Ada vede

Storielletta & Riflessioncine sulla Morte


Una storielletta e qualche riflessioncina sulla morteTarda mattinata di un giugno caldo  e appiccicoso. M’ero appena staccato dalla bara di mio zio, nella sala della camera ardente, e m’incamminavo per raggiungere il gruppetto compatto di parenti che stavano andando, mogi, verso il cancello principale.  Non m’ero accorto che una zia, di non so chi, una vecchia megera incartapecorita, con veletta nera, s’era staccata dopo di me dal feretro e da dietro mi fa:”Francesco, bisogna far chiudere subito la bara col coperchio.. con questo caldo!”
Lì per lì ho pensato che la zia dovesse avere un valido motivo per dire una cosa del genere: cos’è? Lo odiava a tal punto, quel mio povero zio, che non voleva manco concedergli qualche altro minuto a contatto con la realtà terrena? “Adesso, lo dico a papà..”, le riferii, con un tono che, forse, credo, voleva dire: dirò a papà della tua crudele intenzione. A quel punto non è detto che, papà, non voglia far chiudere anche te, nella bara, insieme allo zio!” Ma la megera si dileguò, dopo avermi sorpassato e aver velocemente salutato il parentame, ora tutto fermo, compatto, a chiacchierare, mesto, prima del cancello. Il caldo prevaleva su tutto e tutti, e restai lì, qualche metro prima del gruppo, a chiedermi come fosse stato possibile che la megera mi avesse sorpassato con tanta facilità. Misteri della prossimità con la morte, pensai. Vanno tutti di fretta: è una vita, un intero sistema che è del tutto incompatibile con il fatto di fermarsi un attimo a pensare. Di giorno tu li vedi, è una corsa continua, scappano a destra e a sinistra, nel solo ed unico tentativo di ingannare la morte. Questo c’è, dietro il paravento del tuo lavoro, dell’ora in palestra, del riempire il carrello della spesa con i prodotti: il reiterato (e fallimentare) tentativo di dimenticare, ancora per un giorno, il fatto di dover morire. E’ un errore madornale, anzi, è il più grande errore che si possa commettere. Certamente il mondo sarebbe un posto migliore, se ci si ricordasse ogni tanto del fatto che pure noi siamo come le Simmenthal del supermercato: un giorno, tu, scadi.. Ci sono poche città in cui c’è una piazza intitolata alla morte. Sembra una scelta assurda da parte della municipalità, invece è ingegnoso ed è indice di lungimiranza.. Le informazioni oggi ridondano, ed ognuno ha il suo retino personale, per trattenere ciò che crede migliore per sè stesso. C’è chi si squadra con reverenza la targa con su scritto “piazza della morte”, e c’è chi invece  lo ha sempre ignorato. Ma va bene così. Mi soggiace or ora quel tizio al balcone, in quel film, che ripeteva a Troisi:”ricordati che devi morire!” “Sissì, ora me lo segno!”