acrilmilanese

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http://www.acraccademia.it/Acr%20Torino%20pag%201.html            Alitalia: Fassino incontra azionisti Sagat, Caselle non ridurra' offertaa cura di acr e crv(da ASCA) - Torino, set 2014 - ''Caselle non ridurra' l'offerta di voli, ne' il numero dei collegamenti diretti con il Sud''. E' l'assicurazione del sindaco di Torino, Piero Fassino, dopo l'incontro di questa sera in Comune con gli azionisti di Sagat, la societa' di gestione dell'aeroporto di Caselle, con l'ad e il presidente della societa' Roberto Barbieri e Giuseppe Donato, e a cui erano presenti anche l'assessore ai Trasporti della Regione Francesco Balocco e quello del comune di Torino Claudio Lubatti. In sintesi, ha spiegato Fassino al termine dell'incontro, Alitalia, che nei giorni scorsi ha deciso di tagliare alcuni collegamenti diretti per il Sud, manterra' le destinazioni di Napoli e della Calabria (Lamezia e Reggio Calabria) per le quali ha avviato una trattativa con Sagat sulla organizzazione dei voli, a cominciare dagli orari e dalle frequenze. Fassino ha anche assicurato che per questo capitolo non e' previsto alcun intervento da parte dei soci e quindi soprattutto degli azionisti pubblici. Gli altri collegamenti soppressi, Bari, Palermo Catania, vedranno invece un incremento dell'offerta da parte degli altri vettori low cost che gia' oggi servono queste destinazioni (Volotea, Meridiana e Ryanair). ''C'e' l'impegno di tutti gli azionisti di Sagat a sostenere la societa' - ha detto Fassino - per garantire che Torino non perda alcun collegamento e anzi continui nella politica di espansione che ha visto l'aeroporto di Caelle quest'anno crescere piu' di tutti gli altri''.notizia di eg/sam/Puppato (Pd): in Jobs act reddito minimo e livelli salario certi-09 Settembre 2014 a cura di acr e crvOggi non stiamo garantendo tutti gli italiani (da ASCA) - Roma, set 2014 - "Dobbiamo mettere mano al comparto del lavoro, che oggi e' un mare magnum. Nel Jobs Act ci sono le tutele crescenti, ci sono ammortizzatori sociali piu' universali, capaci di fornire tutele a prescindere dal contratto che si ha. Oggi non stiamo garantendo tutti gli italiani". Lo ha detto Laura Puppato del Pd, intervenuta stamattina ad 'Agora' Estate', su Rai Tre. "Nel nuovo decreto - ha spiegato - si parla per la prima volta di omogeneita' di trattamento per chi cerca un lavoro e non lo trova, si parla quindi di reddito minimo garantito, oltre che di un livello retributivo minimo per chi lavora. Poi c'e' la semplificazione per le imprese, come la riduzione del 50% per chi assume". notizia di Pol/ArcPensionata romana fermata con 64mila euro a valico Chiasso a cura di acr e crv- Settembre 2014 - Denaro non dichiarato, sequestrata la meta' (ASCA) - Roma,  set 2014 - I militari del Gruppo Guardia di Finanza Ponte Chiasso, in collaborazione con i funzionari doganali hanno scoperto e sanzionato una 74enne residente a Roma a bordo di un treno di linea proveniente da Lugano e diretto a Milano Centrale. La donna alla domanda di rito dei finanzieri, tesa a raccogliere la dichiarazione ai fini doganali e valutari, affermava di avere con se' solo 800 euro all'interno del proprio portafoglio. Al contrario, dal controllo effettuato dalle Fiamme Gialle sono spuntate ben 250 banconote da 200 euro di taglio e altrettante di vario taglio, in due buste occultate sulla persona per complessivi 63.900 euro non dichiarati. Del denaro trasportato illecitamente (ovvero quello eccedente i 9.999 euro) ne e' stato sequestrato il 50%, per un importo di 26.950 euro, in attesa che il ministero dell'Economia e delle Finanze definisca la sanzione da applicare al trasgressore, oggi variabile dal 30 al 50% della somma trasportata illecitamente. notizia di  Red-Cro-Blahttp://www.acraccademia.it/Acr%20Torino%20pag%201.html                                   riceviamo e volentieri pubblichiamo.. con qualche commento.. a cura di acr e crvhttp://www.acraccademia.it/Acr%20Torino%20pag%203.htmlC’È DEL BUONO E DEL CATTIVO NEL “RENZISMO”, ​MA ADESSO È ORA DI VOLTARE PAGINA ​CON L’ASSEMBLEA COSTITUENTE​E UN “PIANO MARSHALL” PER L’ECONOMIA .. le mosche cocchiere aumentano... dice Cisnetto il leader della 3a rep... (.. ma dov'era nella seconda e nella prima?)I tagli lineari sono lo strumento degli impotenti della Seconda Repubblica così come l’aumento delle accise su benzina e sigarette lo erano per quelli della Prima. Quando un governo non ha una politica economica e, dopo aver raccontato balle ai cittadini, è costretto a fare i conti con la dura realtà del bilancio dello Stato, per far quadrare i conti (si fa per dire) ricorre al più ingiusto, anti-meritocratico e inefficace degli strumenti di contenimento del deficit. Se adesso, come sembra, dall’empireo della rottamazione dei vecchi sistemi di (non) governo su cui Renzi ha costruito il suo consenso, mediatico ed elettorale, si dovesse cadere all’inferno del 3% di spese date alla patria da ciascun ministero, saremmo di fronte all’ennesima occasione perduta... e aggiunge...Peccato, perché sembra finalmente diventato interessante il dibattito che si è aperto in queste ore sul “renzismo”, di fronte al rapido cambio di umore che si sta registrando (nel Paese o nelle élite?) sulla figura del presidente del Consiglio. Ma per essere anche utile, questo confronto abbisogna di una messa a punto. Partendo dalla diversità, apparentemente abissale, tra le risposte date da Renzi a Roberto Napoletano, in una bella intervista sul Sole 24 Ore, e quelle del sindaco renziano di Firenze, Nardella, al Foglio, si è definito – vedi Luca Ricolfi – populista l’approccio di Renzi, contrapponendolo all’altro, rigoroso fino a rischiare di essere impopolare. Per carità, la definizione ci sta, e il premier l’epiteto – perchè tale è – se lo è andato a cercare a tutti i costi. Anche noi abbiamo battezzato populista il suo approccio politico, la gestualità e i toni, l’esasperata inclinazione mediatica, l’ostentata voglia di rottura con qualunque forma di organizzazione degli interessi. Ma più passa il tempo, e più ci convinciamo che non stia qui il vero limite di Renzi. Intanto, perché ci sono ragioni che militano dalla sua parte quando sostiene che non c’è scritto da nessuna parte che occorra governare “contro” o “nonostante” i cittadini. E pur essendo noi assertori della “indispensabilità democratica” del ruolo delle élite, siamo d’accordo con Renzi quando indica la responsabilità che ha la vecchia classe dirigente, e l’establishment in particolare, del declino del Paese. Anzi, volendo essere più precisi, è la borghesia – incolta e ignara del suo ruolo sociale – che ha delegato alla “mediocrità rampante” il governo (si fa per dire) del Paese, producendo un disastro immane che solo il passare di qualche generazione potrà sanare. Quindi, non è certo affidandosi a presunti ottimati – tecnocrati o intellettuali che siano – che si può invertire la rotta. È la politica che deve avere la supremazia, e la politica, in democrazia, richiede necessariamente il consenso... poi seguita..Detto questo, però, la vera questione riguarda le basi su cui si costruisce il consenso. Esso deve essere il mezzo con cui attuare il proprio progetto di società, e non il fine al cui ottenimento tutto piegare. Dunque, l’analisi del cosiddetto “renzismo” è utile nella misura in cui si focalizza sul progetto e, soprattutto, sugli strumenti con cui realizzarlo. Ed è qui che casca l’asino. Perché una serie di premesse politicamente rilevanti di cui Renzi si è fatto portatore e che in una certa misura ha imposto (specie al suo partito) non hanno generato, almeno finora, un progetto organico con cui identificarlo. Non si tratta di cose da poco: dalla fine dell’antiberlusconismo – che è servito solo a Berlusconi e a generare e arricchire una casta di professionisti anti-Cav – alla caduta di una serie di tabù ideologici della vecchia sinistra, per non parlare della smitizzazione della rappresentanza organizzata degli interessi, sindacati in primis. Peccato, però, che alla parte destruens non abbia fatto seguito quella costruens. Prima di tutto sul piano programmatico. E non ci riferiamo tanto al vituperato “effetto annuncio”, che è prezzo da pagare alla dinamica del consenso nella società della comunicazione, quanto alla miccia corta del pensiero strategico, all’indifferenza verso i contenuti dei dossier – che si traduce nel fatto che la riforma del Senato o della legge elettorale è buona per il solo fatto che si realizza (per la verità si annuncia) visto l’immobilismo degli ultimi due decenni, a prescindere dal merito – e alla scarsa (per non dire inesistente) propensione all’uso di squadre di lavoro che preparino i dossier e di interlocutori d’esperienza e di pensiero con cui confrontarsi dialetticamente. Così come assai poco costruens è anche il metodo di lavoro e la modalità organizzativa del governo Renzi. Il caos che regna nella struttura dirigenziale di palazzo Chigi, l’abitudine a non scrivere le leggi in via definitiva prima della loro approvazione, la cronica mancanza delle norme attuative, l’inevitabile chiusura a riccio della burocrazia ministeriale – giustamente messa sotto accusa da Renzi, ma bisogna averci l’alternativa altrimenti si creano vuoti spaventosi – sono tutti segnali di una non capacità di tradurre le scelte in norme operative. È vero che il duo Monti-Letta aveva lasciato in eredità la mostruosa cifra di 899 decreti non attuati e che ora si sono ridotti a 528, ma nel frattempo se ne sono aggiunti 171 della gestione Renzi, e il numero di 699 complessivi è ancora indecentemente alto... ora dà la linea.. (e Bravo Cisnetto... fossi io Renzi ti farei subito Ministro)... Quando si vuole rottamare un sistema, anche se già collassato – anzi, proprio perché è defunto – occorre avere idee, uomini, metodo e strumenti alternativi. Renzi cerchi pure il consenso – magari risparmiandoci sceneggiate come quella del gelato, che peraltro il consenso glielo fanno calare – ma si convinca che a questo vuoto deve pensare e subito. Occorre far fare un salto di dimensione strategica all’azione del governo: convocazione dell’Assemblea Costituente per le riforme istituzionali; “piano Marshall” per l’economia, partendo proprio da quell’intervento sul patrimonio pubblico che nell’intervista al Sole 24 Ore il premier nega di voler mettere in atto. Se Renzi farà la coraggiosa scelta di rottamare i primi mesi del suo governo cambiando radicalmente scenario, e allora coniugherà il consenso con la capacità di governare, mettendo così a frutto la sua “indispensabilità politica”. Altrimenti sarà peggio per lui. Ma anche per l’Italia, purtroppo... scherzi a parte ci auguriamo che il Presidente del Consiglio tenga conto dei suggerimenti del collega Cisnetto.. e faccia del suo meglio, come ci pare stia facendo..                        http://www.acraccademia.it/Acr%20Torino%20pag%204.htmlRingraziamo Cisnetto e il suo sito www.terzarepubblica.it e se volete chiarimenti o spiegazioni .. scrivete all’indirizzo redazione@terzarepubblica.it o a merzario.sergio719@gmail.com  -  www.acraccademia.it