passioni e sentimenti.