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Vi rode il culo? Grattatevelo


di Massimo MancaFuori da ogni infingimento, che le chiacchiere stanno a zero. In Sicilia ha vinto l’astensione, l’esperimento Pd/Udc è andato piuttosto male (ad esempio non ha fermato la valanga dell’astensionismo), il centrodestra ha limitato i danni rispetto a quello che potevano comportare gli scandali, gli scazzi e la situazione complessiva del Pdl a livello nazionale, mentre il Movimento 5 Stelle è la vera sorpresa, l’unica novità di rilievo di queste elezioni: a metà scrutinio è il primo “partito” dell’Isola (io sono convinto che possa arrivare al 20% finale).  Altro elemento di fatto: se si guarda ai dati storici della politica siciliana e alle percentuali, se si lega il tutto al dato dell’astensionismo, be', il risultato non può che smentire la vulgata di tutti coloro che ipotizzavano un travaso di voti dal centrodestra al  movimento di Grillo. E infatti, il merito più grande del Movimento  5 Stelle sta nel fatto di avere evitato che l’astensionismo raggiungesse livelli di vero allarme democratico. Personalmente resto convinto che la scelta di Crocetta, a suggello di un’alleanza spuria tra il Pd e l’Udc, non abbia funzionato e neppure giovato alla richiesta di ricambio delle classi dirigenti politiche che veniva dalla società siciliana (e del resto mi è bastato scorrere la lista dei candidati per trovare conferma  alle mie tesi). Insomma, un perfetto assist a Renzi che, se sarà furbo, andrà subito a canestro. Così come sono certo che a molta della partitica politicante, quella tutta chiacchiere, distintivo e mani in pasta, il risultato di queste elezioni non potrà che rodergli il culo. Un prurito intenso, tutto meritato, la prima avvisaglia di una più sostanziale e prossima inchiappettata. Sì, perché se ancora non è chiaro, a tutta questa bella gente bisogna aprire gli occhi, per convincerla del fatto che le ricette fintamente salvifiche, oltre che essere poco credibili, stanno arrivando fuori tempo massimo.  Perchè si è superato il punto di non ritorno, perché si è perso in autorevolezza, perché una semplice rinfrescata non basta per allontanare il fetore di marcio che li accompagna. Tanto meno può funzionare il vecchio e trito tentativo di demonizzare l’avversario ricorrendo all'evocazione di una fantomatica deriva populista e demagogica. No, semplicemente non sono più credibili e non lo saranno fin tanto che non dimostreranno di fare ammenda degli errori, chiedendo scusa, piuttosto che replicarli furbescamente con sofismi da piglianculo e alchimie partitiche.  Io mi consolo. Non gioisco, non esulto, solo mi consolo. Undici anni fa lasciai la politica, la mia più grande passione. Già allora capii che la speranza di una nuova stagione, dopo quella di “mani pulite”, si era trasformata in una barzelletta, in un grande inganno.  Certo, se anche io, come molti altri, avessi fatto buon viso a cattivo gioco, se avessi accettato un patto col diavolo, se mi fossi iscritto ad una delle tante cricche che si erano andate formando mentre io, più che diligentemente e responsabilmente, mi spaccavo la schiena nel tenere alta la bandiera di un’amministrazione pubblica trasparente e pulita, certo, non sarei qui a leccarmi le ferite con questo sfogo.  Bastò, all’epoca, la slealtà di chi avevo servito per 8 lunghi anni (con non pochi sacrifici personali) ad aprirmi gli occhi. Non trenta denari, piuttosto i quattrini necessari passati di mano per comprare 10 tessere dei verdi e farmi così fuori dal congresso, per soli 5 voti. Alla fine il tempo è sempre galantuomo. Di nome e di fatto. Che fine abbiano poi fatto i Verdi e colui che mi accoltellò alle spalle è cosa nota.