RealCaimani Cube

A domanda rispondo. Io


Non ascolto la ragione... la ragione spesso significa che qualcun altro ha qualcosa da dire.(Elizabeth Cieghorn Gaskell)Riceviamo e pubblichiamo.Sono capitato sul suo blog per caso dato che da architetto mi occupo delle torri costiere oristanesi da almeno dieci anni ed ho quindi cercato tutto quello che veniva pubblicato sul crollo della falesia di Scal’e Sali. Conosco bene la vicenda delle tre torri di San Vero Milis e ho avuto modo di approfondirla partecipando al bando di gara della Conservatoria delle Coste che ahimè il mio raggruppamento non è riuscito ad aggiudicarsi. Dalle cose che lei scrive risulta immediatamente evidente che lei non hai mai visitato il promontorio di Scal’e Sali ne prima ne dopo il crollo e che la sua conoscenza su quanto accaduto è stata ricavata unicamente dalla lettura di documentazione scaricata da internet. Ho deciso di scriverle per due ragioni precise: 1) non trovo accettabile che una informazione parziale come la sua nasconda le vere responsabilità della fine della torre di Scal’e Sali ovvero l’approccio metodologico (che non condivido affatto) della Soprintendenza che non permette nessuna forma di anastilosi ne tanto meno di “traslazione” dei beni culturali per cause di eventi naturali 2) trovo inaccettabile il suo tentativo di discreditare l’azione della Conservatoria delle Coste che ha il merito indiscusso di aver finalmente sollevato l’attenzione di tutte le istituzioni e dei cittadini sull’inestimabile patrimonio delle torri costiere dimenticate per oltre due secoli da tutti. Il terreno su cui poggiava la torre di Scal’e Sali era formato da arenarie molto friabili e nessun intervento di consolidamento avrebbe potuto bloccare l’arretramento della falesia ed il conseguente crollo. Nel 2009 quando abbiamo studiato la proposta di intervento per il bando di gara le condizioni della falesia, per quanto già interessata da evidenti fenomeni di fratturazione, non facevano pensare ad una evoluzione cosi rapida del fenomeno che del resto è arrivato al suo stato di crisi irreversibile nell’inverno 2011-2012 in seguito a fenomeni meteomarini estremi. Immagino che lei non conosca la nostra zona e che non abbia mai visitato il sito alla fine del 2011 come ho fatto io osservando l’accelerazione dei fenomeni di fratturazione fino all’inevitabile evento di lesione della torre nel Gennaio 2012. Nei mesi successivi ho potuto seguire da vicino l’intervento realizzato dalla Conservatoria delle Coste che ha bloccato la lesione della torre e ha permesso il suo consolidamento ricostruendo intere porzioni della torre e aumentando cosi la sua resistenza alla gravità. L’unico obiettivo percorribile per salvare la torre, in seguito ai fatti di Gennaio di quest’anno, era quello di spostare la torre. La cattiva informazione da lei fatta passare è quella di aver fatto credere che è crollata la torre mentre invece è franata la falesia intera per almeno 800-1000 tonnellate di terra che si è polverizzata per la sua incosistenza. Detto questo vorrei capire perché qualcuno come lei, basandosi solo su informazioni raccolte su internet, cerca di discreditare la Conservatoria delle Coste (e altri soggetti) che lavora su tematiche importanti anche sul territorio della provincia di Oristano. Sarà ovviamente al corrente dei lavori per la riqualificazione del litorale di Putzu Idu attraverso la rimozione del rilevato stradale (interventi finanziati dalla Conservatoria delle Coste). Continuando a non capire le motivazioni alla base dei suoi attacchi o fatto anche io una ricerca e ho scoperto che lei oltre che essere stato assessore all’ambiente del Comune di Quartu è stato anche addetto stampa dell’ex presidente della Provincia di Cagliari condannato in appello a 1 anno e 4 mesi per abuso d’ufficio nell’ambito di un mega-scandalo di licenze edilizie facili, sanatorie indebite e autorizzazioni paesaggistiche fuorilegge perpetrate tra il 1999 e il 2003 (http://wmarcotravaglio.altervista.org/tag/milia-graziano/). Vorrei capire ed è lei che lo deve spiegare a me e a tutti i suoi lettori da quale pulpito lancia le sue inchieste al limite della diffamazione visti gli incarichi da lei occupati. Se un giorno leggerò una sua inchiesta giornalistica sulle attività di Graziano Milia potrò forse credere ad una sua imparzialità. Architetto Giovanni Manca (arch.g.manca@tiscali.it)Commento inviato da: Giovanni Manca al messaggio N° 1665     alle ore 21:54 del giorno 02/09/2012Egregio Giovanni Manca,detto che per un giornalista le coincidenze sono sempre motivo di interesse, facciamo così: se lei è capitato "per caso" nel mio blog, io per caso le rispondo.
Lei afferma che sulla base delle cose da me scritte non avrei mai visitato il promontorio di Scala 'e Sali (prima e dopo il crollo). Liberissimo di crederlo, come io liberissimo di pensare che lei non abbia letto con attenzione quello che ho documentato, nè che sappia, quindi, di  quello che scrive. Si consoli, lei non è nè il primo e nè l'ultimo a dare lezioni di giornalismo ai giornalisti, si figuri se mi sorprendo. Le mie conoscenze sulla vicenda si basano su fatti, e anche sulla documentazione ufficiale scaricata da internet, certo. Embe'? Non so a lei, ma questo basta e avanza ai giornalisti. Non penserà mica che qualche verifica e qualche buona fonte noi giornalisti non la si faccia e la si abbia, no? Non mi prenda per uno sprovveduto, la prego. Devo spiegare a lei come lavoro sul mio blog? Mi faccia il piacere, ad ognuno il suo. Nel merito: lei sostiene che le vere responsabilità sarebbero della Soprintendenza, che non avrebbe acconsentito di traslare la torre in luoghi più sicuri. Bene, ho forse detto e scritto (dove?) che le responsabilità del crollo della torre sono di altri ed in particolare della Conservatoria delle coste? Vede, io posso anche concordare con lei, a condizione che il direttore esecutivo della Conservatoria risponda alle mie domande (quelle che ha letto nel blog), a cominciare da questa: Quando - e da chi - è stata avanzata, per la prima volta, la richiesta di spostamento della torre? La Conservatoria delle coste avrà pure tutti i meriti di cui lei chiosa, ma resta il fatto che porta anche la responsabilità, dal giugno del 2008, di farsi carico degli interventi di recupero e conservazione delle torri costiere, possibilmente - penso io, se permette - anche per evitare che crollino in mare. Lei scrive: "Il terreno su cui poggiava la torre di Scala 'e Sali era formato da arenarie molto friabili e nessun intervento di consolidamento avrebbe potuto bloccare l’arretramento della falesia ed il conseguente crollo". Se le cose stanno così, se si aveva questa consapevolezza, me la spiega la ragione per cui si sono spesi quattrini pubblici per un progetto e per dei lavori da "missione impossibile"? E poi, non per dire, cosa prevedevano questi lavori? Non era forse il caso, già da allora, con questa consapevolezza di cui lei chiosa, di darsi da fare per acquisire il benestare allo spostamento della Torre (che peraltro il direttore esecutivo della Conservatoria attribuisce alla decisione non della Soprintendenza ma del ministro)? E' stato fatto? Quando? Lei poi aggiunge che nel 2009 "le condizioni della falesia, per quanto già interessata da evidenti fenomeni di fratturazione, non facevano pensare ad una evoluzione cosi rapida del fenomeno". E' proprio sicuro? Io, forse, ci andrei più cauto. In ultimo: mi spiega in cosa sono materialmente e concretamente consistiti - nei mesi successivi al gennaio del 2012 - gli interventi realizzati dalla Conservatoria delle Coste che avrebbero "bloccato la lesione della torre e permesso il suo consolidamento ricostruendo intere porzioni della torre e aumentando cosi la sua resistenza alla gravità"? Come ho già detto, o quanto meno cercato di far capire, a me interessa fare piena luce sulla vicenda. Per farla, tanto per iniziare, il direttore esecutivo della Conservatoria, Alessio Satta, potrebbe rispondere alle mie domande, o almeno convocare una conferenza stampa, così gliele ripropongo in presa diretta. Concorderà con me che il direttore non ha bisogno di difensori d'ufficio per sgombrare il campo dai dubbi e dalle legittime perplessità di un giornalista. O no?
Sul resto, caro architetto, cosa vuole che dica? Lei scambia fischi per fiaschi, confonde una documentatissima inchiesta giornalistica con un attacco personale o con una premeditata azione di discredito, sentenzia e si riempie la bocca, in ultimo, di cazzate. Che la dipingono per quello che è: un mestatore. Che c'azzecca con la vicenda del crollo della Torre di Scala 'è Sali - per quanto da me scritto e documentato - il fatto che 12 anni fa fossi assessore all'ambiente del comune di Quartu Sant'Elena? E che c'azzeccano le condanne di Graziano Milia? Che c'azzecca, poi, che - come giornalista, badi bene - fossi l'addetto stampa della Provincia di Cagliari? Che c'azzecca? Perchè invece non contesta, più precisamente, la veridicità delle mie osservazioni sulle dinamiche delle vicende che hanno visto in ultimo il crollo della torre? Perchè invece di guardare la luna lei si concentra sul dito? Ecco, perchè? Vede caro architetto, "diffamazione" è una parola grossa, la usi con cautela e cognizione di causa (di sotto le fornisco qualche elemento). Io continuerò a rispondere di quello che dico e scrivo. E che ho fatto, in passato. Nella mia vita. Gli altri, i veri campioni del discredito, rispondano del loro, anche a sprezzo del ridicolo. Possibilmente a schiena dritta e senza essere teleguidati. Cordiali saluti.m.m.psSui lavori di riqualificazione del litorale di Putzu Idu è già stato detto e scritto molto, in particolare dagli abitanti di S. Vero Milis. Dove sta la notizia? A me bastano e avanzano le perplessità che sono state denunciate su questo intervento. Per il momento. Però, come si dice: mai dire mai. Al momento preferisco occuparmi dell'Asinara. Non so se mi spiego.NOTE1) Cassazione (sezione terza civile, sentenza n. 10125 del 9/5/2011): “Il diritto di critica può essere esercitato con espressioni di qualsiasi tipo purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall'opinione o del comportamento preso di mira e non si risolvano in un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onere e della reputazione del soggetto interessato”.“Non sarebbe giuridicamente né logicamente corretto sostenere il prevalere del diritto all'onore ed alla reputazione sul diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero pure in chiave critica anche in presenza di capacità lesive estremamente ridotte, tali, quindi, da non giustificare in nessun caso detta prevalenza; invero, qualunque critica che concerna persone è idonea a incidere in qualche modo in senso negativo sulla reputazione di qualcuno e, tuttavia, escludere il diritto di critica ogniqualvolta leda, sia pure in modo minimo, la reputazione di taluno, significherebbe negare il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero; pertanto, il diritto di critica può essere esercitato utilizzando espressioni di qualsiasi tipo, anche lesive della reputazione altrui, purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall'opinione o comportamento preso di mira e non si risolvano in un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onere e della reputazione del soggetto interessato”.  E' nota la distinzione tra diritto di critica e diritto di cronaca: con il primo si manifesta la propria opinione, la quale non può pertanto pretendersi assolutamente obiettiva e può essere esternata anche con l'uso di un linguaggio colorito e pungente, purchè non leda la integrità morale del soggetto; con il secondo, si riportano o narrano appunto fatti accaduti generalmente nel medesimo contesto della pubblicazione, con una preponderante esigenza di corrispondenza della narrazione alla verità, sia pure non assoluta, ma soggettiva, nonchè del carattere misurato delle forme espressive con cui l'esposizione dei fatti ha luogo. Perchè sia legittimo l'esercizio dell'uno e dell'altro, occorre che sussistano (tra le altre, v. Cass. 18 ottobre 2005 n. 20140 e Cass. 19 novembre 2010 n. 23468):a) l'interesse al racconto, ravvisabile quando anche non si tratti di interesse della generalità dei cittadini, ma di quello generale della categoria di soggetti ai quali, in particolare, si indirizza la pubblicazione di stampa;b) la correttezza formale e sostanziale dell'esposizione dei fatti, nel che propriamente si sostanzia la c.d. continenza, nel senso che l'informazione di stampa non deve trasmodare in argomenta ad hominem nè assumere contenuto lesivo dell'immagine e del decoro;c) la corrispondenza tra la narrazione ed i fatti realmente accaduti, nel senso che deve essere assicurata l'oggettiva verità del racconto, la quale tollera, perciò, le inesattezze considerate irrilevanti se riferite a particolari di scarso rilievo e privi di valore informativo.2) Cassazione (sezione terza civile, n. 8699 del 13/4/2010): “La tutela dell'onore e della reputazione non prevale sul diritto di critica se esercitato come dissenso ragionato”3) Cassazione penale: la sentenza n. 40408/2009 riconosce il diritto dei giornalisti alla "libera interpretazione dei fatti" nel riportare una notizia, anche quando questa comporti "una certa dose di provocazione"