RealCaimani Cube

Crollo della Torre costiera di Scala ‘e Sai. Le responsabilità? Eccole svelate.


"La Torre costiera di Scala 'e Sai è crollata alle 17,43. L'ora esatta della frana che ha trascinato in mare mezza torre aragonese è stata registrata dagli strumenti di monitoraggio installati dall'Università di Cagliari che collaborava con la Conservatoria delle Coste al progetto di salvataggio del monumento. A crollare è stata la falesia sulla quale la torre poggiava. In quel punto alto una quarantina di metri sul livello del mare, era un crollo annunciato, tanto da rendere impossibile, per motivi di sicurezza, l'intervento di stabilizzazione ipotizzato". (Ansa del 23 agosto 2012).di Massimo Manca
Che la Conservatoria delle Coste si avviasse su strade che poco avevano a che vedere con l’idea e lo spirito iniziali mi era chiaro fin dal settembre 2006. All’epoca ci scrissi un pezzo, direi profetico, che trovate QUI. Da allora non ho avuto che conferme. Si doveva occupare, l’Agenzia, di conservazione delle coste, ma ahimè ha preso ben altre strade. Per carità, nulla di illecito, ma vi basterà una piccola ricerca su internet per scoprire l’elenco delle cose messe in piedi da questo strumento operativo della Regione per rendervi conto che si è distinto in grandissima parte per l’esercizio di attività di promozione (turistica prima di tutto) e comunicazione, certo non per quelle principali di conservazione, né tanto meno di acquisizione di aree costiere pregevoli da tutelarsi (quelle finora conferite - e non acquisite - provengono dal patrimonio pubblico ed erano già tutelate), sottraendole a possibili cementificazioni. Un elenco sterminato di atti lo dimostra: acquisto e distribuzione di 160mila portaceneri, di centinaia di chiavette Usb, di cartelli segnaletici, gli affidamenti di servizi di ristorazione tipica e degustazione vini, indagini di mercato per la fornitura e stampa di magliette, cappellini e sacche, acquisto e distribuzione di centinaia di migliaia di flyer, concorsi fotografici e di idee,  indagini di mercato per l'affidamento di servizi tecnici (palco, service audio/video/luci) per lo svolgimento di eventi, la stampa di centinaia di copie di libri, etc etc etc. E poi le consulenze, gli incarichi professionali, le convenzioni,  moltissime. Ecco, in questo (e poco più), fino ad oggi, si è per lo più distinta la Conservatoria delle Coste guidata dall’irremovibile Alessio Satta. Proprio ieri – guarda la coincidenza – mentre mi apprestavo a scrivere di queste cose, ma in particolare sull’ultimo, discutibile e fulmineo incarico (su cui ritornerò nei prossimi giorni) mi è giunta notizia  dall’amico Andrea Atzori – sempre velocissimo – del crollo della Torre aragonese di Scala ‘e Sai, in San Vero Milis. Non ci ho visto più. Anche perché ieri, già dai primi lanci di Agenzia, cominciavo a capire come alcuni avrebbero da subito dipinto il tragico evento (su cui da più di 20anni in molti, Atzori in primis, chiedevano, invocavano, quasi imploravano attenzione), pur di evitare ogni possibile critica e/o chiamata di responsabilità. Be’, forse non servirà a nulla, ma ad ogni modo ho voluto ricostruire la storia infelice del molto più che programmato e strombazzato recupero e salvataggio della Torre costiera di Scala 'e Sai. Le responsabilità del crollo? Stanno tutte lì, sulla carta, basta leggere con attenzione quanto riporto di sotto (in gran parte virgolettato, perché tratto nella quasi totalità da documenti ufficiali della Regione). Attenzione alle date e al grassetto. Si poteva intervenire, per tempo, per cercare, fattivamente, di evitare il crollo della Torre? Certo che sì – anche se qualcuno ora comincia a mettere le mani avanti per giustificare i ritardi con cui si muoveva, non prima di avere conseguito incarichi di studio e appalti. Che ora, almeno per la Torre di Scala ‘e Sai sanno tanto di beffa, di quattrini gettati al cesso. E perché dico questo? Semplice, perché dalla cronistoria che leggerete, dallo scandire degli anni passati inutilmente (la Conservatoria comincia ad occuparsi delle Torri e della loro salvaguardia nel giugno del 2008) e dal "Ducis in fundo" (si tratta della scheda del Progetto definitivo del Consorzio Valori S.C.A.L. - Nivola Costruzioni sui lavori di consolidamento dei costoni rocciosi della Torre di Scala 'e Sali, ma soprattutto del cronoprogramma dei lavori) si evince che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, quello su cui è crollata la Torre di Scala 'e Sai. Fate ben attenzione a tutte le parole (in particolare quelle in grassetto), ai buoni intendimenti, alle date: soprattutto quelle degli elaborati tecnici finali che allego in ultimo (ottobre 2009, cioè quasi tre anni fa). E soprattutto leggete il cronoprogramma dei lavori, che all’epoca venivano stabiliti in 161 giorni, con inizio stabilito nell'aprile e fine a settembre. Del 2011. Cosa prevedevano i lavori? Presto detto: interventi di ricomposizione statica delle murature; consolidamento costoni; restauro delle superfici murarie; risanamento dei livelli pavimentali. Il risultato finale è sotto i vostri occhi, o per meglio dire è finito a mare.Se, come ha battuto l'Ansa (e riportato da molti media, che oramai si limitano a fare da cassa di risonanza alle cazzate) "era un crollo annunciato, tanto da rendere impossibile, per motivi di sicurezza, l'intervento di stabilizzazione ipotizzato", come mai si sono impegnati tanti quattrini, conferiti incarichi a sapientoni universitari e affidati appalti per un "crollo annunciato", per un lavoro quindi inutile? Qualcosa non quadra.Ce n’è abbastanza per incazzarsi e magari per aprire un’inchiesta sui ritardi maturati da chi avrebbe dovuto salvare la Torre di Scala 'e Sali? Io dico di sì. E non aggiungo altro. Per ora. Un crollo annunciato? Non prima di aver speso un bel po' di quattrini. Conservatoria dei crolli? Scarica il documento************* Dulcis in fundo Scheda lavori Torre di Scala 'e Sali Cronoprogramma lavori