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L'obbedienza non è più una virtù

 

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Il piacere di scrivere

Post n°3 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da Teophile
 

Paolo Nori, BASSOTUBA NON C'E', Feltrinelli, pagg.27-28 Dicono, quando tu dici Scrittore, dicono Bello! Sempre Bello! Dicono. Come se tutti i libri che hanno letto fossero belli. Ci sono, queste persone, che nella loro vita hanno incontrato solo della gente buona, hanno visto solo dei posti meravigliosi, hanno mangiato solo dei cibi squisiti. Allora ti dicono Bello!, quando gli dici Scrittore. Aspetta, gli dico, aspetta un attimo. Che va bene che ho detto scrittore, ma c'è scrittore e scrittore. C'è lo scrittore che ha pubblicato e quello che non ha pubblicato. Lo scrittore che non ha pubblicato bello una sega. Lo scrittore che non ha pubblicato Fatica. Lo scrittore che non ha pubblicato Nervoso. Bestemmie, lo scrittore che non ha pubblicato. E anche lo scrittore che ha pubblicato: aspetta, che ce ne sono diversi. C'è quello che ha pagato, per farsi pubblicare. Quello bello per niente. Quello Vanagloria. Quello Coglione. Lo scrittore che ha pubblicato: aspetta ancora. Lo scrittore che ha pubblicato, c'è quello che ha pubblicato dei libri, quello che ha pubblicato dei racconti. Quello che ha pubblicato dei racconti, bello, delle volte. Ma poi, quello che ha pubblicato dei racconti, vuole diventare anche lui quello che ha pubblicato dei libri. Vuole diventare lo scrittore che lo pagano, per pubblicare. Lì, forse, potrà anche essere bello. Prima Aspettare. Prima Stare in casa vicino al telefono. Prima Manie di persecuzione. Prima Sospetto che qualcuno ti abbia scassinato la cassetta delle lettere. Prima Viaggi nella città degli editori, a portare i dattiloscritti. Nei giorni più caldi dell'anno. Prima perché non telefona? Non gli è piaciuto? Prima Invidia. Prima Soldi zero. Prima. Dopo, forse, bello. E allora, dicono, cosa scrivi a fare? Non lo, gli rispondo. Allora pensano Che vita, che fai. Ma non dicono niente, per delicatezza.

 
 
 

Libertà e Vita

Post n°2 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da Teophile
 

Come si può sopravvivere a certe catastrofi? Non lo so, però questo brano di Etty Hillesum, un invito a leggere il suo diario, forse può aiutare.Sta arrivando il 27 gennaio, ragazzi, occhio. 20 luglio 1942 ( in piena occupazione nazista dell'Olanda) « Sabato sera, mezzanotte e mezzo (…) Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose.Si deve insegnarlo agli ebrei.Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkade e mi godevo l’ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto.Non possono farci niente, non possono veramente farci niente.Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: con il nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, con il nostro odio e con la millanteria che maschera paura. Certo ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.Trovo bella la vita, e mi sento libera.I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore.La via è difficile, ma non è grave.Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare se stessi” non è proprio una forma di individualismo malaticcio.Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. E’ l’unica soluzione possibile.E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d’eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi.Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.»( Diario, pagine 126-127 )

 
 
 

Il tempo decisivo

Post n°1 pubblicato il 22 Giugno 2009 da Teophile

   Meglio tardi che mai, no?

   Il fatto  è che non si può aspettare oltre a scrivere qualcosa di pubblico dopo le ultime settimane, che hanno in comune un aggettivo: inquietante.

  Sono le immagini che mi hanno impressionato, e questo può essere un bene, vuole dire che non sono state anestetizzato del tutto. la prima è quella della funicolare di Napoli, ricordate? Sparatoria camorristica all'esterno (tutto normale, tutto come al solito eh? Ciao ciao esercito...) un uomo, strano caso, un rumeno, un artista di strada, viene colpito a morte e si rifugia all'interno. Come uno dei migliori incubi di Buzzati (andatevi a leggere il suo racconto "Questioni ospedaliere" e capirete) la moglie cerca aiuto, urla, strepita, si agita, ma nessuno le da retta. Come se non esistesse. Il marito le muore sotto gli occhi e la gente bada alle proprie cose. Non è mica Milano, ragazzi: è Napoli. Dopo Gomorra, questo video ha fatto cadere l'ultimo luogo comune su questa città e questa gente. Nel mio cuore meridionale, qualcosa si è spezzato.

  Ma non bastava, perchè poi è arrivata Neda: la ragazza iraniana uccisa durante le proteste a Teheran. Uno le guarda e poi dice: vabbè ma che ti aspettavi? Un tappeto di fiori? E invece no. Oggi sulla stampa c'è un articolo di Lucia Annunziata molto interessante: dice che Neda era insieme al padre. Che la guardia basij (gli squadristi iraniani che hanno contribuito moltissimo a falsare le elezioni) ha sparato dritto al cuore, da non molto lontano, con una certa sicurezza del risultato. Ha sparato alla ragazza, ovvio e nono agli altri vicino a lei.  Chissà cosa pensava mentre spalancava quegli occhi sul nulla. Spero pregasse e spero che Allah abbia ascoltato la sua preghiera e l'abbia accanto a sè, in questo momento.
  Cos'è Neda? Una vittima delle macchinazioni straniere? Una martire? Forse. Per me è un segno, il segno del limite oltre il quale non puoi fare a meno di coinvolgerti in qualche modo. Dovunque, in qualsiasi misura, pensando davvero alle cose che contano, alla verità, a contribuire per raddrizzare la direzione sbagliata che tutte le cose paiono prendere. Penso molto a te, Neda, ma anche a tuo padre: che Allah (lo so, è il mio stesso Signore) lo guidi in questo momento orribile.

   E così arriviamo ai referendum: tutto previsto, tutto accuratamente preparato in modo da non poter cambiare nulla, ancora una volta, pur rispettando le apparenze democratiche. Non voglio più essere suddito, che don Milani mi illumini: voglio essere un cittadino sovrano. 

 
 
 
 
 

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Un blog di: Teophile
Data di creazione: 29/01/2005
 

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