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L'annunciato crollo della Torre di Scala 'e Sali e la conservatoria del Cacao Meravigliao (1^ Parte)


"Sao come se fao la marmellata con frutta zuccherata e un po` di liquorao / e sao come si fao la cioccolata con una mescolata di zucchero e cacao con tre gustao / delicassao, spregiudicao e depressao / cacao meravigliao che meraviglia sto cacao meravigliao...."(Renzo Arbore, Claudio Mattone, Paola Cortellesi: sigla di “Indietro tutta!” di Massimo Manca
Che razza di paese è il nostro? Che razza di cultura abbiamo? Le risposte arrivano dalla cronaca quotidiana e sono sempre le stesse. Sì, perché questo è un paese dove chi assume un incarico, un compito, un obiettivo, trova spesso l’occasione – o gli viene amichevolmente fornita – per appuntarsi una medaglia sul petto, ma raramente il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, tanto più se le cose non vanno secondo i piani prestabiliti. Un paese dove chi riveste ruoli e funzioni pubbliche si sente autorizzato a non dover rendere conto del proprio operato, anche solo per chiarire - magari in una conferenza stampa - le azioni o le omissioni. Qui da noi, infatti, le conferenze stampa si fanno per annunciare pie intenzioni, per fare propaganda o banale comunicazione, raramente per commentare i fatti, gli esiti finali di un’operazione, soprattutto se questi non sono, come si vorrebbe, positivi. Perché mai correre il rischio – peraltro remoto, visto lo stato in cui vegeta l’informazione – che un giornalista ponga qualche domanda imbarazzante? Già, perché? Sono considerazioni da cui partire per chiudere il terzo atto di una "commedia", quella sul crollo della torre costiera di Scala ‘e Sali. Perché di commedia si tratta. Prendete ad esempio l’informazione che solitamente è riservata al semplice disfacimento di un cornicione a Pompei o per lo smottamento di un muro nella necropoli di Tarquinia e confrontatela con quella riservata al crollo della torre di Scala ‘e Sali. Quali le differenze? Be’, appaiono subito evidenti: per qualità e quantità.  E qui ritorniamo alle considerazioni iniziali.  E cioè al fatto che la notizia sul crollo della torre di Scala ‘e Sali è stata per lo più trattata come un fatto di ordine pubblico, cui i giornali hanno dedicato svogliate, marginali e superficiali cronache, peraltro per due soli giorni. Fosse solo questo si potrebbe dire: “nulla di nuovo all’orizzonte”. E invece c’è di più. Sì, perché la sostanza di queste scarne cronache giornalistiche si può riassumere in quattro parole: “Un fatto inevitabile, amen”.  A me pare invece evidentissimo che ben altre risposte e magari giustificazioni avrebbero dovuto essere puntualmente fornite da chi fu investito della responsabilità dell’intervento di recupero e conservazione delle torri costiere. E più pressanti interrogativi avrebbero dovuto spingere i colleghi dell’informazione ad approfondire la vicenda. Per questo tutto ci si poteva aspettare, tranne che i diretti committenti dei lavori non sentissero il dovere di convocare una conferenza stampa dopo il crollo della torre. E che dire dei nostri parlamentari, consiglieri regionali, autorità varie e istituzioni, tutte allineate in un silenzio assordante, manco si trattasse del crollo di un intonaco condominiale, piuttosto che la perdita irrimediabile di un pezzo del nostro patrimonio storico-monumentale e paesaggistico?  Si sa, in questo strano paese quando le responsabilità sono in capo a molteplici soggetti non sono di nessuno. Ma è veramente così? Voi direte: ma queste sono tue opinioni! Certo, ma allora vi accontento subito passando ai fatti.Che le competenze intorno alle torri costiere dell’Isola ricadano sulle spalle di più soggetti è vero, però smettiamola di far finta di non sapere che nel giugno 2008, ad un  soggetto in particolare, è stato delegato dalla Regione Sardegna il compito di provvedere al recupero, conservazione e valorizzazione di buona parte delle torri costiere, con tanto di cospicue risorse finanziarie regolarmente assegnate. Come abbiamo più che abbondantemente documentato (qui), questo soggetto è l’Agenzia della Conservatoria delle coste della Sardegna. Cosa ha fatto l’Agenzia, con chi, come e in quali tempi, sono gli interrogativi che ora cercheremo di sollevare alla vostra attenzione. Già nel giugno del 2009 – passato un anno dalla delega – la Conservatoria delle coste affidava ad un comunicato la notizia della conclusione del progetto preliminare per il recupero e la conservazione di nove torri costiere (tra queste quella di Scala ‘e Sali). Il comunicato chiariva che l’elaborato progettuale consentiva di “fornire internamente le risposte tecniche alle problematiche scaturite dall’analisi preliminare ed individuare le soluzioni progettuali per recuperare e conservare le torri che si trovavano in un avanzato stato di abbandono e degrado”. Di più: “L’analisi – scriveva la Conservatoria – ha messo in luce l’urgenza di un intervento di salvaguardia e tutela che eviti un’ulteriore compromissione di alcune delle torri ed in particolare che proceda ad un corretto intervento di conservazione, al recupero ed alla riqualificazione delle aree limitrofe. Tra le torri studiate - prosegue il comunicato - la torre del Prezzemolo a Cagliari e le torri di Capo Mannu e Scala ‘e Sali a San Vero Milis presentano rischio di crollo imminente a causa della fragilità delle emergenze geologiche su cui insistono pregiudicando anche l’incolumità pubblica. Per queste torri, in particolare, si è reso necessario effettuare una relazione Geotecnica, affidata al DIGITA (Dipartimento di Geoingegneria e Tecnologie Ambientali), che ha fornito indicazioni progettuali di consolidamento statico dell’emergenze geologiche per garantire la stabilità delle torri stesse”. Sono dichiarazioni importanti queste, perché inchiodano la Conservatoria delle coste alle sue esclusive responsabilità di gestione dell'intervento e perché dimostrano che la stessa era più che consapevole non solo dei delicati compiti affidatigli dalla Regione, ma anche dell’urgenza dettata dal rischio di crolli imminenti a causa delle emergenze geologiche. L’altro aspetto importante da cogliere è quello del coinvolgimento del DIGITA dell’Università di Cagliari (Dipartimento di Geoingegneria e Tecnologie Ambientali), che avrebbe “fornito indicazioni progettuali di consolidamento statico dell’emergenze geologiche per garantire la stabilità delle torri stesse”. Siamo – ve lo ricordo – al giugno del 2009, ma dovrà passare ancora un anno e mezzo – nonostante la consapevolezza dell’urgenza – prima di arrivare all’approvazione definitiva del progetto. L’entusiasmo sale alle stelle, tanto che nel 2009 il direttore esecutivo della Conservatoria delle coste, Alessio Satta, in un suo scritto prenatalizio (qui) annuncia che “a dicembre è stata aggiudicata la gara per il recupero conservativo di 9 torri costiere tra quelle più compromesse e la loro valorizzazione (e tra queste anche Scala 'e Sali). I lavori inizieranno nel 2010 e si concluderanno nel 2011”. In cosa consistevano questi lavori, tanto più per la torre di Scala ‘e Sali? L’abbiamo già documentato (qui), ma è bene ripeterlo: "interventi di ricomposizione statica delle murature; consolidamento costoni; restauro delle superfici murarie; risanamento dei livelli pavimentali".Che cosa sia stato fatto entro il 2011 rispetto agli impegni e alle trionfalistiche dichiarazioni resta un mistero. E' però certo che la Conservatoria delle coste – con l'ausilio di Battista Grosso (docente di Geotecnica del Dipartimento di Geoingegneria dell'Università di Cagliari) – si muoverà con la dovuta tempestività e concretezza nel gennaio del 2012, quando allertata da terzi sul possibile crollo della torre di Scala ‘e Sali si precipita sul posto. E qui,a nostro modesto parere, casca l’asino: i tre video che potete vedere di sotto lo dimostrano.  Il primo filmato, registrato il 25 gennaio 2012, fu messo in onda da Videolina quattro giorni dopo. Si tratta di una puntata della trasmissione “Novas” ideata da Tcs e finanziata dalla Regione Sardegna con 626mila, che comprendono non solo la messa in onda di 59 puntate, ma anche le spese di stampa e distribuzione con l'Unione sarda della versione cartacea (per saperne di più vi basti leggere l’inchiesta giornalistica che fu pubblicata da Sardegna 24, qui).  Il secondo filmato, anch’esso registrato il 25 gennaio 2012 nei pressi della torre di Scala ‘e Sali, è invece riconducibile ad una intervista esclusiva che l'Associazione Culturale Amici di Su Pallosu fece al direttore esecutivo della Conservatoria delle coste, Alessio Satta. Infine l’ultimo video. E' un servizio di Marco Lai, tratto dal TG di Videolina dell’8 aprile 2012. Diceva Nanni Moretti in Palombella rossa: “Bisogna trovare le parole giuste, le parole sono importanti”. Ebbene, se in questi filmati le parole sono certamente importanti, non per questo si sono dimostrate giuste, o quanto meno comprensibili, stante il crollo della torre di San Vero Milis. E lo sono ancora meno se ricondotte al giorno in cui sono state propalate. Partiamo però dal secondo video, quello più significativo, ovvero dall’intervista del giornalista Andrea Atzori ad Alessio Satta. Il quale esordisce affermando che “nel giro di un mese (ricordo che l’intervista è risale a mercoledì 25 gennaio 2012) ci sono stati tali crolli che hanno... dovuto cambiare in corsa il progetto di salvaguardia della torre”. “Ci troviamo – dice Satta – da quando questa emergenza è stata segnalata, da giovedì a oggi, ad avere un nuovo progetto”. E’ un progetto grazie al quale – sempre a sentire Satta – “sarà possibile iniziare il cantiere per l’intervento addirittura questo venerdì”. Cioè due giorni dopo l’intervista.  L’intervista prosegue e le domande del giornalista si concentrano sulla possibilità di poter arretrare la torre in luoghi più sicuri. La risposta del direttore esecutivo della Conservatoria non si fa attendere e lascia francamente di stucco. Satta: “Ieri si è deciso di intervenire immediatamente con un intervento di autoconsolidamento della torre, per una sua cosiddetta cerchiatura che permette di bloccare la frattura ed evitare la sfaldatura della torre stessa, quindi di renderla più compatta in qualche modo, poi attraverso un sistema di tiranti ancorati a monte, nella parte più stabile del terreno, con dei contrappesi, riusciamo sicuramente ad impedire definitivamente che la torre possa ruotare e cadere in mare. Questo dovrebbe essere fatto, il cantiere durerà 10/12 giorni  al massimo, quindi riusciamo ad essere estremamente veloci ed efficaci”. Operazione “indispensabile, prima di pensare a qualunque altro ragionamento”. Così Satta, prima di mettere le mani avanti in chiusura del servizio, per chiarire che loro “sono tutti consapevoli che è oggettivamente impossibile frenare l’evoluzione naturale della falesia”, e che quindi “questa falesia è una questione di tempo, viene giù”. Già, dice bene Satta: “una questione di tempo”. E lui ne era consapevole, tanto è vero che in chiusura del servizio afferma: “La soluzione che abbiamo subito proposto è quella di arretrare la torre, di spostarla fisicamente: la scelta, su questa ultima ipotesi, è in mano al ministro”.Ecco, prima di passare ad analizzare gli altri filmati fermiamoci sulle parole, promesse e certezze propalate da Satta in questo video. Se ne ricava che:Tra la fine del dicembre 2011 e il 25 gennaio 2012 si sono verificati ingenti crolli che hanno spinto la Conservatoria delle Coste a cambiare improvvisamente il progetto di salvaguardia della torre;Che l’emergenza è stata segnalata alla Conservatoria da terzi;Che nel giro di pochi giorni, al 25 gennaio 2012, la Conservatoria, ha approntato  un nuovo progetto;Che grazie a questo nuovo progetto, il giorno prima (cioè il 24 gennaio 2012), si è deciso di provvedere immediatamente con lavori di autoconsolidamento della torre (cerchiatura, per bloccare la frattura ed evitare la sfaldatura della torre, con sistema di tiranti ancorati a monte con dei contrappesi);Che i lavori, indispensabili prima di pensare ad altre soluzioni, sarebbero iniziati il 27 gennaio 2012 e sarebbero durati 12 giorni al massimo; Che tutti i soggetti convocati per l’occasione si sono trovati d’accordo sul fatto che fosse impossibile frenare l’evoluzione naturale della falesia e che la Conservatoria ha subito proposto l’arretramento della torre;Che la decisione di arretrare la torre spetta al ministro dei beni culturali.(segue con la 2^ Parte  QUI!)