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Codice bianco per l’assessora De Francisci


 E’ da qualche tempo che ci rifletto.  Mi dico: se questo è un paese che sta andando a puttane, queste, a chi devono essere grate? Fotografiamo un attimo la situazione. Ieri una mia cara è finita al Pronto Soccorso dell’ospedale Marino. Erano le diciassette. All’atto della registrazione è stato attribuito il “Codice bianco”, cioè un caso non urgente, non grave. Ci stava tutto, nulla da obiettare, ma da quel momento è iniziato lo stillicidio. Cui ho assistito, fino all’epilogo finale, insieme ad una folla di inferociti sfigati. Già la sala d’attesa si presentava piena e questo non lasciava presagire nulla di buono. Che arrivi al Pronto Soccorso e il primo ad accoglierti non è un medico e neppure un ausiliario, no, è una guardia giurata. Che ti guarda e fa: “Prego si accomodi”. Questo è il compito della guardia giurata, insieme a quello di incassare – alle volte – il ticket sanitario finale. Ecco, ti accomodi – se trovi posto – e aspetti. Alle volte anche per un’ora, fino a quando qualcuno si degna di aprire una porta e di chiedere: “Qualcuno si deve registrare?”. A quel punto ti fanno entrare, prendono i tuoi dati, verificano sommariamente quello che hai e ti riaccompagnano sull’uscio della porta, in sala d’attesa, alle volte con una sedia a rotelle, se è disponibile. Stendiamo pure un velo pietoso su queste sedie a rotelle e andiamo oltre. Come forse già sapete l’ordine di visita è dettato da questo sistema di “codici”. Bianco, verde, giallo e rosso. Il rosso è il più urgente, il bianco quello meno. Ebbene, stai in sala d’attesa, non hai una laurea in medicina ma neppure l’anello al naso. Cioè ti rendi conto, o riesci ad origliare, se il tuo paziente vicino di sedia ha un codice bianco o di un altro colore. Ieri di codici gialli e rossi se ne sono visti ben pochi, poche le autoambulanze in arrivo, qualche codice verde. Erano, insomma, in gran parte  codici bianchi. Per farla breve abbiamo lasciato il Pronto Soccorso del Marino all’una e trenta del mattino, otto ore e mezzo tra attesa, visita e dimissioni. C’è a chi è andata peggio. Una signora anziana è stata visitata dopo nove ore, un giovane dopo dieci. E’ anche vero che qualcuno più fortunato c’è stato, ma e nessuno ha capito il perché, anche se i sospetti non si sono sprecati. Non un tabellone video che a tutela della trasparenza evidenziasse l’ordine di arrivo e di visita (rigorosamente spento) solo un televisore 42 pollici perennemente sintonizzato su Canale 5, una temperatura infernale ed una rumorosa macchina dispensatrice di merendine, acqua e bibite, naturalmente a pagamento. E la guardia giurata, che si faceva gli affari suoi, ovvero nulla. Alle ventitré della notte, dopo l’ennesima persona entrata  scavalcando la fila, mi incazzo di brutto e chiedo conto del modo di operare. L’infermiera scappa all’interno della struttura e dopo due minuti ritorna in sala d’attesa per fare finalmente entrare la mia compagna. Si saprà alla fine che la motivazione adottata  per giustificare l’accaduto è che la mia compagna risultava essere stata dimessa. Siamo alla barzelletta. Bene, se siamo alla barzelletta, allora ricorderete Alex Drastico nel monologo “La maledizione del motorino”. Ebbene, cara Simona De Francisci, assessora all’igiene e sanità della Regione Sardegna: listen. Cosìcchè possa ascoltare di persona quanto ho da dirti: incapace!  Che tu possa avere un piccolo incidente, piccolo piccolo, da codice bianco, bianco bianco. Che tu possa arrivare al Pronto Soccorso del Marino a piedi perché la macchina ti si è bloccata in mezzo alla strada. E che quel giorno piova a dirotto e tu non possa trovare l’aiuto di nessuno, che sono tutti improvvisamente non reperibili. Che nessuno ti riconosca all’accettazione del Marino, anzi no, che al tuo “sono l’assessore De Francisci” ti venga risposto: “Sì, ed io Napoleone, mi faccia il piacere”. Che ti sia riservata un’attesa di dodici ore, in piedi, che tutti i posti a sedere sono completi e le sedie a rotelle terminate. Che ti passino tutti davanti, anche l’ultimo arrivato e che il bagno sia rigorosamente chiuso per lavori di manutenzione. E  anche il dispensatore di acqua e merendine. Che il televisore in sala d’attesa sia rigorosamente bloccato su Videolina, con tutte le puntate di Sardegna Canta, a ripetizione. Che una volta entrata per la visita ti sia detto che i farmaci sono terminati, così come la carta per le prescrizioni mediche, cioè che devi ritornare l’indomani.  Che la guardia giurata esiga il pagamento di 200 euro di ticket, sì, anche se nessuno si è occupato di te. Infine, che tutte le migliaia di persone che da qualche tempo devono subire questo trattamento si ricordino di te, improvvisamente, un minuto prima di votare alle prossime elezioni regionali. Ecco, cara assessora, ti auguro tutto questo. Forever.Ps    Oggi il presidente Cappellacci è stato “tamponato”. All’ospedale gli sono stati prescritti dieci giorni di cura. Non me ne voglia, ma pur augurandogli una pronta guarigione gli chiedo quale codice gli è stato attribuito al Pronto Soccorso. Quanto ha dovuto attendere per essere visitato e dimesso e soprattutto da chi è stato visitato. Attendo una risposta.Avviso ai lettori: questo è un “pezzo” politicamente scorretto, con una buona dose di satira. Ma ciò non toglie.QUI!